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"Sei sicuro? Non fa male?" domando più che preoccupata al ragazzo che si alza dalla poltroncina sorridendo e guardando il suo nuovo tatuaggio.
"Se facesse così male non me lo sarei fatto un qui!" esclama stupito dalla mia fifa indicando il petto. "Non mi vorrai dire che hai paura degli aghi!"

A testa bassa mi siedo sulla poltrona nera poggiando il braccio su un ripiano.

Lo vedo ghignare e lasciarmi un soffice dolce sulla testa. "Pensa che dopo saremo vincolati per sempre." sussurra felice.

Accavallo le gambe e faccio segno al tatuatore di iniziare.

Finito il festival siamo partiti subito per l'inizio del tour.
Quest'anno avremmo avuto Tokyo come nostra prima tappa.

Appena messo piede nell'isola Jimin mi ha portato subito dal suo tatuatore di fiducia non lasciandomi gustare neanche un minimo di tranquillità che mi trasmette lo Stato niccotino.

Ho sempre voluto girare le città illuminate dai maxi schermi, I giardini verdi, i castelli impetuosi e assaggiare ogni pietanza... E lui invece mi obbliga subito a <soffrire> con un ago che si conficca ripetutamente nel polso formando un tatuaggio significativo.

Dopo 10 minuti, dove ho perso la sensibilità dell'arto superiore destro, incomincia a trascinarmi in giro per la città dei miei sogni.

Arrivati in un giardino a mio parere, super rilassante, ci sediamo sul bordo di una delle tante fontanelle mentre lui non smette di fare selfie.

Ad un tratto prende il mio polso e lo mette sulla sua coscia e mette il suo affianco e scatta una foto.

"Fa ancora male?" domanda meravigliato dalla precisione con cui l'adulto ci ha tatuato il nostro vincolo.

"Nah. Ma sai, farebbe meno male se ci facessimo scattare delle foto... Magari dove ci diamo un bacio... Sul prato mentre magari siamo distesi e guardiamo le nuvole." sussurro avvicinandomi.
Mi asseconda mettendo le mani sui fianchi. "Lo stanno già facendo."

Sbianco d'improvviso e vedo che delle fan ci stavano facendo delle foto.

Lui ovviamente inizia a ridere a crepa pelle e come si sa bene, quando ride seduto... Cade...

Non faccio in tempo a realizzare tutto ciò che mi ritrovo con i capelli bagnati con lui al mio fianco molto più bagnato... Dentro una fontana...

Scoppio a ridere e lui mi segue a catena.

Il sole batte forte illuminandoci con i suoi magnifici raggi dorati mentre l'ultima nuvoletta di cotone abbandona il cielo lasciando spazio a una distesa azzurra interminabile.

Nonostante il bel tempo, starnutisco leggermente raffreddata.

Un leggero peso si posa sulle mie spalle insieme a una mano.

"Jimmie sto bene. Non mi serve indossare un'altra giacca."
"Non voglio che tu non ti esibisca per un raffreddore." giustifica il suo comportamento abbassando gli occhiali da sole rossi. "Ti rifai la tinta?" domanda dal nulla guardando i miei capelli ritornati del colore naturale.
"Perché non sto bene con i miei normali?"
"No, stai benissimo. Chiedevo semplicemente. Tra i due quello che cambia più look sono io."
"E non va bene? In cambio io sono quella più forte e coraggiosa." scherzo leggermente irritata.
"Hey hey hey non è affatto vero!"
"Ti devo ricordare quanto hai urlato quando abbiamo assistito alla <invasione di zombie>?" ricordo pensando a un lui in tuta che a momenti se la faceva a dosso.
"Okay quello è un altro paio di maniche cara mia." giustifica continuando a camminare sicuro di se.

Sogghigno e tiro fuori dalla mia borsa la carta-pass per entrare in camera dell'Hotel.

"Stavo pensando." inizio a dire mentre vado in bagno ad asciugare la chioma di capelli. "È da un bel po' che ci penso." Il ragazzo si avvicina da dietro e posa le sue mani sui miei fianchi mentre il mento sulla spalla, solleticandomi il collo con il suo respiro corto a causa della paura che cresceva pian piano in lui. "Mi manca sentirmi tua." sputo il rospo diretta.

