Capitolo 1

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«C'è una nuova oggi.»

Altair non fece in tempo a scendere dalla moto che Logan già cominciò a parlare. Quell'uomo non sputava mai per terra; più basso di lei, la guardava attraverso le lenti a fondo di bottiglia di un paio di occhiali dalle stecche vintage.

«Che hai detto?» Altair si tolse il casco. I capelli si sollevarono e le ricaddero sugli occhi in una cascata rossa. Amava il nuovo taglio scalato, ma cazzo, non facevano che ostruirle la vista, eppure non le arrivavano nemmeno alle spalle.

«C'è una nuova oggi.» Logan si tastava il petto floscio con una mano.

Altair avrebbe detto che lo eccitasse più di ogni altra cosa al mondo, toccarsi da solo, o almeno quella era l'impressione che dava. Non credeva fosse un caso che gli unici momenti in cui chiudeva la bocca e cominciava a balbettare fossero proprio quelli in cui si palpava.

«Ehm... Lei è...» Appunto. «Non sono... Furia, non sono nemmeno sicuro che sia maggiorenne, è una marmocchietta, insomma, è piccola, e ha una voce ancora squillante, non mi dà l'aria di una donna, capisci che intendo?»

Uno stronzo su una moto blu sfrecciò a due centimetri dal naso di Logan. Il vento e la puzza di benzina colpirono Altair in pieno e, per un attimo, fece una smorfia. Mostrò i denti subito dopo, quando il fumo si dileguò abbastanza da riconoscere la sagoma di Logan con il culo poggiato sull'asfalto. Gli occhi di lui, che già apparivano grandi quanto quelli di un personaggio dei fumetti a causa delle lenti, si spalancarono ancor di più.

L'omiciattolo arrossì e si schiarì la gola. Rimessosi in piedi, riprese a toccarsi il petto, fingendo di dare qualche colpetto per ripulirsi dalla polvere. «Che gente,» borbottò fra sé. «Dovrebbero guardare dove vanno, se lo prendo, quel maledetto, giuro che lo squalifico, non può permettersi di trattare proprio me in questo modo, ma lo sa chi sono, io?»

Altair gli premette il casco contro lo stomaco. Lo lasciò andare, e fece una risatina nel vedere Logan affrettarsi per afferrarlo prima che toccasse terra. «Che mi dicevi sulla marmocchia nuova?»

Sulla pista si aggiravano i soliti soggetti: tutti con tute da motociclista, sebbene la maggior parte sembrasse essersi messa addosso il primo sacco dell'immondizia che aveva trovato prima di uscire di casa. Due uomini si scambiavano degli sguardi di sfida e di attrazione repressa sulle rispettive moto, i piedi premuti contro il cavalletto. Uno fece rombare il motore, e l'altro lo imitò subito dopo.

Non molto lontana, una figura solitaria se ne stava appoggiata contro una motocicletta gialla. Un vecchio modello e, come se non fosse già abbastanza brutta di suo, qualcuno aveva avuto la brillante idea di appiccicarci degli adesivi sopra.

Logan seguì il suo sguardo, il casco stretto fra le braccia. «Sì, è lei, ha detto di farsi chiamare Furore Giallo e si è fatta la gradassa, mi ricordava un po' te, Furia...» Altair alzò il sopracciglio, e lui prese a balbettare. «N-non nel s-s-senso che lei è f-f-figa quanto te, è s-solo c-c-che...»

Lei scacciò l'aria con la mano. «Va bene, va bene, talpa, ho capito, dacci un taglio.» Si premette due dita contro il collo. «Quindi, fammi indovinare: la marmocchietta se la ricrede e vuole sfidarmi.»

«Ovviamente le ho detto che era assurdo.» Logan le si parò davanti. «La Furia Rossa non si abbassa a gareggiare con una poppante, le ho detto, però sai, non ne ha voluto sapere, continuava a farneticare che lei sa badare a se stessa e...»

«Cazzo, e chiudi quel becco una volta tanto!» Altair lo afferrò per la spalla e lo spostò di peso. Logan era basso, questo era vero, però di certo non si poteva dire che fosse un uomo leggero. A guardarlo, lei avrebbe detto che pesasse almeno un'ottantina di chili. Quando lo scansò, però, non fece alcuno sforzo. Non le servì nemmeno scomodare i fulmini.

La Voce della TempestaWhere stories live. Discover now