24. Non sarai mai abbastanza per qualcuno come loro

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JUNGKOOK

Aprii la porta della stanza che Jimin condivideva con me, non stupendomi affatto del fatto che, anche quel pomeriggio, fosse completamente deserta.
Insomma, mi ero comportato molto male ed era normale che Jimin volesse evitarmi completamente se non per i pasti insieme ai suoi genitori. Ed il fatto che non sapessi nemmeno da che parte iniziare a scusarmi per poter rimettere apposto le cose tra di noi non migliorava assolutamente la situazione.

In questo momento probabilmente starete pensando: "Ma perchè questo sta facendo il cretino invece di andare da Jimin a parlargli di quello che l'ha spinto a comportarsi così davanti a Giulia?".
Non vi biasimo affatto, anzi. Solo che...dare delle scuse e dei chiarimenti a Jimin voleva dire anche rivelargli come mi sono sentito per tutta la vita nei confronti di mio padre.

E...credevo fosse una cosa che non volevo venisse mai fuori dalla mia bocca. Nel senso, pensavo che quella parte della mia vita fosse una cosa che sarebbe dovuta rimanere seppellita per sempre sotto la mia pelle, in modo che la conoscessi solo io.

Mi sono sentito talmente male per anni, in silenzio, che credevo che esprimendo questo dolore, e tutto quello che avevo sentito, ad alta voce per la prima volta, e tutto insieme, sarei esploso.

Come un palloncino che viene gonfiato troppo...peccato che io, però, mi sentivo estremamente vuoto.

Mi diressi a piccoli passi verso il letto di Jimin, sedendomici sopra ed accarezzando le leggere lenzuola rosse con le dita della mano destra.
Feci un piccolo sospiro, rendendomi conto di, però, quanto mi mancasse tutto quello che avevamo costruito nelle ultime settimane. Nonostante non gli avessi mai fatto vedere la parte più vulnerabile e segreta di me...

Ma...era così difficile mostrarmi diversamente da come voleva mio padre, per paura di essere giudicato ancora da lui o da qualcun altro, che far uscire anche un minimo di quello che avevo seriamente nel cuore quando pensavo a Jimin era impossibile.

Perchè mi sarei sentito debole. E debole, per mio padre, è sempre stato sinonimo di fallito.

Mi portai una mano tra i capelli, tirandoli leggermente e cercando di prendere dei respiri profondi per calmare la fitta che stavo sentendo a livello del petto.
Capitava spesso, in realtà, che i pensieri mi facessero salire una condizione di ansia tale da farmi sentire queste fitte. Quasi che non riuscissi più a respirare e che mi stesse esplodendo la testa.

Fu solo non appena mi sentii di nuovo completamente tranquillo che rialzai il volto, iniziandomi a guardare un po' in giro per la stanza alla ricerca di qualcosa che non sapevo nemmeno io cosa fosse.
Ma, poi, gli occhi mi finirono sul comodino accanto al letto di Jimin, notandoci il "suo quaderno" posato ordinatamente sopra.

Allungai una mano per prenderlo prima ancora che ebbi tempo di realizzare cosa stessi facendo, ritrovandomi a passare le dita sul dorso mentre mi chiedevo se fosse giusto leggere i suoi pensieri più intimi in sua assenza.

Sapevo benissimo che la risposta a questa domanda fosse negativa, ma, invece, aprii quel quaderno quasi preso da un impeto di curiosità.
Giusto per capire cosa ci fosse di così tanto personale che lo ha spinto, durante il mese e mezzo che abbiamo passato insieme, a non farmi leggere nemmeno una riga delle sue parole.

E, andando avanti con le pagine, capii che effettivamente Jimin aveva ragione quando mi aveva detto che scriveva disordinatamente "parole o frasi a caso" su dei post-it che, poi, appiccicava senza un ordine preciso.

Tutto questo fin quando, però, non capii che le cose che aveva scritto erano nei miei confronti.
Da quel momento quel quaderno aveva preso una piega diversa, visto che i post-it erano stati sostituiti da un leggero tratto di inchiostro nero sulla pagina bianca.
Mi colpirono molte delle frasi che mi trovai davanti agli occhi. Ma, ormai, avevo capito che Jimin era molto poetico quando ci si metteva, quindi...

Le mie preferite furono queste due, che...non mi presero per il loro contenuto romantico o altro, ma, solamente, perchè erano semplici esattamente come i sentimenti che erano nati tra noi due, nonostante quanto tempo, in realtà, ci abbiamo messo per rivelarceli.

"Non ti conosco nemmeno, se non qualche informazione sparsa nelle poche conversazioni che abbiamo avuto. Ma, allora, perchè continuo a sognare le tue labbra sule mie?".

"Ti sento sempre nelle mie canzoni preferite".

Feci un leggero sorriso mentre le rilessi per l'ennesima volta, decidendo, poi, di girare finalmente pagina. E, dopo altre cose scritte da lui nel periodo in cui ci eravamo messi insieme in maniera ufficiale, quello che vidi mi spiazzò talmente tanto che dovetti chiudere il quaderno all'istante, non prima, però, di aver preso quel post-it attaccato alla pagina tra le mani un po' tremanti.

Esso era pieno di pieghe, come se Jimin l'avesse appallottolato, buttato e, poi, ritirato fuori e reinserito nel quaderno.
Non c'era scritto molto. Solo due singole frasi.

"Non gli piaccio veramente. Con me sta solo giocando".

Il problema, però, era quello che ci aveva scritto di fianco, disegnando una cosa come cinque frecce che puntavano a quel post-it.

"Ricordatelo la prossima volta che incontri qualcuno, perchè, a quanto pare, non sarai mai abbastanza per qualcuno per evitare che ti abbandonino senza nemmeno un'altra parola, come ha fatto Elliot, oppure che fingano che la vostra storia non sia mai esistita, come ha fatto Jungkook.
Perchè, ricordatelo Jimin, non sarai mai abbastanza per qualcuno come loro".

Ecco, fu dopo aver letto quelle parole che mi resi conto che, forse, mettermi a nudo veramente, per sistemare la situazione con Jimin, ne valeva la pena.

Perchè era meglio vedere me stesso fragile e disperato davanti a lui con le lacrime agli occhi che saperlo talmente triste da poter scrivere quelle parole.
Come se potesse anche solo credere minimamente al fatto che non sarebbe mai stato abbastanza.
E, invece, era abbastanza eccome...

Volevo fare una cosa in grande, chiaramente, arrivati a quel punto. Quindi presi un post-it giallo dalla sua scrivania, scrivendo una rapida frase ed appiccicandolo nella stessa pagina di quelle parole che mi avevano spinto a cambiare idea.

In quel momento pensavo solamente una cosa: lui guardava spesso, molto, quel quaderno, no? Beh, guardare anche quel post-it sarebbe stato il nostro nuovo punto di inizio.
O, meglio, il mio modo di poter chiedere scusa...

•Who do you love? {Jikook}•Where stories live. Discover now