Capitolo 7

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«Buongiorno capo!» dissi entrando pimpante nell'ufficio di Grimaldi.

«Riviero, è in ritardo di cinque minuti. Di nuovo.» Lavoravo lì da un mese ormai, doveva pur aver capito che non dipendeva da me quel leggero ritardo.

«Ma signore, l'autobus e l'ascensore hanno bisogno del loro tempo!»

«E lei dica loro di sbrigarsi» disse come se fosse ovvio. Contieniti Daphne, che sono solo le nove.

«Cosa vuole che faccia oggi?» dissi evitando di rispondergli.

«Dobbiamo incontrare dei clienti.»

«Mi porta con sé?» dissi sorpresa. Era vero che durante quel mese avevo dimostrato di essere efficiente nel mio lavoro, ma credevo che Grimaldi volesse scaricarmi scartoffie ancora per un po'.

«Qualche problema?» I suoi occhi mi scrutarono attenti, mentre sul suo volto si faceva largo un sorriso beffardo. «Se non si sente all'altezza, può rimanere qui e fare un resoconto di questi» disse, appoggiando la mano su dei fogli. Per quanto la sua voce sembrasse seria, lo vidi chiaramente ridere in modo sarcastico. Scordatelo.

«Non vorrei mai che si trovasse in difficoltà» lo provocai. «La accompagno volentieri.»

«Difficoltà?» disse confuso.

«Sì. Insomma, deve essere davvero disperato per volere una pivellina al suo fianco.» Mi guardò con un fremito di fastidio evidente. Colpito e affondato.

«Le dico cosa farà ora» disse alzandosi. Andò verso la porta e io lo seguii nel corridoio. «Non parlerà se non interpellata, non farà battute sarcastiche, non darà nessun giudizio non richiesto, si limiterà a seguire l'incontro senza parlare. Tenga. A. Freno. La. Lingua.» Mamma mia che suscettibile. «Qualche domanda?» mi chiese, fermandosi davanti a quella che doveva essere la sala riunioni.

«Posso almeno respirare?» Mi lanciò una serie di occhiatacce che non scalfirono minimamente il mio sorriso.

«Stiamo per incontrare uno dei clienti più importanti nella storia della Grimaldi Corporation» mi spiegò, decidendosi a non perdere ulteriore tempo. Chissà chi è, riflettevo mentre nella mia testa stilavo un elenco delle persone più influenti che conoscessi.

Il mio capo si sedette al lungo tavolo al centro della stanza e mi invitò a fare lo stesso.

«Non capisco perché mi ha permesso di partecipare se è davvero così importante» constatai accomodandomi al suo fianco. Era strano sedergli accanto, come se fossimo alla pari, quando per un mese lo avevo visto come un tiranno all'altro capo della scrivania.

«Riviero, lei sa cosa riguardavano tutte quelle pratiche su cui ha lavorato fino a questo momento?» chiese aggiustandosi il polsino della camicia. Mi sforzai di rispondere alla sua domanda, invece di seguire le sue movenze.

«Le tendenze della moda dei clienti più importanti per l'azienda negli ultimi dieci anni.»

«Bene. E sa perché le ho affidato questo compito?»

«Per irritarmi?» risposi senza pensarci due volte. Dannazione, Daphne! Accendi il filtro bocca-cervello. Adesso non è il momento per fare sarcasmo.

«Per vedere se è vero quello che ha detto durante il colloquio» chiarì Grimaldi, digrignando i denti. Tentai di fare un sorriso per fargli capire che sarei stata in silenzio come aveva richiesto e che poteva rilassarsi.

«Quindi, se sono qui...» iniziai a dire.

«Se lei è qui, significa che ho bisogno del suo aiuto con questo cliente e che credo nelle sue abilità» terminò di dire. Mi rivolse uno sguardo fiducioso, che mi fece sentire soddisfatta, ma poi aggrottai la fronte ricordandomi di un altro particolare.

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now