Capitolo 11

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Entro in casa e subito un forte odore di alcol misto a sudore manda in tilt il mio olfatto. All'interno è proprio come ci si aspetta: la moquette all'entrata è coperta da un tappeto lunghissimo, come quello del red carpet; le pareti sono tutte di un bianco sporco, simile al panna, e sono solo due i quadri che le animano, entrambi raffiguranti dei paesaggi in autunno. Il salone è molto grande e, oltre al tavolo da biliardo, ci sono tre poltrone e un divano, tutto in rigorosa pelle nera che, con il colore della stanza, crea un contrasto perfetto. Mi faccio spazio tra la folla di adolescenti in calore che mi ritrovo davanti, andando a sbattere un paio di volte. Ci sono gruppi dappertutto: davanti il caminetto a fare la gara di shottini, vicino il caminetto a giocare, lungo le scale a pomiciare e in giro per la casa. In lontananza scorgo il capelli corvini di Kat che si trova in cucina. La raggiungo e noto con piacere che è impegnata a flirtare con il barman.

<< Ehi >> dico, toccandole una spalla

<< Finalmente! Iniziavo a pensare che vi foste strangolati durante il tragitto >> ridacchia

Oh, ti assicuro che la voglia di saltargli al collo era tanta ma mi sono trattenuta perché altrimenti nessuno mi avrebbe riportata indietro per partecipare alla festa.

<< Prendi da bere? >>

Annuisco, posando gli occhi sul ragazzo mingherlino dall'altro lato del tavolo

<< Un angelo azzurro, per favore >>

Lui, senza perder tempo, inizia a versare nello shaker il contenuto di varie bottiglie, lo agita e me lo porge.

Afferro il bicchiere, lo porto alle labbra e subito vengo travolta da un sapore intenso: forte ma allo stesso tempo leggero e piacevole; per essere la prima volta che lo provo è niente male. Continuo a bere finché del liquido bluastro non rimane che una goccia e ne chiedo subito un altro. La mia migliore amica mi lancia un'occhiataccia ma non dice nulla.

<< Vieni a ballare con me, Kat? >>

Punta gli occhi sul barman e capisco: le piace. Le sorrido e mi dirigo verso la pista, gettandomi nella mischia. In questo momento mi sento leggera e senza pensieri, come se fossi su un gradino tra le nuvole e mi prendessi gioco di chi, invece, è sulla terra.

<< Ciao bellezza >> un ragazzo mai visto prima si avvicina, sorseggiando quella che, dalla puzza, sembra vodka

<< Come va? >> sussurra al mio orecchio

<< Bene >>

<< Ti va se usciamo un po'? >> chiede col tono perverso

Non ho la più pallida idea di chi sia ma non credo che frequenti la nostra scuola. Ha l'aria di uno poco raccomandabile e, dal modo di fare, comprendo che le sue intenzioni non sono poi tanto diverse.

<< N-no, grazie >>

<< E dai, ci divertiamo >> allunga la mano e la fa scorrere lungo la mia schiena. Mi ritraggo di scatto.

<< No! >> alzo la voce. Mi guarda incattivito, credo si stia innervosendo e, francamente, non so proprio cosa fare: è la prima volta che mi capita e tutto l'alcol che ho in corpo dubito che mi fornirà l'adrenalina necessaria per mandarlo via con la forza. Sono deboluccia da sobria, figuriamoci ora! Melanie mi ha sempre detto di fare qualche allenamento di pugilato giusto per auto-difesa ma non ci ho mai pensato. Ora capisco.

<< Ho detto che devi venire con me! >> mi afferra per un braccio iniziando a strattonarmi. Cerco di respingerlo quando le mie mani, nel tentativo di allontanarlo da me, non incontrano più il suo corpo ma il pavimento. In una frazione di secondo mi rendo conto di essere a terra. Mi guardo intorno cercando di capire cosa stia succedendo e chi mi abbia spinta. Vedo Cole caricare un pugno e colpire il ragazzo che mi stava importunando. Sento le sue urla che si sovrappongono ai gemiti di dolore dell'altro combattente che, seppur con fatica, è riuscito a scrollarselo di dosso e ribaltare la situazione, mossa che non fa che aumentare la furia del mio soccorritore. Oh no, bisogna fermarli!

<< Basta! >> mi sollevo, con l'obiettivo di attirare l'attenzione ma tutti gli occhi sono puntati solo su di loro

<< Qualcuno faccia qualcosa, tiratelo su! >> urlo preoccupata

James e Paul lo afferrano ma lui non ne ha abbastanza. Continua a scalciare e ad opporsi mentre insulta lo sconosciuto ancora steso a terra che si contorce dal dolore.

Lo spintonano, con lo scopo di farlo tornare in sé << Smith! Smith, amico, ma che cazzo ti prende? >>

Si ricompone in poco tempo, sistemandosi i capelli ricaduti sulla fronte. I miei occhi incontrano i suoi ancora adirati e il senso di colpa mi assale. Scappa via, abbandonando la scena del film d'azione di cui sembro essere la regista. Senza pensarci troppo, lo seguo. Non ho la più pallida idea di cosa fare o cosa dirgli per calmarlo ma sento di dover andare da lui dopo che ha creato questo casino solo per aiutarmi. Esco di casa e mi fermo sulla porta di legno, in cima alle scale, per avere una vista panoramica ed individuarlo più facilmente. Un rombo si diffonde nell'aria: proviene dall'esterno del cancello. Slaccio velocemente il cinturino delle mie scarpe per raggiungerlo in fretta. Attraverso il giardino, con l'erba fresca che mi solletica i piedi, e arrivo alla sua macchina; apro lo sportello e salgo a bordo.

<< Ma che cazzo fai? >> domanda nervoso

<< Io... vengo con te >> affermo, sottolineando le ultime parole

Si strofina le mani sulla fronte, come se fosse arreso, e gira la chiave nel blocchetto d'accensione, spegnendolo.

<< No, scendi di qui immediatamente >>

In tutta risposta, abbasso il pulsante della chiusura centralizzata e chiudo la portiera. So che non ha un senso logico ma l'ho fatto per fargli capire che io da qui non mi muovo. Mi fissa rassegnato.

<< Senti... >> inizia ma io lo interrompo, posando una mano sullo zigomo sanguinante. Pare sorpreso ma non si sottrae al mio tocco, anzi, si rilassa poco dopo, chiudendo gli occhi. Allungo l'altro braccio e prelevo dal cruscotto il disinfettante; non ho un fazzoletto e per questo sono felice di constatare che, accanto, ci sono anche dei batuffolini. Con estrema delicatezza, verso l'acqua ossigenata e strofino il fiocco sulla ferita. Sussulta e lo sento inspirare tra i denti.

<< Mi dispiace >> dico

Cole sembra sciogliersi e accenna un lieve sorriso, mettendo la mano sulla mia e guardandomi dritta negli occhi. Mi prende il braccio e fa segno di passare dal lato del guidatore, spingendomi verso di lui. Assecondo ogni suo movimento e gli monto a cavalcioni, spostandomi a curare il taglio sul labbro. Tenendo il contatto visivo, lo sfioro con il pollice e lui emette un profondo sospiro.

<< Angel... io non ci riesco >> dichiara un secondo prima di annullare le distanze e fiondarsi sulla mia bocca.

 io non ci riesco >> dichiara un secondo prima di annullare le distanze e fiondarsi sulla mia bocca

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