Capitolo 39

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Sono le sette di mattina e una luce accecante mi colpisce gli occhi, facendomi così svegliare.

Mi giro dall'altro lato del letto, bofonchiando qualcosa di incomprensibile.

Apro lentamente gli occhi e noto una figura seduta sulla sedia vicino al mio letto.

Mi alzo di scatto impaurita, portandomi le coperte davanti al petto abbracciandole.

<<beh mi aspettavo un'accoglienza migliore. Almeno un, che so, buongiorno Dylan oppure un, come stai Dylan? è da tanto non ci vediamo>> afferma lui alzandosi dalla poltrona.

<<perché sei qua? E perché mi stavi guardando dormire? È inquietante>> affermo io portandomi una mano sui capelli e spostandoli verso sinistra, stropicciando gli occhi.

<<da quando guardare una ragazza dormire è reato?>> domanda lui sarcastico sapendo già la risposta.

Lo guardo male prima di rispondergli <<emh... da sempre Dylan, a meno che lei non sappia che tu sei li>> dico ridendo un po' seguita da lui.

Ci guardiamo negli occhi per un istante finché non decido di prendere parola.

<<Dyl i-io...>> cerco di dire abbassando lo sguardo. Lui si siede davanti a me mentre io incrocio le gambe. Porta un dito sotto al mio mento e mi fa alzare il viso verso di lui.

I nostri occhi si incrociano, e devo ammettere che mi era mancato perdermi nei suoi occhioni nocciola.

Faccio un respiro profondo prima di riprendere parola <<io non volevo lasciarti>> dico io sentendo come un magone allo stomaco <<e allora perché lo hai fatto?>> mi domanda lui con gli occhi fissi sui miei. La sua voce è calma e leggermente rauca, mentre con la mano mi accarezza la guancia.

<<p-perchè avevo paura... avevo paura che tu mi lasciassi, avevo paura che tutto questo andasse a puttane e avevo paura del giudizio degli altri... paura di soffrire>> dico abbassando gli occhi per un istante prima di ri-sollevarli verso la sua figura.

<<p-paura di amare>> rivelo mordendomi il labbro.

Dylan sembra non focalizzarsi molto su quelle parole, ma gli vedo comunque fare un sorriso...

<<ma poi ho capito che non posso stare lontana da te... c-che sei come una droga, una droga che ti fa stare bene il secondo prima e ti fa soffrire il secondo dopo>> continuo il mio discorso piagnucolando e gesticolando come un'idiota.

Lo sento fare una risatina prima di parlare <<Riley... anche tu sei la mia droga, una droga alla quale non rinuncerei mai>> dice prima di posare i suoi occhi sulle mie labbra.

Mi avvicino e poso le mie sulle sue... mi erano mancate quelle soffici labbra al gusto di fragola.

Porto le mie mani attorno al suo collo e mi getto sopra di lui ridendo felice. Lo sento fare una risatina prima di allontanarsi di poco per parlare.

<<Vedo che ti sei fatta perdonare per la scarsa accoglienza... dovrò modificare la mia recensione su Google>> afferma ridendo, prima di lasciarmi un altro bacio <<a si? E sentiamo... quante stelle ho ottenuto da lei signor O'Brien>> dico guardandolo negli occhi mentre mi mordo il labbro inferiore.

<<perché contare le stelle quando posso fartele vedere>> afferma facendo scorrere lentamente le sue mani dai miei fianchi fino al mio fondoschiena <<e allora che aspetta?... mi faccia vedere queste stelle signor O'Brien>> dico io prima che lui si fiondi di nuovo su esse.

Inverte le posizioni e mi fa stendere sotto di lui mentre le sue labbra si spostano sul mio collo.

Toglie la mia maglia e stessa cosa faccio io con la sua.

La figlia del mafioso |Dylan O'Brien|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora