2. Abbiamo sbagliato entrambi

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JIMIN

"Sì, sono io" mormorai con imbarazzo nel momento stesso in cui mi girai verso di lui, allungando una mano con l'intenzione di presentarmi.

Ma, poi, il suo sguardo piuttosto scettico ed il sorrisetto quasi di scherno che gli spuntò sul volto mi fecero desistere.

"Non mi pare che abbiamo cinquant'anni. Puoi anche presentarti senza tutte queste moine" mi disse poco dopo, in tono estremamente sicuro e convinto.

Sbarrai gli occhi davanti a quelle parole, pensando che mi sarei aspettato di tutto dal ragazzo sorridente ed affascinante che avevo visto dalla finestra, tranne quell'atteggiamento beffardo e di superiorità.

"Allora, in questo caso, sono Jimin" mormorai poco dopo, cercando di mostrare anche solo un quinto della sicurezza che aveva dipinta lui nello sguardo.
"Jungkook" mi rispose lui nello stesso tono delle parole precedenti, facendo, poi, una risatina guardando nella mia direzione.

Io cercai di non fare caso a quei toni di voce ed a quei sorrisetti compiaciuti, tentando, invece, di continuare la conversazione nella maniera più educata possibile.

"Allora...la tua stanza è oltre quella porta. Da lì non si arriva al piano inferiore, quindi, se vuoi scendere, vieni prima qui, nella mia stanza, e poi scendi dalle scale che hai usato per salire.
Per quanto riguarda il bagno: dobbiamo condividerlo. Quindi, secondo me, è meglio che ci organizziamo ogni sera gli orari per il giorno dopo in base ai nostri impegni" gli spiegai brevemente, rivolgendogli un sorriso di circostanza al termine delle mie parole.

"Sei sempre così precisino?" mi domandò lui in tono divertito invece di dire qualcosa di sensato, facendomi alterare visibilmente.
"Semplicemente non vorrei ritrovarmi a dovermi fare la doccia in tua compagnia" gli risposi in tono seccato, prendendo autonomamente la sua valigia e lasciandogliela ai piedi del suo letto.

Jungkook mi seguì fino in quella che sarebbe diventata la sua stanza per i successivi tre mesi, rimanendo posato sullo stipite a guardarmi a braccia incrociate.

"Peccato, comunque. Non sarebbe stata una brutta idea quella di fare la doccia insieme ogni mattina" disse dopo un po', facendomi sospirare dal nervoso ed alzare gli occhi al cielo subito dopo.
"Eri più simpatico visto da lontano e dalla finestra, sai?" gli risposi con sufficienza, cercando di sgusciare nel poco spazio che era rimasto a livello della porta per ritornare nella mia camera e per scappare da quella situazione.

Ma, sfortunatamente, Jungkook non me la diede così facile. Appoggiò una mano sulla parte opposta del muro sul quale era posato, facendomi ritrovare il suo braccio esattamente davanti agli occhi.

"Si può sapere che hai e cosa stai facendo?" gli chiesi con rabbia, spostando lo sguardo su di lui e sulle sue labbra ancora aperte in quel dannatissimo sorrisetto compiaciuto.
"Niente...solo che non avrei mai pensato che il figlio del mio "capo", se così possiamo chiamare tuo padre, sarebbe stato così...altamente scopabile" mi rispose con leggerezza, avvicinandosi al mio orecchio per sussurrare le ultime due parole in modo che lo sentissi comunque.

Ve lo giuro: dopo quelle parole non ci vidi più dalla rabbia.
Sono sempre stato un ragazzino parecchio timido e per le mie, ma, fin da sempre, quando mi trovavo davanti qualcuno che non faceva altro che infastidirmi riuscivo a diventare...come posso dire...un "bastardo patentato" piuttosto in fretta.
E, chissà come mai, avevo la sensazione che quel "bastardo patentato" sarebbe venuto fuori esattamente in quel momento...

