Capitolo 40

1.1K 51 2
                                    

Due chiamate perse da Elvira.

Quindici chiamate perse e tredici messaggi da Nadia.

Dieci chiamate perse e due messaggi da Mattia.

E, per chiudere in bellezza, un solo messaggio da Marzio.

Questo fu quello che mi ritrovai nel cellulare quando lo riaccesi. Sembrava un campo di battaglia.

Ero stata irreperibile per quanto? Tre quarti d'ora al massimo. E sembrava che chiunque avesse bisogno di mettersi in contatto con me.

Che diavolo succede?, pensai osservando le notifiche sullo schermo.

Avevo l'imbarazzo della scelta, ma decisi di leggere il solo messaggio che Marzio mi aveva inviato.

"Mio padre ha avuto un infarto. Sto andando in ospedale da lui per capire come è la situazione. Se puoi, vieni" aveva scritto con molta semplicità.

Ebbi un tuffo al cuore nel leggere quelle parole. I messaggi di Mattia e Nadia dicevano la stessa cosa, ma mi avevano anche scritto l'indirizzo a cui dovevo recarmi.

Controllai l'orario e mi resi conto che non era passato molto da quando avevano provato a contattarmi. Il problema era raggiungere l'ospedale nel pieno centro della città.

Intimai all'autista di accelerare, sapendo perfettamente il traffico che avremmo trovato. Dovevamo guadagnare tempo ora che ci trovavamo ancora fuori città, lontano dalla confusione.

Nadia mi aveva scritto di essere andata in ospedale dopo la chiamata di Mattia, per cui le dissi che sarei arrivata non appena avessi potuto. Marzio aveva spento il cellulare e lei era il mio unico collegamento con lui al momento.

Dovevo andare da lui. Il prima possibile.

Tuttavia, era quasi passata un'ora quando l'auto mi lasciò nei pressi dell'ospedale.

Era incredibile che non fosse passato neanche un motorino o una bicicletta che potessi prendere in prestito mentre eravamo imbottigliati nel traffico. Potevo solo contare sulla velocità delle mie gambe per recuperare qualche minuto e accorciare la distanza che mi separava da Marzio.

I miei muscoli bruciavano da impazzire quando raggiunsi l'ospedale. Solo vedere il mio angelo custode dai capelli biondi e ricci mi fece tranquillizzare. Nadia mi aspettava al piano di sotto, così che non perdessi tempo nel cercarli e chiedere informazioni in giro, e sfoggiava un sorriso radioso.

«Va tutto bene» mi tranquillizzò, quando l'abbracciai. «Il padre di Marzio è fuori pericolo adesso.»

«Lui dov'è?» chiesi soltanto. Mi sentivo un po' più sollevata ora che sapevo che suo padre era fuori pericolo, ma avevo bisogno di vedere con i miei occhi che anche lui stava bene.

Nadia mi guidò su per le scale. Avrei preferito che ci mettessimo a correre, ma capivo che ci trovavamo dentro un ospedale e che la nostra camminata era già abbastanza veloce agli occhi degli infermieri che ci lanciavano occhiatacce quando li schivavamo per non sbattervi contro.

Arrivammo finalmente in un corridoio poco affollato. Mattia si trovava in piedi e stava parlando al cellulare ed ero abbastanza sicura che si fosse nascosto dagli infermieri per farlo.

Poi, svoltato l'angolo, lo vidi. Marzio era seduto su una sedia. Il suo corpo era proteso in avanti, la testa era sostenuta dalle mani che facevano peso, attraverso i gomiti, sulle ginocchia. Mi si strinse il cuore a vederlo lì in quel modo.

Elvira era seduta accanto a lui, ma neanche sapere che c'erano ben tre persone che gli erano state vicine nel momento del bisogno mi aiutava a rasserenarmi.

Mi avvicinai a lui. Si sentivano solo i miei passi in quel corridoio e Marzio sollevò la testa in risposta a quel rumore.

«Sono qui» dissi, fermandomi davanti a lui.

Vidi nei suoi occhi che qualcosa si era smosso. Era come se fosse sul punto di alzarsi e abbracciarmi, ma alla fine non si mosse dalla sua sedia.

«Mi dispiace averti fatto venire fin qui» disse soltanto. «Mio padre dovrebbe stare bene adesso.»

Lo guardai stralunata. Credeva davvero che per me fosse stato un inconveniente correre da lui?

«Mattia mi ha detto che hai preso il pomeriggio libero per un imprevisto. Non era necessario che venissi. La situazione è sotto controllo ora» continuò, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi.

«Marzio» dissi soltanto. Spalancò gli occhi quando chiamai il suo nome. Rimanemmo in silenzio ad osservarci. Vedevo che avrebbe voluto dirmi tutt'altro. Lo vedevo. Ma sembrava essersi ostinato a mantenere le distanze anche in quella situazione.

Mi sedetti accanto a lui e dissi semplicemente: «Mi dispiace per non essere stata qui quando ne avevi bisogno.»

I suoi occhi ambrati mi osservarono con un pizzico di tristezza e io mi sentii ancor più in colpa.

Aveva avuto bisogno di me. Mi aveva chiesto di andare da lui. E io non c'ero stata.

«Non è rimasto da solo» disse Elvira. Mi ero quasi dimenticata della sua presenza, ma la sua voce mi ricordò che era seduta proprio lì accanto a noi.

Marzio annuì, confermando ciò che Elvira aveva detto, e richiuse gli occhi. Sembrava che volesse godersi un po' di silenzio, perciò non dissi più nulla.

Stavo per prendergli la mano, anche se non sapevo se ciò gli avrebbe fatto piacere o meno. Tuttavia, la mia attenzione fu distolta da Nadia.

Ci guardava da dietro l'angolo del corridoio da cui eravamo arrivate, con un'espressione perplessa che non le si addiceva per nulla.

Mi alzai e andai verso di lei, non capendo a cosa stesse pensando.

«Va tutto bene?» le chiesi. Lei ci mise un attimo a rispondere e poi annuì.

«Voi invece?» mi chiese di rimando. «Come sta andando?»

«Come nelle ultime due settimane» dissi. «Grazie per aver provato a contattarmi tutte quelle volte oggi» le dissi.

«È stato un lavoro di squadra» rispose con mezzo sorriso.

«Nadia, c'è qualcosa che frulla nella tua testa» insistetti. «E non venirmi a dire che è stato solo per quello che è successo.»

Lei mi osservò in silenzio, senza dire nulla, e ciò per me era ancora più sospetto.

«Ho solo una strana sensazione» disse, gettando uno sguardo all'uomo che era seduto alle mie spalle.

«Per Marzio?» le chiesi. «Ha preso un po' di paura, ma mi sembra che stia bene.»

«No» rispose. «Non è questo...»

A quel punto, non mi era difficile capire perché avesse quell'espressione perplessa. Da buona amica quale era, di sicuro era preoccupata per quella situazione che c'era tra noi due.

«Risolverò tutto» la rassicurai. «Farò in modo di riguadagnare la fiducia di Marzio.»

Nadia non replicò, ma non smise neanche di osservare l'uomo alle mie spalle.

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now