8. Così, giusto per dire che sei mio

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JIMIN

Per tutta la settimana seguente, Jungkook ed io non accennammo nemmeno una volta a quello che fosse successo nella stanzetta in soffitta.
Io, dalla mia parte, perchè, sebbene fossi sicuro fosse quello che volevo in quel momento, iniziai quasi a pentirmi del fatto che fosse accaduto.

Non che Jungkook non mi prendesse più nè fisicamente nè mentalmente come fino a qualche giorno prima, ovviamente.

Il problema era che sentivo che non vedevamo allo stesso modo la cosa.
E di questo se ne sarebbero accorti anche i muri...

Jungkook con me voleva solo divertirsi, o forse avere qualcuno con cui scopare durante l'estate, mentre, per me, quella sarebbe stata una cosa secondaria al volerlo conoscere come si deve per instaurarci un legame un po' più serio.

Quindi, visto questo ed il fatto che, quella settimana, il ragazzo fosse molto più impegnato con mio padre e ci vedessimo molto meno, potete capire perchè non ho minimamente iniziato il discorso sul perchè fosse successo o sul fatto che sarebbe potuto ricapitare ancora.

Ero lì, seduto sul letto, che pensavo per l'ennesima volta a questo quando il mio telefono suonò, rivelando un messaggio da parte di Giulia.

"Stasera andiamo al Dalì...venite anche tu e Jungkook, vero?".
Mi morsi il labbro inferiore dopo aver letto quel messaggio, chiedendomi cosa sarebbe stato giusto fare. Da una parte, andare in discoteca portandomi dietro l'assistente di mio padre quando nessuno dei precedenti era mai arrivato a tanto mi metteva in imbarazzo, ma, dall'altro, vedere Jungkook in camicia e che si muoveva sinuosamente in mezzo alla pista fecero finire quell'imbarazzo piuttosto lontano dai miei pensieri.

"Appena Jungkook risale in camera glielo chiedo. Io ci sono sicuramente" le risposi con un messaggio vocale, non accorgendomi, chiaramente, del fatto che il mio "compagno di stanza" avesse deciso di degnarmi della sua presenza proprio in quell'istante.

"E cos' è che dovresti chiedermi?" mi domandò con aria divertita, facendomi praticamente fare un balzo dallo spavento e, poi, poggiandosi con le mani sul mio letto, fissandomi negli occhi con il suo solito sguardo.

"Stasera vuoi venire a ballare con noi?" gli chiesi con aria imbarazzata, abbassando lo sguardo solamente per non dover incrociare i suoi occhi quasi...famelici.
"Certo, mi piacerebbe ballare con te davanti a tutti. Così, giusto per dire che sei mio" mi rispose in uno dei suoi toni accattivanti, aggiungendo, qualche secondo più tardi, che sarebbe andato a farsi una rapida doccia.

Ecco, fu dopo aver sentito la frase: "Così, giusto per dire che sei mio" che la mia mente iniziò a viaggiare un po' troppo con i pensieri per farmi rimanere illeso.

*******

"Quindi questa è la discoteca più in voga qui?" mi chiese Jungkook all'orecchio, prendendomi per un fianco, nel momento in cui ci avviammo verso il bancone del locale.
"Che lascia entrare anche minorenni sì" gli risposi io alzando le spalle, ordinandomi, poi, un gin lemon in autonomia.

"Aspetta: non sei ancora maggiorenne?" iniziò a dirmi in tono confuso, scuotendo la testa quasi a non crederci.
"No, mancano ancora quattro mesi. Gli altri, nessuno escluso, invece sono già tutti maggiorenni. Sono quello piccolo della compagnia. Non che mi interessi uscire con qualcun altro che Giulia, ma se prendi lei c'è il pacchetto completo" gli rivelai con un po' di amarezza, squadrando tutti i miei "amici" disposti intorno al bancone gridare e ridere come se non ci fosse un domani.

Jungkook non fece assolutamente nulla dopo le mie parole, se non avvisarmi che sarebbe andato a ballare insieme a quelli che ci stessero già andando.

Io, dal canto mio, continuai a sorseggiare il mio drink con calma, parlando con Giulia del suo ragazzo, dicendogli che lo avrei raggiunto dopo qualche minuto.
Alla fine, visti i numerosi racconti sessuali di Giulia che, sinceramente, avrei preferito non sapere, rimasi lì seduto per più di qualche minuto.

E...quando posai lo sguardo sulla pista da ballo per appurare che Jungkook fosse ancora lì e quindi potessi raggiungerlo quello che vidi mi congelò sul posto.

Era completamente avvinghiato a Sara, muovendosi a ritmo di musica con lei non riuscendo a smettere di ridere e di fissarla con lo stesso sorrisetto sghembo che gli avevo visto rivolgere solamente a me.

Rimasi lì a guardarlo mentre circondava il suo corpo con le braccia e le lasciava dei leggeri e morbidi baci sulla pelle e sul collo per più di qualche minuto, bevendo, poi, tutto d'un sorso il bicchiere che avevo in mano, stringendolo con forza, ed uscendo da quel posto il prima possibile.

Montai sulla sella della mia bici con rabbia, chiedendomi perchè mi fossi fatto tutti quei film mentali durante il pomeriggio, solo per quella banale frase che mi aveva detto qualche ora prima, e scuotendo la testa in continuazione, quasi a rimarcare che mi sentissi un completo idiota.

"Jimin, resta" mi disse Giulia in tono sofferto, avvicinandosi a me e posandomi una mano sulla spalla in segno di conforto.

Da notare, comunque, che non l'avevo nemmeno sentita o notata seguirmi...

"Non posso. Rischierei di prendere a pugni lui o lei. E, sinceramente Giulia, non mi pare la cosa più adatta da fare" le risposi con voce ferma e secca, spostandole, poi, la mano dalla mia spalla e salutandola borbottando prima di andarmene.

Pedalai talmente veloce che, non appena smontai da quella maledetta sella, sentii le gambe quasi intorpidite.

Mi diressi in camera mia senza nemmeno cercare di non far rumore, preso dalla rabbia com'ero, e la prima cosa che feci fu quella di prendere dal mio comodino il quaderno con la penna, per, poi, strappare il primo post-it libero ed incollarlo su una pagina bianca.
So che può sembrare da pazzi, ma io riuscivo a sfogarmi ed ad esprimere i miei sentimenti solo così...

La penna e la mia mano scrissero da sole, mentre i miei occhi, inesorabilmente, si riempirono delle lacrime di uno che ci aveva creduto troppo.
Fu solo dopo che portai automaticamente la mano, e quindi la penna, vicino al mio fianco che lessi cosa avevo scritto, rendendomi conto di quanto fosse una frase fatta e stupida.

"Non gli piaccio veramente. Sta solo giocando".

Credevate che fossi un poeta dalle rime splendide e dalle parole complesse?
Mi dispiace deludervi, ma io sono questo: frasi corte e senza senso, pensieri contrastanti, mancanza di un ordine.

D'altronde, l'avevo sempre detto che non erano poesie. Se lo fossero state quel quaderno avrebbe avuto molto più senso.

Ecco, dopo quella frase il problema principale di tutti i mesi della mia vita a seguire insorse con il primo pensiero che riuscii a tirare fuori dal vortice che c'era in quel momento nella mia testa.

La cosa è molto semplice: Jungkook aveva intenzione di giocare? Bene, avremmo giocato in due.

SPAZIO AUTRICE:

Innanzitutto...scusate se ho pubblicato così "presto" questa mattina, ma...oggi devo finire di fare le "pulizie d'autunno" in camera mia e la questione sarà MOOOOLTO lunga.

Del resto, io...non oso dire niente su questa nuova storia😂🙊.
Quindi, nel caso vogliate farli, lascio tutti i commenti a voi❤️.

•Who do you love? {Jikook}•Where stories live. Discover now