10 • confusione e occhi color smeraldo

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Io non odio semplicemente i balli: credo sia più che altro repulsione, o mal sopportazione verso tutte queste inutili convenzioni che non stentano a confondermi.

Ci sono il bacia mano, l'inchino, la prenotazione del ballo, i ventagli, i velluti, i finti sorrisi: in poche parole, sotto la coltre dorata, non resta nulla di vero.

Ed io non ho mai amato ciò che è finto, eppure, immersa nel tessuto leggero del mio vestito nero, credo di essere diventata parte del gioco: ho perso il mio rigore, sono andata contro le mie regole, e, alla fine, spero solo di non dover sopportare le stupide battutine di Daniel quando mi vedrà.

Al momento, sono certa che potrei davvero pensare di ucciderlo.

«È davvero bellissima, signorina.» Peter mi sorride, affabile, sistemando una ciocca mora dietro il mio orecchio, così da liberarmi il viso pressoché privo di trucco. «Un vero fiore nel deserto.»

«Non sono un fiore, Peter,» ribatto, osservando il mio riflesso nell'alto specchio del mio tavolo da toilette, affatto convinta del mio aspetto. Il vestito, per quanto morbido, fascia il mio busto magro in un modo che non mi piace, mentre i capelli, arruffati e ricci, scoppiano in tutte le direzioni. Non sembro una principessa, ma solo una ragazzina in un mondo che non fa per lei.

«Ti renderebbe più felice l'essere equiparata ad una natura morta?»

La mia mano si blocca a mezz'aria, ancora impigliata nelle punte intricate dei miei capelli, e, lentamente, alzo lo sguardo, notando il riflesso di Daniel dietro di me. Nemmeno l'ho sentito arrivare.

«Sicuramente mi farebbe sentire più a mio agio,» commento, riprendendo il solito malumore e voltandomi verso di lui, squadrandolo dall'alto al basso con un sopracciglio alzato. «Ti sei fatto bello.»

Non che non lo sia già di suo, comunque, ma, impigliato nel suo smoking nero, senza cravatta e accompagnato ad una camicia candida che fa risaltare l'azzurro delle sue iridi, il risultato non può che eccellere.

Daniel è bello, e, ahimé, non posso far finta che questo non giochi a suo favore.

«L'occasione lo richiede,» si limita a costatare, mentre si sistema i ricci biondi con un gesto veloce della mano. Mi guarda, e il suo sguardo non scende mai oltre i miei occhi. «Hai messo il mio vestito.»

«O questo o restavo in camera.» Mi avvicino a lui, risoluta, arrivando sin faccia a faccia, per quanto i dieci centimetri di altezza che ci dividono non stentino a farmi sentire in svantaggio. Immagino che, agli occhi suoi, io non sembri che una bambina capricciosa che tenta di sfidare il cattivo ragazzo dispettoso.

«E cosa ti ha convinto a venire?» Chiede, piegando appena il volto, sorridendo con la solita nota di nera perversione tipica del suo essere.

Alzo un sopracciglio, sarcastica, non facendomi intimidire dai suoi giochetti. «Conoscere il principe delle Serpi: se ti odia come dici, sono certa che andremo d'accordo. Andiamo?»

Mi avvicino alla porta, risoluta, e poi mi volto verso di lui, notando che Daniel sta ridendo, assolutamente sconcertato dalle mie parole. Credo che una parte di me inizi ad apprezzare questo nostro insolito rapporto, uno di quelli che ammette qualsiasi cosa - anche il potersi esprimere senza paranoie.

Daniel è un maniaco del controllo con visibili problemi comportamentali, io un'assoluta cinica che non ha idea di cosa stia succedendo alla sua vita: in una coppia così mal assortita che senso avrebbe nascondersi? Per noi, sbagliare è all'ordine del giorno, per quanto, agli occhi degli arti, tentiamo di tenerlo nascosto.

«La signorina è davvero entusiasta di questo ballo, signore,» commenta Peter, non riuscendo a capire, ma Daniel si limita a battere una mano sulla sua spalla, avvicinandosi a me.

NIGHTINGALEWhere stories live. Discover now