14 • il giardino segreto

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Daniel se n'è andato: per una volta, lo ha fatto senza proferire una parola, lasciandomi a me stessa.

Ed io non ho cercato fermato, anche se, in un breve scatto d'ira, ho lanciato i miei scarponi nella sua stanza, causando accidentalmente la distruzione di un vaso ornamentale.

Poco male, questo è il minimo che Daniel si merita per le sue parole.

Comunque, in quel momento, lui s'era già andato da tempo, forse a riferire agli altri reggenti della scoperta.

Le Serpi vogliono lasciarci senza acqua, vogliono farci morire di sete, ed io, per quanto vorrei esserne felice, non ne sono in grado.

Probabilmente, detesto l'idea che potrei morire come vittima di una guerra non mia, una povera sventurata del caso - in effetti, vista la mia solita sfortuna, sembrerebbe la fine perfetta - ma, morire per Daniel, questo non lo accetterò mai.

Volpi e Serpi si odiano, e queso mi va bene, ma come tollerare che un innocente soffra per questo? Penso a mia sorella, a mio fratello, a Peter, alla giovane reggente da poco nata.

Loro, di tutto questo, che colpe hanno? Ecco, nessuna, ma non credo che a Daniel o ad Aaron interessi qualcosa.

Loro vogliono solo vincere, così da tenersi cara la loro amata zolla di sabbia.

Ridicoli.

Sbuffo, annoiata, e mi scosto i capelli dal viso, cercando di soffermarmi su qualcosa che non sia Daniel o le questioni delle Volpi.

E così penso al fantasma, e al fatto che siano passati tre giorni dall'ultima volta in cui si è presentato a me: non è normale, non dopo ciò che è successo l'ultima volta.

Mi aveva portato in una stanza, una precisa.

Rizzo la schiena, rimettendomi seduta e, mentre continuo a mordermi il labbro inferiore, cerco di trattenere una terribile idea.

Non che abbia molto da perdere.

Scendo dal letto ed esco dalla mia stanza, facendo attenzione a non ferirmi nei cocci di ceramica sparsi sul pavimento.

Peter non c'è, e stranamente Daniel non ha posto nessuna guardia per la mia sorveglianza: probabilmente, teme che potrei dare di matto, ed avrebbe ragione.

Detesto sentirmi la sua personale prigioniera, quella con cui lui ha deciso di passare le giornate.

Perché Daniel ha scelto me?

I miei passi sembrano ricordare la strada per la stanza misteriosa, e, sorvolato l'ennesimo corridoio, la riconosco fra le tante.

Continuo a non capire, soprattutto quando, mano alla maniglia, cerco inutilmente di forzarla: non può essere un caso che proprio questa porta sia stata sbarrata.

Deve esserci qualcosa, per forza, ed è un qualcosa legato alla morte di un bambino.

Solo pensarlo mi fa rabbrividire.

«Mary?»

Sobbalzo, presa di sprovvista, quando riconosco mia sorella al mio fianco, sorridente come suo solito. Indossa un abito nero, di quelli da signora, e le sue labbra sono tinte di rosa.

«Mimmi, mi hai fatto prendere un colpo,» ammetto, sinceramente. «Come ti sei vestita?»

«Io e Daria siamo andate dalla sarta, ieri,» spiega la ragazza, sorridendo con carineria mentre fa un giro su sé stessa, facendo svolazzare la gonna del vestito. «Ti piace? Daria è sempre così gentile con me.»

«E' molto bello,» ammetto, anche se, in realtà, non riesco davvero a soffermarmi sull'abito, vista l'espressione emozionata di mia sorella.

Non riconosco più la triste ragazza di Ghostie, quella che leggeva libri pur di evadere dall'oppressione del nostro piccolo villaggio e le apparenze che aveva la gente su di lei. Ora, il sogno è diventato realtà: vive in una specie di castello, è l'amica del cuore della reggente e passa le sue giornate fra salottini da tè e stoffe preziose.

NIGHTINGALEWhere stories live. Discover now