XI. Incontri - prima parte

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Un bulldozer aveva appena finito di sgomberare la pista, ma il breve tracciato si stava già ricoprendo di neve. Il cielo era nuvoloso, gonfio di nubi grigie dai contorni sfilacciati. In piedi davanti alla vetrata, Raisa tirò fuori una sigaretta.

«Non ti disturba, vero?»

«Da quando in qua mi disturba?» chiese Lukas, seduto su una poltroncina, intento a sfogliare svogliatamente un giornale.

«So che vuoi smettere.»

«Ho rinunciato presto al proposito. Chi era che diceva che il miglior modo per resistere a una tentazione è cedervi?»

Lei sorrise, aspirando una breve boccata di fumo. «Oscar Wilde.»

«Ecco, quel tipo sapeva il fatto suo.» Lui sbatté il giornale su un altro sedile e si stravaccò contro lo schienale. «Dimmi ancora perché c'è bisogno che entrambi facciamo da comitato di accoglienza.»

«Sono le figlie di Ljuba» gli ricordò Raisa, lo sguardo che vagava in quel cielo color amianto. «Sono io che vengo sempre a prenderle quando vengono a Mosca.»

La base dei Vosikiev era a San Pietroburgo, seconda città per importanza politica della Federazione, pensò, ricamando un pensiero già fatto molte volte. I Vosikiev controllavano tutta l'area territoriale della Neva e dell'antica repubblica di Novgorod come gli Heng controllavano la Sacha-Jacuzia e la Siberia, i Kirayev il Krasnodar, i Dazla il Kazan, i Vrubel gli Urali. I Novikh controllavano Mosca e chi controlla Mosca ha sotto di sé l'intera Russia.

«Va bene, la tua presenza è spiegata, ma cosa c'entro io?»

Gli lanciò un'occhiata da sopra la spalla. «Oltre la mente servono i muscoli.»

Lui rise di una risata secca. «Un bodyguard? Ah, ora si spiega tutto. Sono felice di notare come il Vor abbia imparato a riconoscere le mie abilità.»

Raisa non commentò, anche se la virgola di un sorriso le rimase impigliata all'angolo delle labbra prima di sfumar via. Con gli occhi sorvolava la pista invasa di neve. Si chiese se il jet privato in cui si trovavano le figlie di Ljuba avrebbe avuto problemi per l'atterraggio. Sapeva che Inessa soffriva il mal d'aereo e che quindi un eventuale ritardo l'avrebbe irritata. Soraya invece aveva la capacità di adattamento del padre.

«Non dovremmo parlargli del cucciolo, immagino.»

Tornò a prestare attenzione a Lukas. «Kirayev?»

«Quel ragazzo è il loro fratello. Fratellastro, cioè. Ha sangue Vosikiev nelle vene.»

Raisa incrociò le braccia e lo scrutò a fondo. «Non lo sa.»

«Dovrebbe saperlo.»

«Se il Vor non ha voluto dirglielo, non dovremmo parlargliene neanche noi. Né a lui, né a Soraya, né a Inessa. Quando sarà il momento lo farà Ljuba o forse quel momento non arriverà mai, noi comunque non c'entriamo.»

Un altro lupo del clan dei Vosikiev, anche se di sangue misto; ci aveva pensato in quei giorni, da quando Ljuba gliene aveva parlato. Era un'incognita che avrebbe potuto creare problemi. I Vosikiev erano l'ultima stirpe di vulkulaki puri rimasta in Russia, le altre, anche quelle che vantavano le linee di sangue più integre, avevano finito tutte per mischiarsi agli umani o estinguersi per i legami incestuosi. Per mantenere il sangue puro i Vosikiev si imparentavano solo tra di loro e ciò aveva portato a inevitabili conseguenze di ordine genetico, tanto che soltanto un'attenta politica di matrimoni combinati nel seno della famiglia e il fatto che avessero molti rami collaterali ne aveva impedito l'estinzione. Soraya e Inessa erano figlie di Ljuba e di sua cugina Daryana, cugina in secondo grado da parte di madre. Da anni ci si sposava e si procreava solo tra cugini, ma in tempi più lontani, fin dalle origini della stirpe, che risaliva alla Russia di Kiev, le unioni avvenivano anche tra fratelli.

Wolfen - Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora