45. Non sei nemmeno più tu

1.2K 120 51
                                    

JIMIN (6 mesi dopo)

Feci un gran respiro ed uscii dall'aula, sollevato dal fatto che almeno le prove scritte fossero finite.
Non che la prova di matematica che avevo appena consegnato fosse andata benissimo, ma mi bastava sapere che avevo fatto un buon tema per controbilanciare i voti.

E...fu non appena la testa mi si svuotò completamente dall'esame di maturità, che mi stava spolpando fino all'osso da un mese e l'avrebbe fatto ancora per una settimana, che i miei pensieri ricaddero sull'unica cosa a cui riuscivo a pensare da circa sei mesi: Jungkook.

Non c'erano più libri, non c'erano più canzoni al pianoforte e non c'erano più frasi sparse per il mio quaderno.
Anzi, il mio quaderno non l'avevo proprio più aperto. Forse perchè sapevo che se l'avessi fatto ci avrei trovato la lettera di Jungkook, che, nonostante tutto, non volevo buttare per nulla al mondo. Però, allo stesso tempo, se l'avessi rivista sarei scoppiato a piangere, quindi...

Mi sentii improvvisamente posare una mano sulla spalla, notando, non appena girai la testa alla mia sinistra, la faccia estremamente entusiasta di Giulia.

"Che è quel muso lungo? Dovresti essere felice. Ormai tutto questo inferno è quasi giunto al termine" esclamò cercando di darmi una scossa, sebbene vedessi, nelle sue iridi, la preoccupazione che riservava nei miei confronti fin da quando ero tornato dalla Corea e le avevo raccontato tutto quello che era successo.
"Matematica non è andata benissimo" le risposi solamente, sebbene sapessimo entrambi che questo non era il motivo dei miei sorrisi praticamente inesistenti da tempo.

Forse è che...io Jungkook nonostante tutto lo amavo veramente. E, probabilmente, lo avrei amato ancora a lungo.
Mi aveva sempre visto per quello che ero, senza tentare di cambiarmi. Senza volermi diversamente da come io mi sentivo bene con me stesso.
E...non mi era ancora mai successo con nessuno.

Quindi dimenticarlo era un po' la cosa più difficile che mi si è posta davanti durante la mia vita, nonostante le bugie.
Nonostante il fatto che ho capito solo quando Miyeon ha pronunciato quelle dannate parole il motivo della stanchezza, delle occhiaie e delle lacrime che cercava di reprimere quando era in videochiamata con me.

"Avrai preso il massimo nel tema. Sicuramente. Quindi stai tranquillo. Ora...io devo correre a casa. Ricordati di chiamare Tae, che gliel'hai promesso" mi disse con affetto, rivolgendomi un leggero sorriso e, poi, aumentando di molto la sua camminata per riuscire a prendere l'autobus che stava passando davanti al nostro liceo proprio in quel momento.

Io, dal canto mio, guardai quel mezzo fino a quando non lo vidi scomparire oltre la curva della strada, decidendo, poi, di prendere il telefono e di comporre il numero di Tae, sentendolo rispondere dopo il quarto squillo.

"Ehy, com'è andata?" mi chiese con trepidazione, quasi che si aspettasse lo stesso tono da parte mia.

Quando, invece, l'unica cosa che riuscivo a tirare fuori da mesi era solo quel tono indifferente e stanco...

"Il tema bene. Matematica un po' meno" gli risposi, infatti, usando esattamente quell'aria, continuando a camminare visto che avevo deciso che sarei tornato a casa a piedi invece che prendendo la corriera.

Insomma, camminare mi aiutava molto in quel periodo e, comunque, c'erano solo un paio di fermate prima di casa mia...

"Dai, manca solo una settimana alla fine di tutto questo" mi disse Tae dandomi un po' di sostegno, sapendo, visto che gliel'avevo detto qualche giorno prima, che fossi il primo a dover fare l'esame orale e che, quindi, me lo sarei tolto dai piedi abbastanza in fretta.
"Già...e poi potrò ritornare a piangermi addosso come ho fatto fino ad un mese e mezzo fa, quando mi sono reso conto che, se volevo diplomarmi, era il caso che iniziassi a studiare almeno qualcosa" commentai con amarezza, abbassando lo sguardo sul cemento del marciapiede sul quale stavo camminando.

"Jimin...sono passati sei mesi, ormai" ribattette Tae in uno dei toni più malinconici che gli avevo mai sentito usare da quando avevamo sei anni.
"Eppure fa ancora male come il giorno che mi sono presentato alla porta di casa tua nel cuore della notte...".

"Non ha nemmeno più provato a chiamarti. Non merita che tu stia ancora male per lui".
"Me lo sono ripetuto per settimane anche io, sai? Ma...non è mai bastato per far cambiare le cose" gli rivelai con un velo di vergogna, sentendo le solite grida in testa che mi rimproveravano per non aver ancora dimenticato il ragazzo che mi aveva mentito per mesi e spezzato il cuore dopo tutte queste bugie.

"E hai veramente tentato di far cambiare le cose? Questo è quello che mi chiedo" continuò lui nello stesso tono delle parole dette precedentemente, facendomi sentire una piccola fitta all'interno del cuore allargarsi sempre di più.

Perchè, no, i miei tentativi di dimenticare Jungkook sono stati talmente penosi che non posso nemmeno dire siano stati dei tentativi...

"Jimin, per favore. Ho bisogno che tu vada avanti. Non sei nemmeno più tu" mi disse Tae, con voce rotta, nel momento in cui capì che non avrei risposto alla sua domanda, giocandosi quasi il tutto per tutto per farmi ritornare in me.

Ma, ormai, credevo che il ragazzino innamorato ed ingenuo che scriveva poesie e leggeva romanzi d'amore perchè pensava che quest'ultimo fosse il sentimento più vero e forte di sempre non esisteva più...
Probabilmente perchè era rimasto fregato, non una ma ben due volte, dai suoi sciocchi sentimenti.

"Con Jin, Hobi e Yoongi?" gli chiesi non appena riuscii a riprendermi dalle sue parole, sebbene sapessi già che tutti mi vedevano come un'altra persona, cambiando appositamente argomento per evitare di dover dare una risposta o, peggio ancora, una spiegazione.
"Qui...stiamo bene. Hobi e Yoongi hanno festeggiato il terzo anniversario l'altro giorno, e hanno chiesto casa libera per poter scopare in giro, Jin ed io...andiamo alla grande e...beh, mi manchi.
Ma, non appena finisci l'esame e ti sei svagato un po' con la testa veniamo a trovarti" mi raccontò lui con felicità, facendo, almeno un po', sorridere flebilmente anche me.

Poi, però, si aprì un lungo silenzio, che decisi di colmare dicendogli che dovevo chiudere la chiamata solo per il semplice motivo che non volevo tornasse alla carica sul fatto che dovessi tornare quello di prima.

Perchè...non volevo tornare di nuovo quello di prima con il rischio che, poi, mi avrebbero potuto di nuovo ferire a morte.
Ma, d'altra parte, non sapevo se fosse meglio continuare ad essere questo ammasso di tristezza ambulante che, davanti agli altri, fingeva di avere il cuore di pietra e che niente lo toccasse.
Se non quello che aveva fatto Jungkook, ovviamente...

"Ora...vado. Credo che dovrei tipo studiare per l'orale" mormorai infatti, mordendomi il labbro inferiore nell'attesa di capire se Tae avesse intuito che stavo scappando dalla conversazione.
"Buona fortuna. E, mi raccomando, chiamami non appena hai finito o sai come ti è andata" mi disse lui solamente, quasi rassegnato.
"Certo. Grazie, comunque, di tutto l'interessamento" gli risposi con sincerità, chiudendo la chiamata subito dopo.

Fu solo quando rimisi il telefono in tasca, rendendomi conto che fossi già arrivato a casa, che pensai, però, a quanto quel: "Buona fortuna" avrei voluto sentirlo da un'altra persona...

SPAZIO AUTRICE:

Grazie per le 20mila letture🥺❤️.
(Cioè, nel senso: sono TAAAANTISSIME per i miei standard. E la storia non l'ho nemmeno ancora finita. Quindi, veramente, grazie di cuore a tutti❤️).

•Who do you love? {Jikook}•Where stories live. Discover now