39. Io voglio...vederti

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JIMIN (2 mesi dopo)

Abbassai lo sguardo verso il telefono tra le mie mani solo non appena il professore di chimica diede le spalle a tutta la classe per scrivere sulla lavagna, rispondendo ai svariati messaggi che avevo ricevuto da Tae nell'ultima mezz'ora.

"Che losco, Park Jimin. Con chi stai parlando?" mi chiese improvvisamente Giulia al mio fianco, accorgendosi della mia completa mancanza di attenzione alla lezione di quel giorno, dandomi, poi, una leggera gomitata mentre lasciava aprire le sue labbra in una risatina piuttosto silenziosa.
"Dai, smettila" le sussurrai in finto tono scocciato, chiedendomi mentalmente, poi, perchè Tae sembrasse così strano quel giorno.

Insomma, non era da lui tempestarmi di messaggi inutili quasi che sembrasse che stesse cercando di girare attorno ad un argomento che, a quanto pare, non voleva uscire.

Le parole successive di Giulia, però, mi fecero cambiare immediatamente pensieri. Principalmente perchè praticamente sobbalzai non appena le sentii...

"Tanto lo so che ti stai mandando messaggi sconci con Jungkook" affermò, infatti, con sicurezza, causando una breve attacco di tosse da parte mia.

Mi si era giusto fermata la saliva in gola...

"Ma...Giulia!" la rimbeccai con aria praticamente sconcertata, cercando di ricordarle, solamente con lo sguardo, che avevamo deciso di mettere un paletto alle conversazioni sul sesso, o cose inerenti ad esso, quando eravamo insieme. Ancora parecchi mesi prima.
"Ormai siamo entrambi maggiorenni, Jimin. E credo che tu l'abbia fatto con Jungkook, quando era qui, talmente tante volte che ormai avete perso il conto.
Quindi perchè ti stai scandalizzando così tanto?" mi rispose lei con le sopracciglia aggrottate, non riuscendo veramente a capirmi.

Ma io non riuscivo a capire lei, quindi direi che eravamo pari.

"Non lo so. Forse...mi fa strano parlare di queste cose con te.
O, comunque, mi fa proprio strano parlare di queste cose in generale. Nonostante tu abbia ragione, riguardo al fatto che ho perso il conto intendo" le spiegai con un filo di imbarazzo, rivolgendo rapidamente lo sguardo al professore e notandolo ancora intento a scrivere.
"Sei ancora così innocente, Jiminie" constatò con sicurezza, abbassando, poi, lo sguardo sul suo quaderno facendo un piccolo sorrisetto.

"Mi stai prendendo in giro per questo?" le chiesi in tono indagatore, iniziando a toccare ripetutamente il suo avanbraccio con il mio indice destro solamente per infastidirla.
"No. Assolutamente. Rimani sempre così, per favore. Non penso riuscirei a sopportare un pervertito seriale che mi parla solamente di quanto vorrebbe essere in Corea per scoparsi ripetutamente e continuamente il suo ragazzo, effettivamente" mi rispose in tono divertito, rivolgendomi, poi, un sorriso dei suoi.

Io lo ricambiai lentamente, considerando quella conversazione, piuttosto inadeguata ad una lezione di chimica organica, conclusa.
Peccato che poi, durante il cambio d'ora, Giulia tornò nuovamente nella modalità "investigatrice privata". Ma, almeno, fu molto più discreta e pacata.

"Comunque...prima ho azzeccato sul fatto che ti stavi scrivendo con Jungkook o no?" mi domandò, infatti, in tono incuriosito, facendomi alzare gli occhi al cielo per qualche secondo prima di decidermi a risponderle seriamente.
"No, era Tae. Jungkook non mi scrive mai quando sa che sono a scuola perchè "non vuole distrarmi". Tanto ci penso benissimo da solo a pensare a qualsiasi cosa che non sia quello che ci stanno spiegando, ma comunque..." le dissi alzando le spalle, affrettandomi, poi, a dare un morso al panino che mi aveva preparato Matilda quella mattina prima che arrivasse in classe la professoressa dell'ora successiva.

"Tranne durante italiano" mi corresse lei, puntandomi l'indice addosso.
"Già..." concordai silenziosamente, indicandole con un cenno della testa che la nostra insegnante fosse arrivata e che, quindi, avremmo dovuto smettere di parlare.

