Capitolo 2

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«Dannato vecchiaccio!» imprecai sul pianerottolo di casa. Avevo bisogno di rinfrescarmi e darmi una sistemata dopo il pranzo con mio padre, prima di andare all'ennesimo colloquio, ma non sembrava che la calma fosse tornata a scorrere nelle mie vene.

«Tutto bene?» mi chiese Nadia sull'uscio di casa sua. Devo aver parlato a voce un tantino alta.
«Se la signora Fermi non si affaccia alla porta, allora sì, va tutto bene» borbottai infilando le chiavi di casa nella borsa.

La signora Fermi era una vecchietta molto carina e dolce, che si preoccupava sempre per noi e ci trattava con gentilezza ogni volta che la incontravamo. E questo era il tipo di persona che mi sarebbe piaciuto avere nel vicinato, ma no ovviamente. Mi era capitata una vecchia signora, acida, sempre scortese, che avrebbe fatto perdere la fiducia nell'umanità a chiunque.

«Hai fretta? Possiamo parlare un po' se hai tempo» disse Nadia ridendo, invitandomi a casa sua.

«Stai immaginando anche tu quello che potrebbe dire?» dissi accomodandomi in quella che ormai era una seconda casa.

«"Brutte ragazzine maleducate, non vivete solo voi qui dentro".» Scoppiammo a ridere dopo aver detto la stessa cosa all'unisono.

L'appartamento della mia amica era speculare al mio, in quanto a disposizione delle stanze, ma le condizioni in cui quegli ambienti versavano erano profondamente diverse. Nadia era una persona molto ordinata: era impossibile trovare piatti ancora sporchi che aspettavano di essere lavati, vestiti sparsi per casa, cosmetici fuori posto o il letto ancora da rifare. La sua dedizione a mantenere la casa in ordine, per quanto potesse essere ammirevole, faceva però sfigurare la mia totale mancanza di impegno nelle faccende domestiche. Avevo cercato più volte di convertirla al lato oscuro del disordine, ma inutilmente. Quella casa non avrebbe mai visto un singolo oggetto fuori posto.

«Allora, com'è andata con tuo padre?» mi chiese lei, vedendomi più rilassata.

«Non siamo neanche arrivati al dolce» dissi ridendo. «Però ho conosciuto la sua nuova compagna.»

«Noo!»

«Invece sì. E indovina un po'? Era la donna con cui ha tradito mia madre» le rivelai sprofondando nel divano.

«Ora capisco perché sei in questo stato» disse Nadia porgendomi un bicchiere d'acqua.

«Oh no! Per quanto tutto questo sia stato scioccante, non regge il confronto con l'idea di dover andare a vivere con loro.»

«Eh?»

«Nadia, ho bisogno di un lavoro...HO BISOGNO DI UN MALEDETTO LAVORO!» piagnucolai. «Ne dipende la mia vita, capisci? La mia vita! E la mia sanità mentale» continuai, schiacciando la faccia su un cuscino.

«Vuoi calmarti e dirmi cosa succede?»

«Se non trovo un lavoro entro tre giorni, la mia breve vita finirà. Ho solo ventisei anni, non può finire così» bofonchiai.

«Hai già fatto quattro colloqui e ne hai un altro questo pomeriggio, giusto? Qualcuno riconoscerà il tuo enorme talento e ti assumerà» mi consolò. «Dove proverai oggi?»

«Alla Grimaldi Corporation» sospirai. «Ma lì non avrò speranze.»

«Perché? Qual è il problema?» sbuffò tirandosi dietro una ciocca di capelli biondi riccissimi.

«È una delle aziende più importanti nel settore della moda ed è conosciuta per avere degli standard molto alti.»

«E allora? Tu conosci la moda, sai cosa può fare tendenza. Se qualcuno ha delle possibilità, quella persona sei tu» mi tranquillizzò Nadia.

Miele nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora