Capitolo 10

9.5K 253 15
                                    

          ☁️Capitolo revisionato☁️

                                          Let's just hold
                                       onto each other

Marco (padre di Anita)'s pov

Osservo l'orario sul cruscotto della macchina. 16:45.

Sospiro, lanciando un'occhiata fuori dal finestrino.

Io e Tatiana ci siamo dati appuntamento davanti al commissariato di Polizia dieci minuti fa, ma da quando sono arrivato non ho ancora trovato il coraggio di scendere dall'auto ed entrare.

Se da una parte sono impaziente di sapere che cosa hanno scoperto gli agenti finora, dall'altra ho il terrore di quello che potrebbero comunicarci.

Anita è sparita da tre giorni e non so come io sia riuscito a non impazzire senza di lei.
Ho già perso sua madre, non posso perdere anche lei.
Sarebbe la fine per me.

Un leggero bussare mi riscuote dai pensieri, voltandomi vedo il viso dolce di Tatiana fuori dall'auto.

Prendo un respiro profondo prima di aprire lo sportello e uscire finalmente dalla macchina.

La mia attenzione viene catturata dagli occhi rossi di Tatiana, segno che non ha smesso di piangere da quando è scomparsa anche Elisabetta.

Questi tre giorni sono stati terribili per entrambi, non abbiamo chiuso occhio e so che abbiamo entrambi milioni di domande che ci vorticano nella testa.

«Ti stavo aspettando. Non vedendoti arrivare mi sono preoccupata»

Richiudo lo sportello alle mie spalle prima di stringere Tatiana in un abbraccio

«Perdonami, non volevo farti preoccupare.
Non trovavo il coraggio di uscire»

Accenna un sorriso rivolgendomi uno sguardo comprensivo, come se anche lei si fosse ritrovata nella stessa situazione.

Le prendo la mano stringendola tra le mie per riscaldarla e insieme ci avviamo all'ingresso del commissariato.

Quando entriamo vengo pervaso da un moto di ansia e preoccupazione, stringo più forte la mano di Tatiana cercando in lei il sostegno necessario.

Anche lei sembra agitata quando me ma non lo da a vedere mentre si rivolge al poliziotto dietro il bancone all'entrata.

«Salve, siamo i genitori di Elisabetta Morales e Anita Alfieri.
Siamo stati convocati dal commissario Ferri»

Il poliziotto annuisce invitandoci a sederci e aspettare di essere chiamati dal commissario.

Prendiamo posto su due sedie nella sala d'attesa, puntando automaticamente lo sguardo sull'orologio.

«Credi che ci faranno aspettare molto?»

Punto lo sguardo su Tatiana, la quale mi osserva in attesa di una risposta.

«Non lo so, non sono mai stato in un commissariato prima»

La vedo sorridere ironicamente scuotendo la testa, probabilmente ripensando a tutte le volte in cui lei è stata in una stazione di polizia a causa di suo marito o di suo fratello Miguel.

«Non ci crederai ma io vedo poliziotti e agenti da quando ero una ragazzina.
Miguel si infilava sempre in qualche guaio e venivano a prenderlo a casa, passava una notte in cella e la mattina dopo dovevamo andare a prenderlo»

Conoscendo Miguel non mi è difficile crederle.
Conosco poco l'ex marito di Tatiana ma Miguel è sempre stato presente nella vita di sua sorella perciò so come è fatto e di cosa è capace.

La porta di un ufficio si apre e ne esce un uomo alto con i capelli grigi vestito con un completo elegante.
Ci fa segno di entrare e richiude la porta dietro di noi.

Dopo averci stretto la mano ci invita a prendere posto sulle due sedie davanti alla scrivania, sedendosi poi a sua volta ed estraendo una cartellina gialla da un cassetto.

Ci osserva per un istante prima di estrarre delle foto dalla cartellina e mettercele davanti.

«Purtroppo non abbiamo molte novità, nonostante gli agenti stiano lavorando notte e giorno.
Per ora abbiamo esaminato le telecamere di sicurezza e l'unico dettaglio che abbiamo notato è un uomo in giacca e cravatta che era dentro la villa»

Allunga una foto in bianco e nero in cui si vede un uomo vestito elegantemente appoggiato a uno dei muri del salotto della villa, quello che la sera del compleanno di Elisabetta avevamo trasformato in una sala da ballo.

Osservandolo attentamente mi rendo conto di non conoscerlo, Tatiana scuote la testa a sua volta e restituisce la foto al commissario.

«Non l'abbiamo mai visto.
Non ci siamo accorti di lui nemmeno la sera della festa»

Ferri annuisce, riprende la fotografia e la mette di nuovo nella cartellina prima di mostrarcene un'altra.

«Signor Alfieri come può vedere in questa foto ad un certo punto della serata sua figlia è uscita spontaneamente dalla villa, seguita subito dopo dall'uomo che vi ho mostrato prima»

Vedendo il volto di Anita nella foto percepisco un dolore al petto, sposto lo sguardo dalla fotografia per evitare di piangere davanti al commissario.

«Questo ci ha portato a pensare che sua figlia conoscesse quell'uomo.
Anche perché in un'altra registrazione si vede chiaramente sua figlia invitare l'uomo a seguirla verso l'uscita.
Quindi glielo chiedo un'altra volta... sa chi è quest'uomo?»

Prendo in mano la fotografia studiando attentamente il volto di quel soggetto ma pur sforzandomi non riesco a farmi venire in mente nulla.

Nessun nome, nessuna identità, niente di niente.

«Come le ho detto non so chi sia e soprattutto non so come facesse Anita a conoscerlo»

Tatiana si fa avanti osservando a sua volta l'immagine.

«Nemmeno io lo conosco e non so come abbia fatto a entrare nella villa senza che nessuno se ne accorgesse»

Il commissario annuisce riprendendo la fotografia e infilandola di nuovo dentro la cartellina.

«A questo punto non ho molto altro da dirvi.
Vi chiedo solo di farmi sapere se dovesse succedere qualcosa o se dovesse contattarvi qualcuno.
Ogni dettaglio può essere utile»

Ci alziamo dalle sedie stringendo la mano a Ferri e usciamo dal suo studio, salutiamo il poliziotto all'entrata e usciamo dal commissariato.

Raggiungiamo la mia macchina parcheggiata a pochi metri di distanza e mi volto a osservare Tatiana.

Vedendo i suoi occhi lucidi la stringo in un abbraccio, cercando di confortarla il più possibile nonostante io stia provando il suo stesso dolore.

«Le ritroveremo Tatia.
Non so come né quanto ci vorrà ma ti prometto che non smetterò di cercare finché non le avremo trovate»

Annuisce scostandosi, mi accarezza il volto e si allontana di qualche passo.

«Vuoi che ti accompagni a casa?»

Scuote la testa per poi sistemare la borsa su una spalla e chiudere meglio il cappotto.

«No, voglio andare a piedi. Mi aiuta a pensare»

Annuisco e la osservo allontanarsi per poi aprire la portiera della macchina e infilarmici dentro.

Lascio andare un sospiro e poggio la testa sul volante, continuo a ripensare alla fotografia di quell'uomo ma più mi sforzo di dargli un nome più la mia mente va in confusione.

Dopo qualche minuto sollevo la testa e allaccio la cintura, accendo l'auto e mi allontano dalla stazione di polizia.

Nonostante la testa piena di pensieri e preoccupazioni so che non posso fare molto per ritrovare Anita non avendone i mezzi, devo solo sperare che la polizia la ritrovi presto.

Sono riuscita a revisionare anche questo capitolo.
Piano piano li sistemerò tutti, fatemi sapere intanto cosa ne pensate.

Se vi va lasciate un commento o una stellina.

Baci, Mary🦋

un amore costretto...forse [in revisione] Where stories live. Discover now