Lei annuì rapidamente, facendomi intendere che avesse capito.
Anche perchè con la Rossi, ovvero quella professoressa, non si scherzava. Ci faceva così paura, a tutti noi, che in classe, durante le sue lezioni, non volava mai una mosca.

*******

"Ehy, tutto bene?" chiesi a Jungkook nel momento stesso in cui accesi la fotocamera del computer ed attivai il microfono durante la chiamata Skype che lui aveva appena fatto partire, notandolo illuminato solamente dalla piccola luce del suo comodino e dannatamente stanco.
"Sì...è solo che oggi è stata una giornata pesante. Per questo ti ho chiamato senza prima avvisarti. Avevo...bisogno di te" mi rispose in lieve imbarazzo, abbassando lo sguardo e riuscendo a rialzarlo solo dopo numerosi secondi di silenzio.

"Sai che puoi chiamarmi quando vuoi. Anche se qui sono le tre di notte" cercai di rassicurarlo dopo questo arco di tempo, rivolgendo un sorriso sincero alla telecamera.
"Dio, quanto cazzo ti amo" mormorò lui in risposta, facendomi arrossire fino alla punta dei capelli, se fosse stato possibile.

"Alla fine...la stiamo facendo funzionare. Siamo bravi" affermai in tono divertito non appena riuscii a darmi un attimo di contegno, passandomi una mano tra i capelli nel tentativo di metterli un po' in ordine.
"Sì, ce la stiamo cavando" concordò con serietà, mettendosi, poi, a parlare di quanto fossi estremamente eccitante anche solo in video.

E, fidatevi, non era la prima volta che me lo diceva...
Ma non mi faceva per niente dispiacere, vista la situazione in cui ci trovavamo.

Le cose tra di noi, in generale, stavano procedendo bene. Nel senso, ovviamente mi mancava da impazzire, ma, tra messaggi, chiamate e l'utilizzo costante di Skype, riuscivo almeno a percepire la sua presenza ed il suo amore.
Anche se lontano migliaia di chilometri...

E, nonostante la timidezza che avevo mostrato quel giorno con Giulia, effettivamente i messaggi poco casti Jungkook ed io ce li mandavamo. E non solo quelli...
Facevamo "conversazioni" molto interessanti al telefono. Mettiamola così.

"Io voglio...vederti, Jimin. Non ce la faccio più" mormorò dopo un po', facendomi salire un improvviso vuoto al petto.

E...osservare su schermo la sua faccia praticamente disperata mi ha pure fatto salire le lacrime agli occhi. Ma per il bene di entrambi le ho ricacciate indietro, facendo un paio di respiri profondi e rispondendogli con il tono più calmo e controllato che potessi avere in quel momento.

"Anche io vorrei vederti. Tanto. Ma...dobbiamo aspettare ancora un po'. Insomma, io non posso saltare due intere settimane di scuola per venire a Seoul e tu...non puoi ritornare qui. Non sotto gli occhi vigili e poco comprensivi di tuo padre.
Quindi dobbiamo resistere fino a Natale, quando, molto indiscretamente, verrò a trovarti alloggiando in un hotel poco economico".

Jungkook lasciò aprire le sue labbra in un sorriso dopo quella mia battutina finale, facendomi rilassare visibilmente al pensiero che si fosse almeno un po' calmato.

"Non vedo l'ora che tu venga qui" aggiunse poco prima di dirmi che avrebbe dovuto dormire, visto che era già mezzanotte passata, salutandomi con affetto solo dopo aver sussurrato al microfono del computer che mi amava una cosa come una dozzina di volte.

Io lo salutai e gli ripetetti quelle stesse parole a mia volta, chiudendo, poi, Skype e, successivamente, pure il computer, decidendo di mettermi almeno un minimo a studiare.

Peccato che non riuscivo a non pensare al fatto che stava andando tutto troppo bene...e c'era qualcosa che mi puzzava in tutto questo.
Forse lo sguardo spento e stanco di Jungkook. Forse la paura che suo padre gli avesse fatto qualcosa. Forse, piuttosto, la sicurezza di entrambe queste due cose.

•Who do you love? {Jikook}•Where stories live. Discover now