50. Saresti dovuto essere solo l'assistente di mio padre

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JIMIN (5 anni dopo)

"Sono a casa!" urlai a gran voce, mettendo piede nell'ingresso di casa nostra ed iniziando a guardarmi in giro alla ricerca di Jungkook.
Ma, invece, ai miei piedi comparve piuttosto rapidamente Hope, così mi misi sulle ginocchia e presi ad accarezzarla, ridendo un po' per il nulla nel mentre.

"Ti ha già preso in ostaggio lei, vedo" commentò una voce, ormai, fin troppo familiare a pochi passi da me, facendomi alzare la testa per incontrare i suoi occhi divertiti.
"Sei tu che sei lento" gli risposi con ironia, alzandomi pochi secondi più tardi per andare a depositare un piccolo bacio a stampo sulle sue labbra.

"Però, poi, vieni sempre da me" ribattette nel mio stesso tono, mettendomi con le spalle al muro ed approfondendo il bacio, senza darmi nemmeno il tempo di riporre in cucina la busta della spesa che avevo in mano.
"Kook, basta. Abbiamo finito di scopare cinque minuti prima che me ne andassi" lo rimbeccai dopo un po', allontanandolo da me e posandogli un dito sulle labbra in modo che non si riavvicinasse.

Lui fece solo un piccolo sbuffo, dandomi un po' di spazio per lasciarmi andare in cucina a mettere apposto il contenuto della busta.
E...fu solo quando ritornai nel soggiorno, vedendolo disteso a pancia un su che sceglieva cosa guardarsi su Netflix, che feci un piccolo sorriso, iniziando a guardarmi attorno rendendomi conto, per la millesima volta più o meno, che eravamo insieme ed in questo posto fantastico.

"A che stai pensando?" gli sentii chiedermi dopo qualche secondo, notandolo, non appena riposai lo sguardo su di lui, posato sui gomiti, a fissarmi con curiosità.
"Saresti dovuto essere solo l'assistente di mio padre...e guarda com'è finita" gli spiegai brevemente, avvicinandomi a piccoli passi e, poi, sedendomi al suo fianco a gambe incrociate.

"Già. Ora ci manca solo il matrimonio..." mi rispose lui con un tono a metà tra il divertito ed il serio, scrutando il mio viso per capire quale sarebbe stata la mia espressione.
"Kook" dissi solamente, cercando di ricordargli attraverso il suo nome il fatto che gli avessi già detto un paio di volte che per me era ancora troppo presto.

"Che c'è? Ora ti sei pure laureato, quindi non hai più scuse, dottore" .
"Non lo so. Mi mette ancora un po' ansia l'idea" gli rivelai con un filo di imbarazzo, non riuscendo, però, a non starci un po' male per il fatto che avessi dovuto dirgli di nuovo quelle parole.

Ma...non riuscivo a pensarla diversamente. Forse perchè, prima di sposarmi, volevo capire chi ero io veramente e cosa volevo fare nella vita. Prima, quando ero ancora all'Università, non mi sono interrogato tanto sul "dopo", appunto perchè avevo paura di ammettere a me stesso che, nonostante avessi scelto Lettere, non ero adatto ad insegnare. Ma, poi, l'Università l'avevo finita e dovevo decidere cosa fare della mia vita.

Decisione che mi faceva scoppiare il cuore nel petto al solo pensiero...

"Jimin: si sono sposati Hobi e Yoongi. Cioè, hai presente? Te le ricordi le foto di nozze dove Hobi sembrava mezzo fatto e Yoongi lo guardava con aria schifata?" mi disse lui tentando di risollevare l'atmosfera, non riuscendo, poi, a fermare la risata che gli stava spuntando sulle labbra.
"Effettivamente quello è stato divertente" concordai con un sorriso, ricordandomi di quel giorno a dir poco...bizzarro che era stato il loro matrimonio.

E...dopo quelle parole si aprì un silenzio carico di tensione, che dovetti colmare dopo pochi secondi visto che lo stavo sentendo insostenibile.

"Quando arrivano gli altri?" chiesi infatti, più per sentire il rumore della sua voce che per altro.
"Stasera. Cioè, rendiamoci conto: si stanno facendo un viaggio interminabile solo per festeggiarti, dottore" mi rispose lui con leggerezza, enfatizzando nuovamente la parola: "dottore" come qualche minuto prima.

"La smetti di chiamarmi dottore?" gli domandai completamente in imbarazzo, riportando alla mente tutti i momenti in cui Jungkook mi aveva chiamato così anche davanti a degli sconosciuti.

Del tipo: "Salve, so che non ci conosciamo ma il mio ragazzo si è appena laureato quindi adesso posso chiamarlo dottore". E...sì, era veramente successo se ve lo state chiedendo.

"Sono solo fiero di te. Guarda che inizio a pensare che ti stai stufando di me se continui a trattarmi così".
"Non mi stuferei mai di te".
"Però non mi vuoi sposare nonostante mi stai facendo intuire che non mi lasceresti mai" ribattette leggermente offeso, incrociando le braccia al petto e mettendosi a guardare il soffitto.

E...fu in quel momento che capii che quell'enorme bolla di occhiolini allusivi e risate divertite aveva bisogno di rassicurazioni.

"Kook, un giorno ti sposerò. E lo so. Anzi, ne sono sicuro. Perchè non riesco ad immaginarmi con nessun altro su un cazzo di altare. Ma...ho bisogno di ancora un po' di tempo.
Ho bisogno di capire cosa voglio fare adesso che mi sono laureato. Se andare ad insegnare, fregarmene di tutto perchè, tanto, porti a casa già abbastanza soldi tu con il tuo "lavoro da ricchi" o seguire il mio istinto, ed indirettamente il tuo, e provare a scrivere quel libro di cui parliamo di anni.
Però ti giuro, che non appena capisco questo, sposare te sarà la prima cosa che farò.
Intesi?" gli dissi, infatti, cercando di ironizzare sul suo nuovo lavoro, vice-direttore di un'azienda di Roma, come faceva lui dallo stesso istante in cui l'avevano assunto.
"Okay, ora sono tranquillo" mi rispose in tono molto più sereno, mettendosi seduto, incrociando anche lui le gambe, in modo che le nostre ginocchia si toccassero.

"Kook?" lo chiamai dopo svariati minuti che passammo, solamente, a guardarci ed accarezzarci leggermente il viso a vicenda.
"Dimmi".
"Probabilmente te l'avrò detto così tante volte che non vuoi sentirlo più, ma...il fatto che tu abbia mantenuto la promessa di questa casa, solo nostra e di Hope, per me ha voluto dire tantissimo" gli rivelai nuovamente, lasciando aprire le mie labbra in un sorriso sincero.

"Una promessa te la dovevo, no?" mi rispose lui con consapevolezza, facendomi aggrottare le sopracciglia.
"Che intendi?".
"Che...prima di andarmene, dopo quella meravigliosa estate, io ti avevo promesso che l'avrei fatta funzionare, tra di noi due. Ma non sono stato capace di farlo.
Quindi, ero sicuro di doverti almeno questa".

"Ti amo. Tanto" mormorai dopo le sue parole, cercando di trattenere le lacrime di gioia che stavano minacciando di scendermi sulle guancia.
"Ti amo anche io, "figlio dell'uomo per cui devo fare da assistente per l'estate". Davvero" mi sussurrò con emozione, facendomi cenno di avvicinarmi a lui.

E...fu non appena che Jungkook mi circondò con le sue braccia, facendomi sentire minuscolo, che mi resi conto, per l'ennesima volta, che erano loro la mia casa.
Non quelle mura enormi e colorate che ci ospitavano da, ormai, un anno, ma semplicemente le sue braccia.

SPAZIO AUTRICE:
Grazie per le 23mila letture🥺❤️.
Ci sentiamo subito più avanti nei Ringraziamenti.

•Who do you love? {Jikook}•Where stories live. Discover now