18. Perchè ci hai messo tanto?

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JIMIN

Ero lì, seduto sul mio letto continuando a fissare l'orologio bianco da parete, a sperare che quel pomeriggio finisse il prima possibile.
Per la precisione, in realtà, non "quel pomeriggio", ma, piuttosto, "il lavoretto pomeridiano che mio padre aveva dato da fare a Jungkook".

Era solo una delle prime volte che succedeva. Infatti, fin dai primi giorni, solitamente mio padre prendeva in ostaggio quello che era appena diventato il mio ragazzo solo in mattinata, liberandolo circa mezz'ora prima del pranzo e, poi, dicendomi di portarlo a fare qualcosa in giro per la città.

Inutile che vi dico che non andavamo esattamente alla scoperta di opere d'arte, invece...
A patto che il corpo di Jungkook non possa essere considerato come tale, perchè, in quel caso, ero veramente un appassionato, di arte.

Stavo pensando a questo, lasciando schiudersi le mie labbra in una risatina ironica, quando sentii il rumore della porta alle mie spalle e, quindi, girai di scatto la testa per incontrare il solito sguardo di Jungkook.
Ma, sfortunatamente, era solo Matilda.

"Matilda...dimmi pure" mi rivolsi a lei nel tono più educato possibile, girandomi con tutto il corpo verso la nostra cuoca e sedendomi in modo più composto.
"Signorino Jimin, so bene il perchè dello sguardo deluso che ha dipinto in faccia, ma..." iniziò a dirmi lei, interrotta, però, dalle mie successive parole di scuse.
"Non è assolutamente per te, ver...".

"Mi lasci finire, almeno. Lo so che ha quello sguardo non perchè prova un senso di disgusto quando mi vede, ma, bensì, perchè sperava di vedere qualcun altro alla porta. E le dico, in tutta sincerità, che questo qualcun altro mi ha chiesto di dirle di raggiungerlo il prima possibile nel giardino sul retro" mi interruppe a sua volta lei, facendomi spuntare un sorriso automatico al termine delle sue parole.

"Davvero?" mormorai un po' a vuoto, cercando di controllare il battito praticamente impazzito del mio cuore al solo sentire che Jungkook mi volesse vedere.
"Certo. Che "messaggera dell'amore" sarei, sennò?" mi rispose Matilda in tono divertito, rivolgendomi, poi, un segno per indicarmi che non avrebbe fiatato con i miei genitori su questo argomento.

"Grazie, veramente. Comunque...puoi smetterla di darmi del lei e di chiamarmi "signorino"? Non mi sento a mio agio quando lo fai" le domandai poco prima di uscire dalla stanza, chiudendomela alle spalle ed iniziando a scendere le scale, che ci avrebbero portato al piano inferiore, al suo fianco.
"Per quanto vorrei, sa già benissimo da solo, visto che sarà la nona volta che me lo chiede in cinque anni che lavoro qui, che non posso farlo" mi disse lei nel tono calmo e cordiale che, ormai, avevo capito esserle solito.

"Nemmeno quando non ci vede nessuno?" le domandai sussurrando, aggiungendo, inoltre, che poteva essere il nostro piccolo segreto.
"No, signorino Jimin. E poi...si muova e vada nel giardino sul retro!" mi intimò puntandomi l'indice addosso con fare scherzoso, dandomi, poi, una leggera spinta sulla schiena in modo da farmi arrivare con la mano sul pomello del porticciolo che portava alla serra con tutti i fiori di mia madre, dalla quale, poi, si arrivava con facilità al piccolo giardino.

Ringraziai e salutai ancora una volta Matilda prima di percorrere tutto il tragitto fino al punto in cui avevo capito che dovevo farmi trovare, iniziando a guardarmi attorno.

"Perchè ci hai messo tanto?" sentii chiedere improvvisamente alle mie spalle, girandomi di slancio e ritrovandomi Jungkook a pochi centimetri di distanza con una specie di cestino da picnic in mano ed un lenzuolo lilla posato sull'avambraccio.
"Che è tutta questa roba?" gli risposi in tono stranito, non capendo cosa stesse succedendo.
"Vieni con me e basta. Ho trovato un posto bellissimo" mi disse con leggerezza, offrendomi la mano che aveva libera ed iniziando a correre a perdifiato, ridendo come un bambino, nel momento in cui io l'afferrai intrecciando le mie dita alle sue.

•Who do you love? {Jikook}•Where stories live. Discover now