Capitolo 32

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Siamo davanti casa mia e devo ammettere che l'ansia inizia a salire leggermente. Non voglio vedere mio padre.

Sento piano piano gli occhi punzecchiare ed inizio a vedere sfocato.

<<Ei, Riley guardami... no non piangere, dai avanti>> mi dice Dylan prendendo il mio viso tra le mani e guardandomi negli occhi.

<<i-io non v-voglio n-non voglio>> affermo singhiozzando <<Ei shhh... guardami , Riley prima o poi devi parlarci... lo so che è dura, ma sei forte, capito?>> Dice Dylan con sguardo compassionevole.

Io annuisco decisa asciugandomi le lacrime.

Arriviamo davanti alla porta e Dylan bussa vedendo che io me ne sto ferma impalata ad osservarla.

Due secondi dopo noto mio padre aprirla, speranzoso che ci sia io dietro di essa <<Riley!>> Dice spalancandola <<d-dobbiamo parlare>> afferma poi lui <<non voglio parlare con te>> dico abbassando lo sguardo con le lacrime agli occhi.

Alzo lo sguardo e vedo Dylan girarsi e mandarmi un'occhiata del tipo "prima o poi ti tocca".

Faccio un respiro profondo.

<<Va bene parliamo>> dico entrando in casa <<nel tuo ufficio?>> Domando iniziando a salire le scale sapendo già la risposa <<no, emh... vieni ti porto in un posto. Andiamo>> afferma.

Rimango un po stupita da questa affermazione, ma lo seguo comunque non facendomi troppe domande.

———

È ormai due o tre minuti abbondanti che nessuno dei due parla. Stiamo girando nel giardino di casa senza una meta ben precisa credo.

Sento mio padre schiarirsi la voce prima di rompere il silenzio <<t-ti ricordi quando giocavamo a pallavolo in giardino?>> Mi domanda guardandosi intorno e ricordano i bei momenti passati insieme.

<<si... ed Amber si arrabbiava perché gli distruggevamo le rose>> dico facendo una risatina ricordandomelo.

<<già e tua madre ci rimproverava tutte le volte perché tiravamo la palla sulle sue azalee>> afferma sfiorando con una mano una azalea li vicino e sorridendo.

<<Mi manca la mamma>> affermo poi abbassando lo sguardo e continuando a camminare di fianco a lui <<anche a me... da morire>> afferma con tono triste.

<<mi dispiace di averti trattata cosi>> inizia << veramente, tutto quello che ho fatto non ha scuse. Sono il padre peggiore del mondo e mi dispiace>> dice fermandosi e mettendosi davanti a me.

<<è che ho paura... paura che tu un giorno possa fare la fine di tua madre, paura di da solo, paura che tu possa diventare come me... perché lo vedo Riley, vedo la tua determinazione, il tuo coraggio, la tua intelligenza, anche io ero cosi da giovane. ma tu, tu sei troppo buona per questo...>> afferma lui mentre una lacrima ricade sul suo volto.

<<ma è dove sono nata, la mia famiglia, mia vita... che mi piaccia o no io sono cosi, sono destinata ad esserlo e mi sta bene>> affermo decisa <<no! no, Riley tu non devi>> dice trendendo il mio viso tra le sue mani.

<<tu non devi fare quello che voglio io. Tu devi fare ciò che vuoi tu... ciò che ti rende felice e libera, anche se vuol dire essere lontana dalla tua famiglia e da me>> afferma con tono triste.

<<io pensavo che tenendoti qui, dettandoti regole, trattandoti male, tu saresti riuscita ad accettare questo mondo, ma ho capito Riley... ho capito che tu non sei una di noi, tu sei diversa... sei speciale... segui sempre il tuo cuore tesoro ed insegui i tuoi folli sogni>> dice mio padre infine facendo una risatina triste, mentre una lacrima riga il mio volto.

La figlia del mafioso |Dylan O'Brien|Where stories live. Discover now