"Ed io non avrei pensato che l'apprendista di mio padre di quest'anno sarebbe stato uno strafottente arrapato troppo sicuro di sè stesso. Ma, a quanto pare, abbiamo sbagliato entrambi" gli dissi in tono secco, rivolgendogli, poi, uno sguardo a dir poco gelido.

"Sei ancora più interessante del previsto, piccolo finto italiano" gli sentii, però, dire in risposta, minimamente toccato dalle mie parole precedenti.

Io continuai a scuotere la testa con rabbia, sbuffando subito dopo e spostando il suo braccio nel tentativo di uscire da quella stanza, per mettere una certa distanza tra noi, il prima possibile.
Peccato che le sue successive parole, dette quando io, ormai, ero già sul punto di scendere le scale, mi fecero fermare sul posto.

"Ceniamo tra un paio d'ore, vero?" mi domandò in un tono che, finalmente, era quello di una persona normale, aggrappandosi alla porta e spuntando fuori solo con la testa in modo da far incrociare i nostri sguardi.
"Sì, perché?" gli risposi con circospezione, non sapendo bene come prendere quella domanda.

"Perché vorrei dormire qualche ora. Sai, il jet lag mi sta uccidendo" mi spiegò in tono ovvio, alzando, poi, le spalle.
"Ma fai quello che ti pare" gli dissi io con aria menefreghista, decidendo, subito dopo, di scendere finalmente quelle scale e di togliermelo dalla vista per qualche minuto.

In quel momento ancora non sapevo quanto, in realtà, nelle settimane seguenti avrei voluto vederlo in ogni istante di ogni mia giornata...

*******

Circa tre ore dopo sentii la familiare campanella, che indicava che la cena fosse pronta, suonare.
Mi alzai rapidamente dal letto, già pregustando nella mia mente uno degli ottimi piatti della nostra cuoca, Matilda.

Ma, poi, non appena arrivai al termine della scalinata che portava al piano inferiore e mi resi conto che Jungkook non si fosse fatto vivo nelle ultime ore e che, probabilmente, fosse ancora che dormiva, un po' di senso di responsabilità si fece largo in me e tornai al piano superiore, decidendo di svegliarlo con i minimi gesti possibili.

Aprii la porta comunicante tra le nostre stanze con cautela, appurando, non appena varcai la soglia della sua stanza, che il ragazzo fosse ancora tra le braccia di Morfeo.

Mi presi qualche secondo per guardarlo, notando come, in quello stato, sembrasse assolutamente un'altra persona rispetto a quella che, poche ore prima, mi aveva fatto battutine squallide e piene di doppi sensi.
Insomma, sembrava quasi...un ragazzino indifeso. Era lì, in posizione fetale, coperto solo per metà e con la bocca semiaperta.

"Eppure è la persona più bella che tu abbia mai visto anche così" mormorò la vocetta fastidiosa che sentivo nella mia mente ogni tanto.
E, lo confido solo a voi, quella vocetta mi ha causato milioni di problemi nella vita. Anche quella volta non sarebbe stato diverso...

Riuscii a distogliere lo sguardo da lui e dal suo corpo dopo qualche secondo, decidendo di avvicinarmi alla libreria vicino al letto e di far "accidentalmente" cadere un libro dalle mie mani.

Fortunatamente il piano funzionò senza troppi intoppi e, quando Jungkook aprì gli occhi e mi guardò con aria allo stesso tempo addormentata e curiosa, dissi solamente: "Scusa, ero venuto a prendere questo e mi è caduto. Non volevo svegliarti. Comunque, se hai fame, la cena è pronta".

Lui annuì lentamente dopo le mie parole, ringraziandomi quasi bofonchiando ed aggiungendo, infine, che sarebbe arrivato a minuti.

Io gli rivolsi solamente un sorriso di circostanza ed uscii dalla stanza, continuando a camminare fino a quando non mi sedetti al mio posto a tavola.

Mi accorsi solo in quel momento che stavo trattenendo il respiro da quando ero uscito dalla sua stanza...

•Who do you love? {Jikook}•Where stories live. Discover now