24 • punizione e dichiarazioni

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Non ho avuto il coraggio di vederla andare via.

Ci hanno pensato Daria e Daniel ad accompagnare Miley e Peter ad una macchina, e poi aiutarli ad uscire senza impedimenti. Io, invece, sono tornata in camera, stringendo al petto lo scialle rosa e pieno di brillantini di mia sorella, impregnato del suo profumo.

Non siamo mai state lontane, mai, se non per i pochi giorni in cui io mi trovavo a Moonlight, ed ora, invece, se n'è andata anche lei. Non sono così certa che riuscirò a sopportare tutto questo.

Sollevo le coperte sopra il mio volto, nascondendomi sotto di queste mentre mi stringo con forza al cuscino, su cui ho affondato il mio volto, cercando di spezzare le lacrime. Vorrei piangere, lo vorrei davvero, ma sono troppo codarda, e, nonostante sia completamente sola, non riesco a lasciarmi andare.

So che mia sorella se n'è andata – l'ho anche salutata – ma non l'ho vista andare via, e, almeno per il momento, posso fingere che sia solo un cattivo sogno. Se inizio a piangere, invece, tutto diventerà reale, e non ci sarà nulla capace di fermare il mio dolore.

Non mi sono mai sentita tanto sola, e, forse per questo, ho scelto di nascondermi nel letto di Daniel, invece che il mio. Ho bisogno di lui.

Mi mordo il labbro inferiore, presa di sprovvista, quando sento la porta della stanza aprirsi, e, lentamente, qualcuno alzare le coperte ed infilarsi al mio fianco, seguendomi nel mio rifugio: non ho nemmeno bisogno di voltarmi per sapere che è Daniel, mi basta sentire il suo profumo.

«Sono partiti,» sussurra. «E' andato tutto bene. Anche se volessero, Darko e Avalon non potrebbero mai trovarli.»

«Staranno bene?» Chiedo, lentamente, e un singhiozzo tradisce la mia voce.

«Staranno bene,» conferma lui, convinto. «Te lo posso promettere.»

Resto qualche istante in silenzio, continuando a ripetere quella frase nella mia mente - staranno bene, staranno bene, staranno bene – e forse, prima o poi, sarò così brava da arrivare a crederci, nonostante tutto.

Lascio il cuscino e mi volto, riconoscendo gli occhi di Daniel davanti a me che, nella penombra, sembrano più blu del solito, profondi e limpidi come un cielo senza stelle. E' così facile riuscire a fidarmi di lui, e, quasi senza volerlo, mi lascio andare, avvicinandomi e stringendomi al suo petto, iniziando a piangere in silenzio.

Daniel mi accarezza i capelli, accogliendo tutto il mio dolore in silenzio, non curandosi della camicia zuppa o del modo in cui continuo a giocare con i piccoli bottoni di questa, rischiando di strapparli. Lui condivide il mio silenzio e, così, anche la mia disperazione, senza giudizi o paure. Daniel è con me, lo è stato sin dal primo momento.

«Mi dispiace,» ammetto, aspramente, rendendomi conto di ciò che sto facendo. «Ti ho sporcato tutta la camicia.»

«Non ti preoccupare,» ribatte, semplicemente, passandomi il pollice sulle guance, raccogliendo le mie lacrime. «Anche se, in realtà, dovresti, dato che per colpa tua non ho più un servitore.»

Sorrido - incredibilmente - e lui ricambia, felice di sapere che è lui la causa di questo. Mi scosta i capelli dal volto, calmo, e posa le sue mani sulle mie guance, accarezzandomi. «Andrà tutto bene, Mary. Forse dovremo aspettare un po' e stare attenti, ma riuscirai a rivederla. Non ti terrei mai lontana da tua sorella.»

«Mi avresti lasciata andare,» ricordo, guardandolo direttamente negli occhi, notando una vena di apprensione. «Lo avresti fatto davvero?»

«Pensavo fosse ciò che volevi,» ammette, sinceramente. «Però, avevi ragione: sarebbe stato pericoloso. Se ve ne foste andate insieme Darko e Avalon avrebbero preso questo come una scusa per dare guerra anche agli Usignoli, e non è certo ciò che vogliamo.»

NIGHTINGALEМесто, где живут истории. Откройте их для себя