30 • vero o falso?

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Aaron resta in silenzio, attento e fin troppo consapevole di ciò che mi ha appena fatto. Lui voleva attirare la mia attenzione e, beh, ora posso dire che ce l'ha fatta.

Non potrei detestarlo più di quanto già faccio.

«Hai bisogno di un bicchier d'acqua, Mary? Mi sembri piuttosto pallida,» dice, dolcemente, e noto che il suo sguardo si è incupito, quasi temesse davvero di avermi ferito. «Dai, siediti.»

Io, stranamente, obbedisco, non tanto per far piacere a lui, quanto per non far notare che le gambe mi stanno tremando. Respiro, lentamente, cercando di mantenere la calma mentre mi rigiro fra le dita il piccolo anello d'oro. Quello di Daniel è d'argento: dopo tutti i momenti in cui mi sono ritrovata incantata dalle sue mani, posso dirmi più che certa di questo, e, se Aaron sta dicendo il vero, ciò significa che la Volpe ha trovato in me la sua assassina.

Ma tutto ciò non ha senso, per niente: perché mai dovrei uccidere Daniel? Forse l'ho desiderato, all'inizio, ma ora? Piuttosto morirei.

«Non so perché Daniel mi ha salvato,» continuo, così, in un sussurro. «Ma io non gli farei mai del male.»

Aaron si inumidisce le labbra, calcolatore: sta cercando una breccia nella mia barriera, sperando di potercisi infilare dentro e attaccarmi. E' dannatamente bravo.

«Facciamo così, allora,» ribatte, sfilandosi il bracciale a forma di serpe dal polso, passandomelo: «con questo, saprai di per certo quando sto dicendo il vero.»

Prendo il bracciale, avvertendo, oltre i miei polpastrelli, la gelida malignità intrinseca nel metallo. I bracciali delle Serpi riconosco i bugiardi, e, in questa stanza, almeno uno lo è. Me lo infilo al polso, e, nonostante il disagio che provo, rialzo il mio sguardo su Aaron, pronta a metterlo alla prova. Lui, intanto, sorride, ma noto il suo sguardo ferreo vacillare, come se si stese già pentendo della sua scelta. Che abbia davvero un'anima?

«Posso chiederti qualsiasi cosa?» Domando, stringendo le mani e appoggiandoci sopra il mento, tenendo costantemente i miei occhi nei suoi. Per un momento, ricordo le mie insulse fantasie sul nostro fidanzamento prodotte dalla droga, e, di queste, mi pento amaramente.

«Non ho paura di te, Mary,» ammette,  e, di rimando, sento una leggera pressione intorno al mio braccio, come se la serpe di metallo stesse tendendo le sue spire.

Sgrano gli occhi, sconvolta, e torno a guardarlo. «Stai mentendo!»

Di rimando, Aaron distoglie lo sguardo, versandosi un altro bicchiere, cercando di nascondere il rossore delle sue guance nell'alcool. Improvvisamente, sembra che il grande principe delle Serpi non sembri più tanto grande. «Dai, inizia con le tue domande.»

Mi schiarisco la voce, calma, e torno a lui, non volendo sembrare esattamente per come sono: assurdamente disarmata davanti a tutto questo.

«Perché mi hai drogato, quel giorno al ballo? Nemmeno sapevi chi fossi.»

«Ma sapevo che interessavi a Daniel, e non c'è niente che mi diverta di più del rubare ciò che gli appartiene,» dice, senza interruzioni e con calma, visibilmente sicuro. Il serpente, comunque, non si muove.

Verità.

«Sei davvero disgustoso,» commento, diffidente, e lui si limita a sorridere.

«Fra le altre cose.»

Lo guardo male, non accettando molto le sue stupide battutine, e sospiro. «Perché avete ucciso Noelle? Era solo una bambina.»

«Una bambina sorella del reggente più fastidioso dell'intera Sandhole,» continua, incalzante, ma poi alza gli occhi, sospirando. «Avanti, Mary: potresti farmi delle vere domande? Cosa ti interessa veramente?»

NIGHTINGALEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora