XXVII. In visita - seconda parte

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Sognò un vecchio sogno.

Non hai paura?

L'uomo lo stava guardando. Era giovane, ma appariva più grande della sua età e aveva quell'espressione fredda, dura e distante che rendeva il suo sguardo remoto come montagne lontane.

«Nossignore» rispose Ilyas e raddrizzò le spalle, alzò il mento. Voleva mostrarsi sicuro più che audace e contava sul proprio odore, che stava rilasciando per farsi riconoscere dal leopardo femmina. Quest'ultima lo aveva occhieggiato con diffidenza da quando lo aveva visto entrare nel campo di addestramento a quell'ora, l'ora del rancio, vuoto; ora, legata alla sua catena, lo guardava tesa, in allerta, con le orecchie appiattite, gli occhi fissi su di lui.

Era bellissima.

Ogni tanto si muoveva, quanto le permetteva la catena; sollevava la testa e si girava, offrendo la visione della sua schiena flessuosa. La sua sembrava una posa, come una dimostrazione intenzionale, persino affettata, di bellezza e potenza. Era imponente, ma i suoi arti erano sottili e smilzi, la figura soffusa di un'agile grazia. Il manto di un'ocra chiaro era ricoperto di macchie nere e i suoi occhi erano puri e intensi, un misto d'ambra dorata e metallo verde.

Ilyas era stato abituato ai lupi della sua terra, maestosi anche nella fame, ma quel leopardo possedeva un'eleganza, una bellezza sinuosa e letale, che non aveva mai visto. Da quando il nuovo istruttore era arrivato ne parlavano tutti, quasi più dell'istruttore stesso, che aveva stupito giusto per l'età – così giovane, designato maggiore colonnello a neanche trent'anni – e per il fatto che si fosse portato dietro un esemplare di leopardo femmina come fosse il suo animale da compagnia. Ilyas aveva sentito che l'aveva catturata in Siberia in una delle zone più irraggiungibili della Russia. Al Comando circolava in quei giorni una storia un po' inquietante: che la madre di quel leopardo avesse sbranato la figlia appena nata del maggiore colonnello e che fosse proprio per questo motivo che l'uomo aveva lasciato la Siberia e aveva raggiunto il "buco dell'inferno", come i soldati della Legione chiamavano quel pezzo di terra al confine col Daghestan e la Cecenia.

Lui non sapeva se dar credito a quelle voci, ma di certo nessun ufficiale dell'esercito federale russo avrebbe chiesto il trasferimento nel Caucaso se non perché stava scappando da qualcosa, anche solo da un fantasma. Non poteva fare a meno di pensarlo.

«Ha un nome, signore?»

«Shanna» fu la risposta atona. Subito dopo venne una domanda: «Il tuo qual è, recluta?»

«Ilyas Hasani» rispose subito lui. «Matricola numero trecentoventiquattro seicentotrentadue. Signore.»

Detestava mostrarsi ossequioso coi superiori, adottare tutti quegli appellativi altisonanti, ma non aveva molto margine di manovra in quell'ambito, non da quando era entrato al campo reclute del Comando della Legione di Darial; non poteva definirsi neanche l'ultima ruota del carro, forse a malapena un ingranaggio, e mordeva il freno, infatti, come un cavallo recalcitrante alla staffa. Comunque quel tipo, l'ennesimo russo capitato in quelle lande con la presunzione di poterle domare, era appena arrivato, Ilyas non lo conosceva: non c'era motivo di mostrarsi ostili.

Jagun Bezbòznij, si chiamava. Un cognome di origini tatare, a quanto aveva capito. Significava più o meno "senza Dio".

«Quanti anni ha, signore?»

«Appena uno.»

«È piccola.»

«È abbastanza grande per non essere più considerata una cucciola.»

La voce dell'uomo non aveva inflessioni di sorta. Era pacata, monocorde, liscia come il suo volto altero e immobile. Ilyas fu spinto a guardarlo meglio. Biondo, alto e imponente, gli zigomi sporgenti, la bocca larga dalle labbra sottili in apparenza inadatta a moti spontanei come un sorriso. Un russo come tanti. Il suo sguardo era scuro e profondo però, adombrato da palpebre pesanti e lievemente oblique; uno sguardo duro macchiato da un alone predace. Aveva una cicatrice che gli correva sul lato destro del viso, lungo tutta la guancia; sembrava il segno lasciato dalle unghie di una belva.

Wolfen - Vol. 1Where stories live. Discover now