03 • promesse infrante

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Ci hanno legato le mani. Come se servisse a qualcosa, una volta imprigionate nel retro del loro furgone nero.

Mimmi mi ha subito stretto forte, conficcando le dita nelle braccia, sporcandomi i vestiti di sangue.

«Li hanno uccisi, Mary, li hanno uccisi,» ha sussurrato, tremante. «Marcus è morto, siamo solo noi.»

Ed io non sono riuscita a rispondere, perché non c'è nulla che io potessi aggiungere o dire per consolarla. Davanti alla Morte, certe volte si può solo tacere, anche se, in questo caso, ne stento a capire il volere.

Noi non siamo gli unici Usignoli in circolazione - vi sono centinaia di famiglie sparse intorno al cimitero di Ghostie - ma i Lane sono, da sempre, gli unici possessori del dono, che, nello specifico, è l'uomo a tramandare ai figli. Da Marcus, quindi, sarebbe disceso l'unico erede, ma, ora, lui è morto, perciò Mimmi sarà l'ultima detentrice del potere e, tutto questo, non ha il minimo senso, esattamente come non lo hanno le lancette bloccate dell'orologio che tengo nella tasca.

Nell'intera tradizione degli Usignoli, non era mai capitato che un orologio si bloccasse - non sono semplici meccanismi, ma veri doni demoniaci della nostri dea - e, il fatto che sia successo proprio a me, che non sono né l'erede né il futuro padre di questo, non stenta a confondermi.

Io non sono nulla, se non la terza ed inutile intrusa di una dinastia che richiede che vi siano sempre tre figli in ogni famiglia, tanto per onorare il numero preferito della grande Signora.

Dovevo essere io a morire.

«Mary?» Il volto di Mimmi è stretto al mio petto mentre il suo sguardo freddo resta sulle nostre mani unite. «Mary, lui lo sapeva: dovevamo capirlo, dovevamo dirgli addio.»

«Anche lui sapeva, Mimmi,» ribadisco, continuando ad accarezzarle i capelli, sapendo quanto questo la rassicuri. «Lo sapeva da un giorno, e, se avesse voluto avvertirci, l'avrebbe fatto.»

Sfioro il suo volto, costringendola a guardarmi negli occhi, spenti e tristi come non mai. «Marcus è morto, Mimmi, e noi, ora, dobbiamo sopravvivere per lui.»

«Le Volpi ci faranno del male, Mary: hai visto anche tu.»

«Loro hanno bisogno del tuo potere, e credo siano abbastanza svegli da capire che sei più utile da viva che da morta,» dico, seria. «Dovremo giocare questo a nostro favore.»

«Mary,» sussurra, rialzandosi e sgranando gli occhi scuri, sconcertata: «non avrai intenzione di fare ciò che penso, vero? Loro sono dei criminali, non possiamo fidarci.»

«La nostra Signora ci proteggerà,» ribadisco, certa. «Nessuno può infrangere un patto con la Morte. Lascia fare a me.»

Mimmi non sembra convinta, affatto, e non stento a capire i suoi dubbi: niente vieta a quelle Volpi di fregarsene delle nostre richieste e, semplicemente, costringerci a fare ciò che preferiscono. Siamo sull'orlo di un precipizio da cui potremo solo cadere.

Una prepotente scossa ci fa sbilanciare sul posto, e cadiamo entrambe sul pavimento del furgone delle Volpi. Guardo subito Mimmi mentre si porta le mani alla tempia dolente, e le faccio segno di fare silenzio.

Ci siamo fermati.

«Continuo a credere sia una cattiva idea,» sento dire dall'esterno. «Dovevamo lasciare in vita il ragazzo.»

«Così da iniziare un nuova guerra? No, Dan: Erik sarà il nuovo governatore degli Usignoli e noi avremo altri uomini da sfruttare nei nostri eserciti.»

«Non abbiamo il diritto di fare questo.»

I passi si fermano proprio davanti alla portiera posteriore e sento un pesante sbuffo. Quasi mi sembra di sentire la tensione fra i nostri rapitori infilarsi negli spifferi del furgone, colpendo anche noi.

NIGHTINGALEWhere stories live. Discover now