Rotea gli occhi incredulito. "Pensavo mi stessi per dire che eri in cinta cazzo." ribatte rilassandosi e chiudendo gli occhi. "Facciamo una doccia?"
"Doccia?"
"Vieni stupida." dice spogliandosi.

Il mio volto inizialmente sereno si trasforma in una smorfia di stupore e confusione.

Ma che...

"Sei troppo lenta. Così mi passa la voglia." si lamenta mentre apre il getto d'acqua facendo scorrere litri e litri d'acqua bollente provocando fin da subito una nebbia fitta.

Mi risveglio dai miei pensieri e faccio la stessa cosa che ha fatto il ragazzo.

Ormai nuda, entro tibutante nel box di vetro coprendo il seno con i capelli.
Subito una mano me li porta sulla schiena mentre due labbra carnose iniziano a baciarmi il collo producendo piccoli sciocchi.

"Jimin." esito mentre appoggio la schiena al freddo vetro. "Jimin- Io." provo a richiamarlo ma vengo interrotta da un suo sonoro "Shhh."
"Jimin non voglio." ammetto ormai rossa in volto.

Subito ferma il lavoro e mi guarda negli occhi. "Avevo capito che mi volessi."
"Si ma- Cioè- Aaaaahhh. Sì ma non in una doccia! Penso sia troppo inappropriato come posto..." sussurro in fine guardando i piedi.
"Va bene ma almeno ci laviamo? Siamo caduti dentro a una fontana!" scherza.

Grazie a Dio questo ragazzo è così comprensivo.

Senza pensarci lo abbraccio. "Grazie... Davvero." sussurro.
Una mano inizia ad accarezzare la schiena mentre l'altra i capelli. "Vuoi lavarti prima te e dopo io? Se vuoi vado fuori e aspetto. D'altronde tu hai solo 18 anni, abbiamo tanto distacco d'età e me lo dimentico troppe volte, scusa." cerca di dire in preda al panico.
"La doccia possiamo farla insime solo... non fare l'amore qui okay? Quello preferirei farlo in un letto." scherzo mentre inizio a insaponare i suoi capelli corvini.

Accenna un sì e serenamente si rilassa sotto il mio tocco.

Dopo un'ora tra bruciarsi in doccia con l'acqua calda e ustionarsi le orecchie col phone perché il ragazzo si avvicinava troppo alla mia testa con l'arnese maledetto, siamo finalmente asciutti con solo l'intimo addosso.

Finisce di pettinare i capelli in tutta la loro lunghezza con spazzolate dolci.
Mi prende in braccio come una sposa portandomi fino al letto dove mi abbandona tra le coperte a subire le sue dolci labbra toccarmi tutto il corpo.

In compenso la sua schiena diventa una tela da disegno con strisce rosse e chiazze violacee sulla colonna vertebrale dai miei graffi.

Prendo il telefono e scatto un paio di foto sia con i colori sia in bianco e nero alla mia opera d'arte.

"Così ti ricorderai di chi sei." sussurro mentre mi stendo sopra la sua schiena.
"Oh ma io lo so già. Sennò non avrei fatto questo." risponde mezzo assonnato con il volto sul materasso bianco. Alza il polso sinistro e fa vedere il tatuaggio. "E me lo ricorderò per sempre."

Sorrido e lo abbraccio da dietro.
"Così non vale! Io non posso fare niente!" esclama girandosi a pancia in su e contraccambiando il gesto.

Senza pensarci le nostre intimità si toccano.

Arrosisco violentamente a sentire la sua reazione e sposto il peso sui suoi addominali.
"Così non mi aiuti." sussurra anche lui rosso in volto coprendosi gli occhi con il braccio.
"Scusa se non ce l'ho e non so da cosa può- hai capito!" rispondo invasa dalla vergogna togliendomi dal suo corpo.

Dopo qualche minuto mi guarda bagnandosi le labbra. "Mi aiuti?"

Guarda in basso e ritorna a guardare i miei occhi.

"L'abbiamo perso..." sussurro prima di esaudire la richiesta d'aiuto.

Feelings aren't lies~ P.JM x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora