Capitolo 1

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La sveglia sta suonando da circa dieci minuti, con intervalli regolari. No, no e no! Non voglio alzarmi. Stamattina inizierò la mia giornata proprio come ho fatto nei giorni prima: mi sveglierò, rimarrò a letto fino a mezzogiorno, poi mi alzerò e mi preparerò per uscire con Kat; andremo prima a fare shopping e poi a mangiare un hamburger, trascorreremo gran parte del pomeriggio in spiaggia a leggere e camminare lungo la riva, poi faremo il bagno al tramonto e tornerò a casa, dove mio padre e Melanie mi aspetteranno per mangiare; Guarderemo la tv e dopo aver dato una sbirciatina su Instagram andrò a dormire, così da poter ricominciare tutto daccapo. So che potrebbe sembrare una noia ma non lo è, perché ogni giornata come questa è sempre caratterizzata da qualche avvenimento inaspettato che può renderla migliore o peggiorarla. Mentre vago con la mente e penso a tutte le cose accadute durante questi tre fantastici mesi rivivendole ad occhi chiusi, sento rumori di passi avanzare verso la mia stanza. Oh no, sta arrivando mio padre, ciò significa che dovrò alzarmi per forza, altrimenti sarà lui a buttarmi giù dal letto.

<< Sveglia dormigliona! >> fa capolino sulla porta con un sorrisone e in mano un vassoio.

<< E per iniziare bene la giornata, pancakes ai frutti di bosco, i tuoi preferiti, cucinati dal padre chef migliore del mondo >>. Rido con la faccia schiacciata sul cuscino così che lui non lo noti.

<< Avanti Nina, sveglia è ora di andare a scuola >> esclama con un tono di supplica. Vedendo che non ha ottenuto l'effetto sperato, mio padre sfoggia l'arma letale contro la mia pigrizia mattutina: il solletico.

<< Basta!>> urlo frignando

<< Ah forza, alzati >> ride

<< Okay okay, mi arrendo >>

<< E fai bene signorina, non vorrai mica fare tardi il primo giorno di scuola >> dice la fidanzata di mio padre sorridendo che, forse dalla cucina, ha sentito i nostri sghignazzi.

<< Melanie ha ragione, fai colazione e vestiti. Io vado in azienda, ci vediamo oggi a pranzo >>

<< Si signore >> lo prendo in giro e lui, per tutta risposta, mi da un bacio sulla fronte.

<< Buona giornata papà >>

<< Anche a te tesoro >>

Saluta con un amorevole bacio anche Melanie e poi va via, lasciandoci sole.

<< Allora, cosa vuoi metterti oggi? >> mi chiede aprendo l'armadio e iniziando la ricerca

<< Beh, non saprei. Una maglietta e un jeans vanno bene >> dico mentre sono travolta dal sapore intenso della marmellata ai frutti di bosco che guarnisce la mia colazione.

<< Cosa? Andiamo Nina, devi essere pronta al meglio! Il primo giorno del terzo anno capita una sola volta nella vita.>>

Ha ragione, me lo ha detto anche la mia psicologa, ma a me proprio non va di ricominciare con la scuola, i compiti, gli insegnanti e i miei compagni. Non sono pronta ad iniziare un nuovo anno scolastico. Perché non può essere estate per sempre?

<< D'accordo, tu cosa proponi? >> mi arrendo

<< Che ne dici di questo? >> si avvicina e mi sventola davanti il vestitino giallo a fiori che ho vinto l'anno scorso ad una pesca di beneficenza.

<< No, quello non lo metto! Okay che siamo al primo giorno, però vorrei potermi sentire anche comoda >>

Melanie mi guarda con una faccia un po' delusa, lasciando cadere le zeppe che aveva preso dal suo armadio per completare il look. Mi dispiace per lei, ma io non indosserò questo outfit, non oggi almeno. Mi alzo dal letto.

