Capitolo 23

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Mi trovavo a braccia conserte davanti al locale più carino della città, in cui non si spendeva troppo e in cui l'atmosfera era davvero magica. Non sembrava esserci molta gente quella sera, forse perché non era il fine settimana, e Nadia aveva appena finito di spiegarmi come il nostro tavolo era stato prenotato all'esterno. Fatto davvero stupefacente, considerando che era impossibile riuscire a trovare un posto a sedere nel giardino da un giorno all'altro.

«Hai detto che ha scelto lui il posto?» le chiesi diffidente.

«Esatto» mi rispose con un gran sorriso. Aveva indossato un abito azzurro chiaro che le lasciava scoperte le spalle e che era perfettamente in tinta con i suoi occhi.

«Sbaglio o questo era l'abito per le occasioni speciali?» dissi con un'espressione indagatoria.

Nadia mi guardò colpevole.

«Non avrà la mia approvazione fino a quando non lo incontro, capito?!» dissi puntandole un dito contro. Per tutto il tragitto in taxi, non avevo fatto altro che ascoltare come questo tizio appena conosciuto fosse un vero cavaliere e vederla così presa da lui mi fece sperare che non fosse qualcuno che voleva approfittarsi di lei.

«Però comincia a piacerti, vero?» replicò Nadia su di giri.

Non potevo negare che aveva guadagnato parecchi punti con la scelta del locale, ma da pensarlo a dirlo ad alta voce ce ne voleva parecchio. Non riuscivo davvero a credere che questo "cavaliere" fosse riuscito a prenotare un posto per cenare lì dentro.

Il nostro tavolo era situato accanto a una parete ricoperta di edera e una calda luce proveniva dalle lampadine sopra le nostre teste che rendevano ancora più incantevole quell'angolo. Sarebbe stato bello cenare lì con qualcun altro. Magari senza altre persone sedute al nostro tavolo.

«Come ci sediamo?» mi chiese Nadia, distogliendomi dal filo dei miei pensieri.

«Tu vicino a me» le imposi con tono che non ammetteva repliche.

«Va bene» disse con un sorriso, sedendosi al mio fianco. «Così posso vedere meglio i suoi occhi» aggiunse, mentre io scuotevo la testa con disapprovazione. Era davvero troppo presa. Questo cavaliere avrebbe fatto meglio ad essere una brava persona o non avrebbe fatto una fine esattamente piacevole.

I nostri occhi erano puntati sulla porta che collegava il giardino all'interno, in attesa dei due ritardatari.

«Non sono persone molto puntuali a quanto vedo» borbottai stanca. Eravamo sedute da dieci minuti, ma sembrava ne fossero passati trenta.

«Siamo noi in anticipo» mi rimproverò Nadia, mostrandomi l'orario sul suo cellulare. In effetti, mancavano ancora cinque minuti all'orario concordato. Passati questi cinque minuti, avrei potuto riprendere a lamentarmi.

Incrociai le braccia al petto, sprofondando nella sedia e puntando gli occhi fissi sulla porta, in attesa di scorgere due sagome arrivare.

E poi i miei occhi videro ciò che mai avrebbero voluto.

Dal punto in cui ero seduta, ero in grado di vedere meglio di Nadia se qualcuno stava venendo nel giardino. E i miei occhi lo riconobbero ancor prima che potesse arrivare all'esterno. L'ampiezza delle spalle, il passo sicuro, il modo in cui si stava sistemando il colletto della giacca... era decisamente lui. E il fatto che ci fosse anche Mattia non lasciava dubbi.

«Daphne!» esclamò Nadia sorpresa. Il fatto che mi fossi infilata sotto il tavolo con una velocità sbalorditiva l'aveva distolta dal fissare la porta.

«Shhh!» la rimproverai. Le persone agli altri tavoli si erano voltate verso di noi, incuriosite dalla sottoscritta.

«Ma giratevi insomma!» esclamai a bassa voce. «Non avete mai visto qualcuno comportarsi in modo strano?» aggiunsi. Se avessero continuato a fissarmi, sarei stata scoperta ancor prima che potessi risollevarmi sulla sedia.

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now