Capitolo 28

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<< Mio dio, ad un certo punto non riuscivo più a capire di cosa stesse parlando! >> esclamo, mentre Cassie ridacchia del mio commento sulla lezione di oggi e mi segue, uscendo dallo spogliatoio.

Ci fermiamo a parlare accanto gli armadietti, non curanti del fatto che tra poco una massa di studenti adolescenti ci attraverserà per oltrepassare l'ingresso e mettere fine alla loro mattinata, invece a noi tocca ancora un'ora di attività fisica. Se devo essere onesta, una delle poche materie che odio del mio piano di studi è proprio educazione fisica. Insomma, perché non potrei allenarmi direttamente a casa, da sola, lontano dallo sguardo rivoltante del prof e di alcuni ragazzi? Beh, la risposta a questa domanda è molto semplice: perché di sicuro non lo farei e trascorrerei quel tempo a mangiare schifezze di ogni tipo!

<< Allora, sei pronta? >> domando alla mia amica, mentre mi specchio e cerco di tirare su la coda che ho fatto in due minuti senza spazzola.

<< Si. Ho dimenticato una cosa in bagno, tu va pure in palestra, io ti raggiungo tra poco >>

<< Sicura? >>

Annuisce e si dirige verso la parte opposta alla mia. Mentre raggiungo la struttura antistante la scuola, nel cortile scorgo Evan parlare con il coach di nuoto.

Che voglia entrare a far parte della squadra? Oh si, direi proprio che il fisico non gli manca! Chissà quanti addominali deve avere sotto quella felpa azzurra.

Scuoto la testa, dal momento che non mi sembra il caso di fare certi pensieri su un ragazzo che ho conosciuto da poco e, per giunta, è il fratello di Cassie. Continuo a camminare, pensando a quale motivazione potrei dare oggi per risparmiarmi una gran bella sudata e i capelli sporchi. Non appena entro, la puzza di sudore misto a deodoranti di ogni genere mi fa quasi venire voglia di tapparmi il naso e non respirare più. Trattengo il fiato e vado incontro al prof che sta armeggiando con una pompa per gonfiare i palloni.

<< Salve professor Rusu, temo di non poter fare allenamento oggi: ieri mi sono stirata un muscolo e ho ancora un forte dolore! >> stampo sul mio volto una smorfia di sofferenza, piegandomi con le mani sulle ginocchia. Wow, forse dovrei fare l'attrice da grande!

<< Harris, davvero non riesci a trovare una scusa migliore di quella della scorsa settimana? >> mi guarda, quasi ridendo di me << In fila con gli altri >> aggiunge, dando un colpo con il suo fischietto.

Okay, forse è meglio che abbandoni l'idea di entrare in un futuro nel mondo del cinema.

Frustrata, prendo posto accanto ai miei compagni. Dopo pochi minuti, trascorsi a litigare con una stupida corda troppo lunga per saltare, vedo arrivare Cassie con un sorriso sulle labbra e Cole che le sta accanto. D'istinto mi fermo, poi però, non appena i suoi occhi mi scrutano, riprendo a giocare. Cosa diavolo sta succedendo tra quei due?

<< Ehi, ce l'hai fatta, finalmente >> le dico quando si avvicina, separandosi da quell'idiota odioso.

<< Si, scusa se ci ho messo tanto. Comunque ho una cosa da dirti... >> annuncia

No, no, no! Lo sapevo che avrebbe puntato lei, certo non mi aspettavo così presto, ma me lo aspettavo eccome. Di sicuro l'avrà invitata ad uscire e andare al cinema con lui. Non ho intenzione di stare a guardare, la metterò in guardia: non voglio che esca con un tipo del genere che le spezzerà il cuore due ore dopo averla portata a letto!

<< Cassandra, per favore, non farlo! Ti assicuro che te ne pentirai, ci sono miliardi di ragazzi per bene al mondo >>

Si acciglia << Si, e questo me lo stai dicendo perché? >>

<< Perché non voglio che tu finisca nelle braccia sbagliate >> assumo un tono di voce ovvio

<< Ti ringrazio tanto Nina, sei dolcissima a preoccuparti per me, ma non ce n'è bisogno >> mi tocca una spalla con fare consolatorio, sorridendomi

Invece ce n'è bisogno eccome. Possibile che non lo capisca?

Mi guardo intorno, piegata e con la testa tra le gambe spalancate, e vedo il gruppetto di amici di Cole darsi da fare per correre dietro un pallone, indossando delle casacche rosa fluo, nel campetto esterno. Il desiderio di andare lì e dirgliene quattro è tanto, perché ci vuole proprio un bel coraggio a chiedere di uscire alla nuova ragazza della scuola, che per giunta è amica di quella che gli dà ripetizioni e lo odia con tutta se stessa!

La mia rabbia si placa quando i miei occhi incontrano quelli di Evan, seduto sulla panchina dietro la rete. Risalgo su dalla mia posizione e, con un velo di imbarazzo, mi sistemo i leggings. Lui mi guarda dolcemente, mentre corro a prendere la borraccia a prendo posto alla sua sinistra, ancora affaticata.

<< Ma ciao Marion Jones! >> mi prende in giro, scherzando

Simulo una risata << Che spiritoso! Guarda che anche se non sono in grado di correre e vincere i campionati mondiali, non vuol dire che io non sia brava in niente >>

<< Mmh, non lo metto in dubbio >>

<< Do ripetizioni, so cucinare, fare la maglia, vincere contro chiunque a Monopoly e... >>

<<... e vedo che sai fare molto bene anche le acconciature >> mi interrompe

Porto una mano sulla mia testa e, con orrore, noto che ho praticamente un ciuffo di capelli mezzo sollevato. Li sciolgo e cerco di sistemare le ciocche al meglio per fare un'altra coda, dal momento che sono troppo sporchi per portarli sciolti.

<< Dà qua >> fa lui, sottraendomi la molla nera dalle mani e portandosela tra i denti. Prende ad accarezzarmi la testa, per portare bene i capelli indietro, ed io resto stupita dalla sua capacità: non avevo mai incontrato un ragazzo che sapesse fare la coda, fino ad ora!

<< Ecco fatto. Meglio, no? >>

Annuisco << Grazie >>

Restiamo a fissarci, tra imbarazzo e risatine, finchè una palla, che non avevo minimamente visto presa com'ero dal biondino qui affianco, mi colpisce, con tanto forza, una parte del volto.

<< Ahi! >> urlo

Evan si alza all'istante, portando una mano sulla mia, posta sulla guancia dolorante.

<< Tutto bene? >> mi chiede

Mi sforzo di pronunciare un si, alzandomi, con l'intento di rientrare a scuola.

Vorrei tanto non sapere chi è stato a lanciarci quel pallone contro, ma il nome della persona nella mia mente viene confermato dalle sue gambe che corrono dietro di me, inseguendomi in bagno.


Vorrei tanto non sapere chi è stato a lanciarci quel pallone contro, ma il nome della persona nella mia mente viene confermato dalle sue gambe che corrono dietro di me, inseguendomi in bagno

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