<< Questa potrebbe andare >> affermo con un sorriso sperando di convincere anche lei

<< Si, direi di si. Però metti questi... e anche questi >> mi porge un paio di jeans a vita alta e le dr. Martens.

Le do un abbraccio e lei va via.

Dopo qualche minuto, il tempo di finire la mia colazione, vestirmi e truccarmi, sono pronta e scendo le scale diretta alla porta. Di sotto Melanie non c'è, credo sia andata a prepararsi perché oggi ha un incontro importante con un suo cliente. Lei è un avvocato e, come tutti quelli che fanno questo mestiere, si sente in dovere di presentarsi sempre al meglio perché rappresenta la legge. Non mi va di disturbarla, così esco.

<< Buongiorno! >> mi viene incontro la mia migliore amica e mi abbraccia. Ricambio.

<< Buongiorno anche a te! Ora dimmi dove hai preso questa felpa >> ridacchio.

Parliamo del più e del meno durante il tragitto da casa mia al nostro liceo, che non è poi tanto lungo. Quando arriviamo ci sono ragazzi dappertutto che si salutano, chiacchierano e ridono. Sono pochi quelli a rimanere da soli e in compagnia unicamente delle loro cuffiette. Mi guardo intorno: di loro ancora nessuna traccia, quindi per ora sono salva.

<< Sei pronta? >> chiedo a Kat

<< Certo. Dopo di lei signorina >>

Ridiamo entrambe come due sceme ed entriamo. Nonostante quest'estate si vociferasse che stessero facendo dei lavori, la scuola è la stessa, non è cambiata di una virgola. Le pareti verde pistacchio ospitano sempre quelle cornici dove sono conservate le foto degli studenti dall'anno 1962. Nei corridoi sono esposti, dietro le vetrine, i memorabili trofei vinti dalla nostra squadra di football e quelli dagli studenti di informatica.  Le classi sono uguali a come le avevamo lasciate, così come i laboratori. Una volta preso posto affianco la finestra, dico a Kat di sedersi vicino a me. Aspettiamo qualche minuto, il tempo che tutti prendano posto, ed inizia l'orario di lezione che visualizza in prima ora storia, materia insegnata dal professor Finn. Uomo sulla sessantina, basso, dai capelli che per via dell'età sono scomparsi quasi del tutto e il cui viso è segnato da numerose rughe, il professor Finn è molto severo e duro, si rivolge a noi studenti dandoci addirittura del lei, proprio come si faceva nel medioevo. Nel bel mezzo della spiegazione sulla guerra fredda che andava avanti ormai da una buona mezzoretta, si spalanca la porta dalla quale intravedo due sagome, sono loro. Improvvisamente il primo giorno che sembrava procedere meglio di quanto mi aspettassi si trasforma, improvvisamente quelle macchine che guardavo distrattamente prima della loro interruzione sembrano essere più interessanti.

<< Signor S. e signor G. siete in ritardo già il primo giorno. Un ottimo inizio, direi >> afferma severamente il professore, che al contrario delle scuse riceve per risposta due enormi sorrisi

<< Avanti prendete posto! >> esclama << E che non accada più >> aggiunge poi

Tutta la classe li segue con lo sguardo, al contrario di me che resto a contemplare il panorama urbano che questa grande finestra, mia unica fonte di salvezza, mi offre. Oh no, perché il caso vuole che siano liberi i due posti proprio dietro di me e Kat?! Ma è una presa in giro! No, non è possibile, non ce la faccio a subire un'umiliazione. Non proprio oggi che doveva essere un nuovo inizio. Se James parla diventerò lo zimbello di tutta la scuola e sicuramente Cole sarà il primo a deridermi dato che non aspetta altro.

<< Come va, Angel face? >> mi chiede Cole ridendo e lanciando uno sguardo d'intesa al suo compagno.

Oh no! Oh no! E se sapesse già tutto?

Oh no! Oh no! E se sapesse già tutto?

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Apparently, I hate youOn viuen les histories. Descobreix ara