Capitolo 4

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Ma che diavolo è?!?!?!?!

Mi alzai dal letto incespicando, con gli occhi ancora socchiusi. Il colloquio del giorno prima, stavolta in una banca, era stato un disastro ed era finalmente giunto il venerdì mattina: potevo finalmente dormire e dimenticare per qualche ora i miei problemi. Tuttavia, un suono fastidioso si era intromesso nei miei sogni e mi aveva costretto ad aprire gli occhi prima del previsto.

Guardai la sveglia, realizzando che non ero in piedi per colpa sua. Scusa sveglia, lo so che fai solo il tuo lavoro. Stavo per uscire dalla stanza, quando tornai indietro a ricontrollare l'orario per essere sicura di aver letto correttamente. Sono ancora le otto? Ma chi diavolo è che chiama alle otto di mattina?!?!
Andai a prendere il cellulare, la causa del mio risveglio anticipato, ma il numero che apparve sullo schermo non era salvato in rubrica.

«Pronto?» dissi incerta, sperando che quella chiamata avrebbe dato una svolta positiva alla mia vita. Ti prego, Signore, fa che qualche colloquio sia andato bene.

«Pronto?» rispose una voce femminile all'altro capo del telefono. «Chiamo dalla Grimaldi Corporation.»

Non avevo riconosciuto immediatamente il mio interlocutore. Ma quella tonalità un po' acuta e annoiata aveva buone probabilità di appartenere a colei che mi aveva fatto antipatia a prima vista.

«Barbie?» chiesi. È barbie, giusto?

«Sono Lucrezia Costa della Grimaldi Corporation» rispose confusa. Oh, ma allora barbie ha un nome. «Parlo con Daphne Riviero?»

«Sì, sono io» risposi mentre i battiti del mio cuore inseguivano il martellare frenetico del mio piede contro il pavimento.

«Chiamo per conto del signor Grimaldi a proposito del suo colloquio» continuò con voce assonnata tanto quanto me. «Da lunedì mattina può presentarsi per prendere servizio. Le verranno forniti i dettagli per email. Buona giornata.»

«Aspetti!» la chiamai prima che potesse riagganciare. «Sono stata assunta?» Questo deve essere un sogno. Sto ancora dormendo di sicuro.

«Sì. Benvenuta alla Grimaldi Corporation» mi rispose con tono piatto, prima di chiudere la chiamata. Il poco entusiasmo con cui lo aveva detto non sminuì la mia euforia.

Sono salva! Sono salva! Sono salvaaaa!

Mi fiondai sul pianerottolo ancora in pigiama e cominciai a bussare insistentemente alla porta della mia vicina di casa. «Nadia! Nadia! Nadia! Nadiaaa!»

«Si può sapere che ti prende?» disse, aprendo la porta con una tazza di latte in mano.

«Mi hanno presa! Mi hanno presa! Ora lavoro alla Grimaldi Corporation!» le dissi saltellandole intorno.

«Che cosa?!»

«Sono stata assunta! Ho un lavoro! Non devo più andare a vivere con faccia da botox!»

«Oh mio Dio! Oh mio Dio! Non ci posso credere!» gridò lei insieme a me. Il latte ancora presente nella tazza rischiava di cadere a terra e combinare un pasticcio.

«Brutte ragazzine maleducate» disse una voce alle mie spalle. Oh oh... Io e Nadia smettemmo di saltellare e ci guardammo allarmate, girandoci come se a parlare fosse stato un serial killer. «Non vivete solo voi qui dentro» continuò la vecchietta in camicia da notte. Nadia rientrò in casa sua, chiudendo immediatamente la porta. L'avevo sentita dire sottovoce "scusa", prima che mi voltasse le spalle. Scusa un corno, bell'amica che sei! Ora mi toccava avere rogne.

«Buongiorno, signora Fermi. Non crede che oggi sia una bellissima giornata?» dissi tentando di ingraziarmela.

«Sentire al mattino le vostre voci acute non può rendere questa giornata bellissima.»

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now