Capitolo 22

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Senza fare troppo casino, cerco di alzarmi, facendo in modo di non svegliarlo.

Osservare la sua faccia beata, il suo viso rilassato e la sua bocca che per me è come un richiamo, mi ha costretta a decidere di dovermi allontanare, dissuadendomi dal compiere azioni affrettate e senza senso, per di più con un ragazzo fidanzato. Ci tengo molto al rispetto e alla collaborazione tra ragazze, quindi non vorrei essere l'amante per nulla al mondo. Afferro un cuscino, lo porgo dietro la testa di Cole e, sperando stia comodo in questa posizione, salgo le scale diretta in camera mia.

Mi siedo sul letto e un lungo sospiro rumoroso si diffonde nella stanza mentre accendo l'abat-jour. Mr. Buddy mi guarda con quei suoi occhioni neri e lucidi. Lo prendo tra le braccia, accarezzando le guanciotte pelose: ricordo ancora quando papà me l'ha presentato.

Avevo cinque anni ed ero profondamente spaventata perché, un po' di tempo prima, un cane mi aveva rincorso dal parco fino a casa, rubando la mia bambola. Piangevo ogni giorno visto che mi sentivo sola senza di lei finché lui, tornato dal lavoro, dopo cena mi consegnò un pacco ornato di fiocco azzurro. Ero curiosa e impaziente di vedere cosa si trovasse al suo interno, così lo aprii velocemente e spuntò lui. Morbido e soffice come il cotone, bello come il sole e dall'aria buffa, il mio nuovo orsetto peloso era pronto per giocare con me e tenermi compagnia nei momenti in cui avevo la necessità di trovarlo al mio fianco. Ho trascorso settimane a pensare al suo nome ma, alla fine, mi sono arresa, lasciandogli il nome scritto sulla confezione: 'Mr. Buddy'

Sotto le mie dita, le orecchiette bianco avorio e il papillon rosso, nonostante il tempo, sono familiari. Percorro con le unghie le cuciture della bocca e del naso, assalita da una profonda nostalgia dei tempi beati della mia infanzia.

<< Che fai? >> lo spiraglio della porta si apre.

Colloco il mio peluche sul comodino e sposto l'attenzione sul ragazzo mezzo ubriaco che è finito a casa mia mosso da chissà quale spirito.

<< Non riesco a dormire >> ammetto con sincerità.

Si avvicina e prende posto vicino a me. Mi avvolge con un braccio le spalle ed io non posso fare a meno di notare un tatuaggio sulla mano che forse mi era sfuggito: una freccia simile a quelle che lancia cupido per far scoccare l'amore è disegnata sull'anulare sinistro; sono meravigliata e stranita allo stesso tempo: come può un ragazzo come lui aver inciso sulla pelle una cosa così dolce e, in un certo senso, femminile?

Improvvisamente la mia mente visualizza Julie in lacrime e, anche se non siamo amiche e non sopporto la sua aria superiore, mi allontano bruscamente.

Piomba sull'attenti << Ma che ti prende! >> esclama.

<< Cosa prende a te! Sei fidanzato e mi stai troppo vicino >> sbotto

Si blocca << Cosa? Io fidanzato? >> scoppia a ridere.

<< Si, me l'ha detto Julie >> inizio a scaldarmi.

Continua a sghignazzare, senza aprire bocca se non per prendere fiato. Trova così divertente il fatto di non essere fedele alla sua ragazza?

Si accorge che lo guardo stranita << Non è affatto vero! >>

Alzo un sopracciglio << Giuro che è così, non c'è nessuna fidanzata>>

<< E perché lei dice il contrario? >> vorrei anche dirgli che durante il nostro litigio non ha negato, ma non lo faccio perché ricordarmi le sue parole mi ferisce profondamente.

Viene verso di me, percorrendomi il braccio con l'indice della sua mano.

<< Molte sognano di stare con me >> sussurra.

Il mio corpo comincia a mandare impulsi di movimento che riuscirò a sopprimere per poco prima di iniziare a fremere. Non so perché ma il suo tocco mi fa questo effetto. Mi conduce verso il letto e mi fa sdraiare accanto a lui; non smette di muoversi su e giù e io lo lascio fare, seppur agitata.

<< Rilassati >> mi consiglia, mentre gioca con una piccola chioma dei miei capelli.

<< Perché mi hai detto quelle brutte cose prima che entrassi in casa l'altro giorno?>> non so se voglio sapere la risposta.

Un attimo di silenzio segue alla mia domanda, sospira << Ero arrabbiato >>

<< Sei stato crudele >>

<< Mi dispiace. Possiamo non parlarne? >> le sue labbra si poggiano sulla mia tempia lievemente accaldata mentre gli faccio cenno di si con la testa. Continuare a ripensarci non fa bene né a me né, alquanto pare, a lui.

Provo a lasciarmi andare, chiudendo gli occhi e distendendo le mie spalle irrigidite per via del respiro che trattenevo. Mano a mano che prosegue, allungando il suo percorso dai fianchi al collo, gli occhi iniziano a cedere e mi sembra di entrare in uno stato di tranquillità assoluto.

Wow, non so cosa mi stia facendo ma non voglio che smetta mai. Pian piano mi addormento, cullata dalla delicatezza delle sue dita che scorrono su di me.

 Pian piano mi addormento, cullata dalla delicatezza delle sue dita che scorrono su di me

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