Capitolo 34

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<< Si è svegliata >> afferma una voce maschile che mi è familiare.

Mi porto una mano alla tempia, mentre sollevo il busto, mettendomi a sedere sul divano. Papà accorre subito, porgendomi un bicchiere con dentro un sottile strato di liquido.

<<Sono gocce a base di erbe per tranquillizzarti, bevi>> mi ordina dolcemente.

Non appena le mie papille gustative ne entrano in contatto, un conato di vomito mi invade a causa del sapore sgradevole.

<< Come ti senti? >> Cole mi accarezza i capelli, inginocchiato ai miei piedi.

<< Sto bene >> sussurro.

Gli occhi di mio padre mi chiedono silenziosamente se ricordi cosa è accaduto.

Mi è capitato diverse volte di svenire a causa degli attacchi di panico e intensi momenti di ansia, ma non ho mai ricordato la causa, finché non mi è stata spiegata una volta sveglia.

Ma questa volta è diverso. Questa volta rammento tutto e provo tanta vergogna, insieme al desiderio di scoprire chi sia stato il bastardo che mi ha fatto una cosa del genere. Si, perché solo così si può definire una persona che si diverte ed è soddisfatta facendo del male agli altri.

Se solo l'avessi qui, davanti a me, non risponderei delle mie azioni.

<< Voglio sapere chi è stato. >> il mio vuole essere un avvertimento minaccioso, colmo di rabbia e disprezzo.

<< A quanto sembra la diffusione ha avuto inizio da un computer della biblioteca della scuola. Stando a quanto detto sono tre i sospettati: Leonard Mitchell, Kat e... Cassie >>

Prende a girare di nuovo il mondo intorno a me non appena mio padre pronuncia gli ultimi due nomi. Kat? Cassie? Non è possibile, non può essere stata una di loro due.

Mi faccio forza e corro su per le scale, rifugiandomi in camera mia.

No. No. No. Mi rifiuto di crederci. Che motivo avrebbe Leonard Mitchell, un primino che ho visto si e no due volte in corridoio, di creare una foto per mettermi in imbarazzo? La tentazione di sbattere la testa o qualcosa contro il muro è molta, ma mi limito a respirare e annullare i pensieri.

<< Calma, Nina. Devi mantenere la calma >> cerco di incoraggiarmi ad alta voce.

<< Uno, due, tre, quattro... >> una voce alle mie spalle comincia a ripetere i numeri con me.

Cole mi guarda preoccupato e, nemmeno per un istante, stacca gli occhi dai miei. Le sue mani mi afferrano i fianchi e, come se fosse un invito, inizio a dare sfogo ai miei sentimenti. Le lacrime mi bagnano le guance calde e i singhiozzi escono incontrollati dalla mia bocca. Mi manca il fiato e percepisco il mio cuore pesante e frantumato, come fatto a pezzi da un tir. Le sue braccia mi sorreggono e mi stringono, facendomi sentire al sicuro. Non mi preoccupo del fatto che il mio nemico mi veda in questo stato, visto che in questo momento sono troppo fragile per farlo.

Mi incoraggia ad avvolgere le gambe intorno a lui, poi cammina verso il letto. Si siede con me in braccio e le mie mani attaccate ancora al collo. Resta immobile, quasi coinvolto nel mio dolore, e stende una coperta sulle mie spalle. Porta le sue dita tra i miei capelli e, di tanto in tanto, mi posa un bacio sulla tempia.

<< Non avere paura, ci sono io qui >> sussurra nel mio orecchio.

Non ci muoviamo da questa posizione per minuti, forse un'ora, poi lo sento agitarsi ed apro gli occhi, voltandomi verso di lui.

<< Ehi, ho una proposta da farti >> annuncia.

Annuisco, pur non avendo alcuna voglia di ascoltare.

Apparently, I hate youWhere stories live. Discover now