22 • veleno

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Il primo piano è quello delle celle.

Sotto la civiltà, sotto la natura e sotto i reggenti, ci sono loro: i criminali, considerati appena superiori alle preziose automobili, che, invece, si trovano al piano terra. E mia sorella è fra loro, come se potesse davvero aver commesso un omicidio.

Non riesco a crederci.

«Dobbiamo muoverci, signorina,» mi intima Peter, mentre continua a controllare l'ora sul suo orologio. «Fra due minuti ci sarà il cambio delle guardie e avremo esattamente tredici secondi per entrare nella cella della signorina Miley.»

Corrugo la fronte, sinceramente perplessa. «Come fai a sapere tutte queste cose?»

Il Topo mi lancia uno sguardo teso, portandosi un dito alle labbra, intimandomi così di fare silenzio. Il corridoio bianco è deserto, ma, a quanto pare, non siamo al sicuro. «Sono un cameriere, signorina: io devo sapere tutto.»

Mi prende per il braccio, risoluto, e mi trascina verso una porta vicina a quella d'entrata delle celle e, aperta con il passé par-tout, mi ci spinge dentro. Io obbedisco e non parlo, sinceramente sorpresa: da quando Peter è così...intraprendente?

«Manca poco, signorina,» mi informa, continuando a rigirarsi la carta fra le dita, quasi fremendo dal desiderio di poter fare qualcosa. Oh, è davvero innamorato.

Se fossi io, quella in prigione, Daniel farebbe lo stesso? Infrangerebbe la legge pur di salvarmi? Probabilmente no: lui si metterebbe a discutere e chiuderebbe mia sorella in una stanza, sperando che non faccia danni.

Certe volte, mi sembra che io e lui non siamo semplicemente distanti, ma su mondi completamente paralleli; altre volte, ne ho la piena conferma, e di questo me ne dispiaccio, anche se non ne capisco il perché. Da quanto mi interessa tanto riuscire ad andare d'accordo con lui?

«Eccoci, ci siamo.»

Peter sguscia fuori, quasi senza aspettarmi, e, mentre noto quattro guardie camminare verso l'ascensore del piano, noi corriamo verso l'entrata delle celle. Abbiamo tredici secondi.

Peter fa scattare la serratura e abbassa la maniglia, facendomi entrare per prima. I corridoi entro cui sono sviluppate le celle sembrano essere diramati una forma rettangolare e, stipate in ogni angolo, noto le postazioni delle guardie. Per fortuna, Peter sembra conoscere ognuna delle loro posizioni e anche tutti i possibili nascondigli.

Mi metto subito alla ricerca, scrutando in ognuna delle celle e sperando di riconoscere il volto pallido di Mimmi – in realtà, però, ciò che noto davvero è che sono tutte vuote. Come è possibile che non ci sia nessun criminale?

«Signorina, è qui!» Peter, che mi cammina davanti, striscia la carta sulla porta, facendola scattare, e, nell'esatto momento in cui entriamo nella piccola porta in lamiera, sento quella d'entrata delle carceri riaprirsi. Appena in tempo.

«Mimmi, celeste morte!»

Corro dalla ragazza, così piccola nel suo vestito di tulle rosa e seduta sull'unica sedia di plastica nera. Nonostante il suono della mia voce, lei nemmeno alza il volto, continuando ad osservare le sue mani.

«Mimmi?» Le accarezzo le spalle e mi chino davanti a lei, cercando di recuperare il suo sguardo. Lei, però, continua a non muoversi, e subito mi rivolgo a Peter, anche lui spaesato. «Che le hanno fatto?»

«Questo non lo so, signorina,» ribadisce, ed è sincero. «Solitamente, i sospettati vengono semplicemente rinchiusi.»

Stringo i denti, confusa, ed abbasso lo sguardo, e, con cautela, sfioro le sue mani. Qui, mi blocco per un istante, notando le dita della mano sinistra sporche di inchiostro nero e, sul suo polso destro, il disegno di un pentagono sormontato da una croce.

Il simbolo della morte.

«Signorina?»

