Capitolo 43

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Le mani di Cole si insinuano sotto il mio vestito, mandando il mio corpo in tilt.

Siamo distesi sul letto, con la televisione accesa e tante cose da dirci. Sembriamo due ubriachi che non sanno da dove cominciare.

«Sei uno stronzo»
Si acciglia sorridendo «Scusa, mi sono comportato malissimo con te ma io avevo solo paura» prende a baciarmi il collo.

«Sai come vanno le cose tra i miei genitori e la situazione che c'è a casa mia da quando ero praticamente un bambino. Sono cresciuto con la convinzione che nessuno sapesse davvero amare e tutto fosse destinato a finire. Tu piano piano ti sei insinuata nella mia testa e vederti arrabbiata così quella sera mi ha aperto gli occhi. Poi...»

Lo guardo interrogativa.

«Ero presente a scuola quando lui ti ha accompagnata e ti era sempre vicino, vi ho osservati ogni volta che ne ho avuto possibilità e ho sentito quello che hai detto a Cassie, davanti ai bagni.»

«Non è significato niente. Io pensavo a te, sempre, anche se mi hai fatto soffrire e insieme siamo un disastro»

«Perdonami, per favore»

«Ho paura anche io, Cole»

«Provaci con me. Proviamo a dirci tutto, studiare insieme, baciarci quando ci va, sederci vicini a lezione e fare tutte le cose che fanno le coppie normali. Mettiamo da parte il timore dei sentimenti e non trasformiamoli in altro, abbiamo finto già per troppo tempo.»

«È un modo indiretto per chiedermi di essere la tua ragazza?»

«Beh, direi di si»

Ci baciamo di nuovo.

Ora che finalmente mi ha confessato che ricambia i miei sentimenti, non voglio perdere neanche un minuto e recuperare tutti quelli perduti. Da come mi guarda so che anche per lui è lo stesso.

«Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare il ritorno a scuola da sola. Avrei voluto essere lì con te e so che avrei potuto se non mi fossi comportato così. Ti prometto, però, che da questo momento in poi non farò più cazzate. Per me esisti solo tu»

Sentire la sua voce pronunciare quelle parole mi rende più che felice, come se fossi in una bolla di sapone. Mi sembra tutto così bello.

«A proposito di quel giorno... ho incontrato Kat e mi ha detto della tua velata minaccia agli altri. Ero molto arrabbiata con te però grazie»

Le sue labbra si posano sulla mia fronte.
«Ero furioso anche io, ma non avrei potuto sopportare che soffrissi per dei senza cervello»

«Perché sei a casa da sola?» domanda

«I miei hanno avuto un impegno improvviso per via del lavoro e ho preferito tornare qui anziché stare da Cassie perché non mi andava di stare con Evan, anche se prima o poi dovrò spiegargli tutto» ammetto con sincerità.
«Perché? Stai insieme a me, non c'è niente da spiegare. Sapeva dell'obbligo, quindi immaginerà che dopo una litigata l'hai usato per dimenticarmi. È a posto così »

«No, invece! È un mio amico, deve almeno sentirselo dire da me»
Sbuffa, ma mi basta mettergli una mano tra i capelli per farlo tornare a sorridere.

Improvvisamente l'atmosfera nella stanza si surriscalda. Mi lecca il collo ed io stringo la presa nei suoi capelli.

Mi solleva, facendo scendere la cerniera del vestito che avevo indosso alla festa.
«So di essere un po' in ritardo, ma cazzo, sei stupenda con questo addosso» mormora, prima di farlo cadere a terra.

Ecco, in questo preciso momento se potessi scomparire lo farei. Mi vergogno da morire dei essere in intimo davanti a lui, che ora è in piedi e mi osserva attentamente.

Apparently, I hate youWhere stories live. Discover now