20 • stelle nascenti

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Sono scappata, l'ho fatto davvero, e nemmeno me ne pento, visto quanto ha fatto Daniel nei miei confronti.

Lui, che mi ha portato dall'altra parte dell'Arizona con un tranello, quasi sperando che io potessi cascare in questo stupido gioco, mi ha messo davanti a tutto ciò che un Usignolo detesta fare, e lo ha fatto solo per il puro piacere di un estraneo.

Daniel mi ha tradita, ed è estremamente difficile fingere che non mi importi.

Continuo a camminare finché i miei piedi abbandonano il liscio cammino fatto di ghiaia e polvere, trovando solo fresca erba boschiva ed alberi alti intorno a me: mi sto allontanando dal villaggio, ma non ho timore – tutto è meglio che restare un secondo di più in compagnia di quelle persone, e, tanto, so di per certo che non mi perderò.

Sollevo il mio sguardo, osservando gli stralci di notte stellata fra le fronde rigogliose delle querce antiche, trovando, in questo, una piccola gioia nascosta. Sono stanca e, cercando di alleviare la mia pena, mi sfilo le scarpe da ginnastica, restando a piedi nudi sul terreno soffice.

Un bosco, la notte, il silenzio, la libertà: quasi mi sembra di essere ancora a casa.

«Ci sei?» Chiedo, in un sussurro, cercando nella penombra della notte. I Lupi avevano ragione: la luna è calante, ma il mio percorso brilla sotto la luce fioca di un'anima persa.

Un fantasma, proprio a qualche passo da me, mi osserva in un cipiglio perplesso, quasi non capisse il perché lo abbia disturbato, e, in effetti, anche io ammetto di essere confusa.

Non è il mio fantasma.

Faccio qualche passo, tenendo gli occhi ben sgranati, quasi temessi di perderlo di vista, e lo osservo con curiosità, riconoscendo il volto di una giovane donna dai lunghi capelli castani e le gote rosse. Bellissima, e triste come la nera solitudine.

«E tu chi sei?» Sussurro, ma lei non mi risponde, limitandosi ad alzare la sua mano, sfiorando il mio petto. Sta cercando di parlarmi, e lo fa nell'unico modo concesso: tramite il respiro.

Sgrano gli occhi, e la mia mano cerca di raggiungere la sua, non riuscendo a trovarla: la Morte l'ha resa così lontana, anche ai suoi stessi figli.

«Mary!»

Il fantasma si dissolve davanti ai miei occhi, ed io sospiro, cercando di rilassare i miei nervi stanchi quando riconosco i passi pesanti di Daniel alle mie spalle. Alla fine, mi ha trovato: speravo ci avrebbe messo di più.

«Che cosa vuoi, ancora?» Domando, senza lasciargli tempo, e voltandomi verso di lui. «Non so, magari una qualche previsione nefasta? Una lettura della mano? O, semplicemente, vorresti che andassi in giro con un naso rosso?»

Il ragazzo resta in silenzio, a pochi passi da me, e sembra insospettabilmente senza parole: quando si è nel torto, difendersi non dovrebbe essere così facile, credo. E Daniel è nel torto più marcio.

«Non era mia intenzione ferirti, Mary, ma solo aiutarti,» fiata, poi, e questa è davvero l'ultima goccia.

«Aiutarmi?» Ripeto, sconcertata. «Lo sai cosa stavi per farmi fare, vero? Hai presente quanto sarebbe stato dilaniante per me?»

Ciò che Carter – o, meglio, Daniel – mi ha chiesto, in realtà non è nulla che un qualunque Usignolo non riesca a fare nella sua quotidiana amministrazione:  voleva che io lo mettessi in contatto con il suo fantasma custode, ovvero un'anima, magari morta di recente, che lui crede possa avere un messaggio per lui.

Non è un vero fantasma, in realtà – quelli, generalmente, non li dovrebbe vedere nessuno – ma una semplice connessione: in poche parole, mi sarei dovuta collegare all'anima di Carter e formare un'ancora fra lui e ogni deceduto nel fiume dei respiri della Morte avesse avuto desiderio di parlare con lui.

NIGHTINGALEWhere stories live. Discover now