Peter sembra confuso, ma io, invece, ho appena iniziato a capire, e, ciò che vedo non fa che peggiorare la situazione.

«Mia sorella non è mancina,» sibilo, dura, e, intanto, le porto le mani al viso, cercando, con delicatezza, di alzarglielo. Finalmente, tutto si fa più chiaro.

«Oh, santo cielo!» Peter si avvicina a mia sorella, quasi volesse toccarla, ma, forse ricordandosi il suo ruolo, si ritrae, voltandosi verso di me con uno sguardo sconvolto. «Che cosa le è stato fatto?»

Io continuo ad osservare il volto spento di Mimmi: le sue labbra socchiuse, le guance pallide e, soprattutto, i suoi occhi, dove iride e pupilla sembrano formare un tutt'uno. «E' stata drogata.»

«Drogata? Questo è impossibile, signorina,» commenta il Topo, incredulo, mentre io accarezzo i capelli di Mimmi, lasciandole lentamente il capo e rimettendomi in piedi. Qualcuno ha cercato di fare del male a mia sorella, ma, in realtà, temo che lo scopo non fosse semplicemente quello di colpire lei.

«Perché dici che è impossibile?» Domando, tornando finalmente a guardarlo. Lui solleva le spalle, incredulo, mentre continua a scuotere il volto.

«Signorina, solo le Serpi potrebbero creare un tale intruglio.»

Serpi e veleno: proprio come era successo con Daria. La cosa inizia a farmi pensare.

Peter, al mio fianco, sobbalza, spaventato, quando sente la porta della cella aprirsi e comparire le figure di Daria e Daniel. Dietro di loro, la guardia che li accompagna non sembra capire come sia possibile.

«Chissà perché, ma la cosa non mi sorprende,» commenta il reggente più anziano, e si rivolge direttamente a me. «Sei riuscita a plagiare perfino il mio migliore servitore.»

«Mi dispiace, signorino. Mi dispiace davvero, ma la signorina Margaret non ha colpe: sono stato io ad insistere,» replica Peter, supplichevole.

Daniel, di rimando, alza un sopracciglio, e continua a fissarmi con una nota di sarcasmo. «Sei davvero sorprendente, Mary.»

«Mia sorella è innocente,» mi limito a dire, non volendo perdere tempo. «Ed è stata drogata.»

«Drogata? Ma come è possibile? Siamo sempre insieme,» ribatte Daria, incredula, avvicinandosi alla ragazza e sbiancare quando nota i suoi occhi. «Santo Cielo.»

«Sono state le Serpi, proprio come era successo con Daria,» incalzo, avvicinandomi a Daniel, cercando il suo sostegno. «Una di loro è entrata a Sandhole e ha drogato Mimmi. Non è stata colpa sua.»

Daniel ricambia il mio sguardo, attento, e, infine, si inumidisce le labbra, stringendosi le braccia al petto. «Tecnicamente, è impossibile che una Serpe riesca ad entrare a Sandhole, ma, in fondo, non mi stupirebbe. Dovremo cercare di indagare.»

«E come? Vorresti chiederlo ad una Serpe?» Domanda Daria, perplessa.

«Lo scopo delle Serpi è indebolirci, Daria, e non è un caso se abbiano tentato di avvelenare te e che la vittima di Miley fosse uno dei nostri generali. Loro vogliono colpire i nostri punti di forza, e ci stanno riuscendo.»

«Solo che non sappiamo come,» concludo, aspramente. Daniel mi squadra, e nota palesemente il mio dolore, che si riflette in modo perfetto nel suo sguardo.

Alla fine, si arrende, lasciando cadere le braccia ai fianchi e sospirando, teso. «Forse conosco un modo, ma non sarà piacevole.»

Angolo

No, non sarà proprio piacevole, ma spero mi perdonerete 😂

Quindi, sia Daria che Miley sono state avvelenate: avete idee sul possibile colpevole?🤔

In tutto questo, Peter è il mio protetto💕

Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e di sapere che ne pensate :)

A presto,
Giulia

NIGHTINGALEDär berättelser lever. Upptäck nu