XV. Faccia a faccia - prima parte

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Gli era stato concesso di assistere. In qualità di "salvatore" del lupo bianco ebbe il diritto di prendere parte al colloquio tra quest'ultimo e il Vor Ljuba Vosikiev. La notte prima, dopo una lunga discussione con Raisa, Sereb aveva capito che nessuno voleva ammazzarlo e si era finalmente calmato. Fu portato al cospetto di Ljuba Vosikiev senza opporre resistenze; era solo guardingo come lo era stato tutta la notte. Non avevano avuto tempo per dormire e Andrej si era quasi appisolato sul sedile posteriore della macchina di Raisa che li aveva condotti al quartier generale. Lei sembrava ancora fresca come una rosa anche se invisibili rughe di stanchezza le segnavano gli occhi. Quanto a Sereb, aveva cominciato a pensare che fosse un sopra-umano – o sopra-lupo.

Lui non l'aveva guardato, si era limitato a chiedere: «Davvero?»

Lo sa. Perlomeno lo intuiva. Quanto ricordava del momento precedente la metamorfosi, prima di svenire? Andrej non aveva mai visto qualcuno soffrire tanto nel trasformarsi.

«Credi a quel che ti pare, ma ora siamo...»

Stava per dire "compagni", ma gli era suonato tutt'un tratto troppo sbagliato e quindi non aveva più parlato.

Ljuba Vosikiev disse le solite cose che diceva di fronte a un nuovo vulkulaki – ricordava le parole che gli aveva rivolto quando si era trasferito a Mosca –, ma notò un atteggiamento diverso: anche il Vor era guardingo, quanto e più di Sereb.

«Non ricordi nulla? Nulla di nulla?»

«Ricordo solo che ho sempre corso» dichiarò il ragazzo, ripetendo ciò che aveva detto a Raisa quella notte. «E poi un giorno ho sentito un richiamo.»

Richiamo... Andrej si convinceva ogni istante di più che quel tipo fosse fuori da qualsiasi schema.

«Un richiamo in che senso?»

«Come una voce. O un odore piuttosto. Qualcosa che mi chiamava qui, a Mosca.»

Forse si era drogato...

Vosikiev lo guardava con attenzione. «Un sogno?»

«Qualcosa di simile.»

«Una visione?»

«Anche.»

«Con queste risposte criptiche non risolviamo niente, ragazzo.»

«Non sono qui per risolvere un bel nulla» ribatté lui. «Voglio essere lasciato in pace.»

«Per cosa? Per aggirarti come un lupo in una città che è pronta a spellarti vivo? Come hai potuto essere così incosciente da non trasformarti in umano?»

«Ve l'ho già detto: non ci riuscivo. Ieri sera... mi sembra di indossare questi panni per la prima volta.»

Andrej ebbe l'impressione che la sua sicurezza vacillasse. Anche a casa, con Raisa, aveva avuto la stessa esitazione. A sentirlo, quel ragazzo non si era mai trasformato prima d'ora e questo era assurdo, andava contro ogni cosa che avesse creduto di sapere sui vulkulaki.

Colse l'occhiata del Vor rivolta a Raisa, che annuì impercettibilmente. Il ragazzo stava dicendo la verità. Di colpo un fitto reticolo di rughe aggrondò la fronte di Vosikiev.

«Non ho mai avuto a che fare con un vulkulaki che non conoscesse la sua natura umana. Al massimo succede il contrario.»

Sereb non rispose.

«Lasciateci soli» ordinò il Vor ad Andrej e Lukas.

Andrej seguì Lukas fuori dalla stanza, continuando a sbirciare furtivamente il suo simile. Sereb stava dritto come un fuso, quell'espressione rigida di concentrazione che tradiva una strana, impercettibile inquietudine.

Wolfen - Vol. 1Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz