32 • colpo di stato

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Abbiamo camminato per almeno dieci ore senza pause e senza parole. Daria, da vera reggente, non ha ceduto, restando abbastanza forte per entrambe e aiutandomi ogni qual volta dimostrassi un cedimento – forse non ne sarà certa, ma sa che qualcosa è successo.

Comunque, sono felice che non abbia mai tentato di parlare, nonostante, ormai all'arrivo a Sandhole, ogni resistenza sia visibilmente prossima a cadere. Daniel è qui, e Daria lo è andata a liberare, sfruttando le nozioni acquisite da Peter e il suo passe par tout.

«Puoi dirglielo,» mi intima Noelle, mentre io continuo a restare seduta sul letto del ragazzo, quasi a cercare di rivivere i nostri ultimi momenti – per sfortuna, non è così facile. «Lui capirà.»

«Nemmeno io capisco, come potrebbe farlo lui?» Ribatto, aspramente, continuando a strapparmi pezzi di pelle dai lati delle unghie, nervosa. «Mi sono fatta ingannare come una stupida ragazzina.»

«Non è colpa tua,» mi contraddice, seria. «Mary, dico sul serio: non incolparti per qualcosa che non è dipeso da te. Eri prigioniera e stavi cercando di difenderti: l'unico ad aver commesso un crimine è Aaron.»

Sollevo lo sguardo su di lei, cercando di trovare un poco di coraggio nel suo sguardo, ma, ormai, sembra troppo tardi. Ed il suo riflesso scompare quando la porta si riapre, mostrando i volti dei due giovani reggenti.

«È qui? Sta bene?» Sento dire di sfuggita, e, non appena Daria si sposta, gli occhi cerulei di Daniel incrociano i miei, lasciandolo a bocca aperta. «Mary

Ed io, di rimando, perdo il fiato davanti a lui.

«Daniel?» Chiamo, sconvolta, e, subito, lui sorride, nonostante il viso pallido e le occhiaie. Corre da me, felice, e mi abbraccia con forza, sollevandomi letteralmente da terra.

«Santo cielo, Mary. Sei qui, finalmente sei qui,» continua a ripetere, baciandomi il collo e stringendomi con forza, ancorando le sue dita alla mia schiena, non volendosi fisicamente allontanare da me. Io, invece, resto immobile - nemmeno riesco a toccarlo.

Solo sentire il suo profumo mi fa desiderare di piangere.

«Ero così preoccupato per te,» continua, accarezzando il mio volto e guardandomi in volto. «Ti ho pensato ogni giorno.»

Ma il suo sguardo cade immediatamente non appena nota i miei occhi, distanti come non mai. In realtà, io sto pensando alle sue mani, su cui spicca l'anello d'argento.

«Mary? Che succede?»

Non ce la faccio.

Mi allontano, cercando di restare calma e costringermi a respirare. «Cosa dobbiamo fare, ora? Distruggere il regno di Darko? Forse dovremo andare.»

Mi avvicino alla porta, più che desiderosa di scappare, ma mentre Daria, pur essendo perplessa, sembra anche concorde, Daniel resta immobile e fisso nello sguardo.

«Mary, che cosa è successo?»

Un altro respiro, un'altra finzione.

«Daniel, dobbiamo andare. Per favore

E lui, finalmente, si arrende, anche se solo perché capisce che, al momento, magari per la presenza di Daria, non riesco a parlare.

E lui, finalmente, si arrende, anche se solo perché capisce che, al momento, magari per la presenza di Daria, non riesco a parlare.

«Sono tutti alla sala del trono?»

Tiro un sospiro, notando che lui si sta rivolgendo a Daria e questa, impervia, si limita ad annuire. «Ho preparato tutto, come mi hai detto.»

NIGHTINGALEWhere stories live. Discover now