Capitolo 55

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«Scusate!» esclamai ad alta voce, capendo che i miei colpi di tosse non erano sufficienti a porre fine a quel vocio.

Improvvisamente, centinaia di occhi si voltarono verso di me e i sussurri si ridussero drasticamente.

Vedevo l'espressione sorpresa di Marzio da dove mi trovavo. Non aveva la più pallida idea di cosa mi passasse per la testa. Avevo fatto uno scatto per raggiungere quel microfono il prima possibile e probabilmente era come se per lui mi fossi teletrasportata lì.

«Signorina Riviero» disse lo stesso giornalista che poco prima aveva interrotto mio padre. «È vero che lei e Marzio Grimaldi siete stati costretti a sposarvi per motivi economici?» Una parte della sala spostò lo sguardo su Marzio che si guardò intorno a disagio. «Il signor Grimaldi è stato visto rientrare con un'altra donna in casa qualche giorno fa. È stato forse costretto ad interrompere quella relazione per sposare lei?»

Il fatto che quell'uomo stesse implicando la possibilità che Marzio avesse avuto una relazione con Elvira, mi mandò fuori di testa. Forse fu l'occhiata omicida che gli lanciai a farlo stare un po' in silenzio. Improvvisamente, la sua bocca aveva smesso di articolare domande e si era bloccata come se qualcuno gli avesse tagliato la lingua.

«Il signor Grimaldi non si trovava in alcun'altra relazione» chiarii con un tono che non ammetteva repliche. «La donna con cui "è tornato a casa" si trovava lì per motivi di lavoro e nient'altro. È andata via non molto tempo dopo.»

Era importante per me che quell'uomo, e chiunque altro, avesse ben chiaro che Marzio e la donna con cui era stato fotografato – e di cui io conoscevo perfettamente l'identità- non avevano nulla da spartire.

«L'unica relazione che Marzio ha avuto negli ultimi tempi è stata con la sottoscritta. E nessuno ha dovuto interrompere altre relazioni in corso per doversi sposare!»

Pronunciai ogni singola parola con convinzione, sapendo perfettamente che tutti avevano gli occhi puntati su di me e cercavano di studiare il mio atteggiamento.

«Cosa mi dice del fatto che è stato suo padre a costringervi a sposarvi?» chiese quel giornalista, risvegliandosi dal torpore in cui era caduto per qualche istante. «È vero che il vostro matrimonio era la condizione che suo padre ha posto per salvare la Grimaldi Corporation dalla bancarotta? Cosa ci ha guadagnato lei da questo matrimonio? È stato l'unico modo che aveva per riuscire ad avere il signor Grimaldi per sé?»

Quella raffica di domande mi destabilizzò. Solo vedere che Marzio si stava avvicinando a quell'uomo con una faccia che non prometteva nulla di buono mi permise di riprendere il controllo della situazione ed evitare che Marzio facesse qualcosa di cui si sarebbe pentito.

«Io e Marzio Grimaldi ci siamo conosciuti prima che mio padre ci presentasse» dissi con pacatezza. Il mio tono di voce fermò la camminata impetuosa di Marzio. «Avevamo iniziato ad avere sentimenti l'uno per l'altra prima ancora che ci venisse proposto questo matrimonio» spiegai.

Stavo evitando di dichiarare apertamente che eravamo stati decisamente costretti a sposarci a suon di compromessi e minacce. Non serviva che il pianeta Terra sapesse esattamente ciò che era successo.

«Probabilmente, non sarebbe accaduto tutto così velocemente se la Grimaldi Corporation non fosse stata in difficoltà. Ma, prima o poi, ci saremmo comunque sposati» dissi, lanciando uno sguardo a Marzio. Mi stava fissando basito ad un paio di metri di distanza.

«Non avrei mai accettato di spendere il resto della mia vita con un uomo che non fossi tu» dichiarai, sentendomi pungere gli occhi. «Non avrei mai potuto sposare qualcun altro che non fossi tu. Forse è cominciato tutto nel modo sbagliato» dissi. Nessuno parlava e c'era un irreale silenzio, considerando il numero di persone che erano lì presenti. «Abbiamo bruciato le tappe e niente è andato come sarebbe dovuto. Ma solo grazie a te ho capito cosa è l'amore» affermai, guardandolo negli occhi. Marzio mi guardava con dolcezza mentre parlavo. «Non te l'ho mai detto prima per paura» dissi, facendo un respiro profondo per prendere coraggio, «ma io ti amo, Marzio Grimaldi. Ti amo. So che ti ho fatto aspettare molto prima di farti sentire queste parole, ma ho intenzione di ripetertele ogni giorno della mia vita.»

Quando finii di parlare, tutti erano rimasti sorpresi dal discorso che avevo appena finito di pronunciare e non emisero un suono.

Per me, era come se quelle parole fossero la continuazione delle promesse di nozze che ci eravamo scambiati solo due giorni prima.

Marzio mi raggiunse nel silenzio generale. Era l'unico che si era mosso da quando avevo finito di parlare. Neanche quel giornalista rompiscatole sembrava avere più nulla da dire.

Le sue mani raggiunsero il mio volto e le sue labbra, increspate in un sorriso, si posarono sulle mie. Era un bacio dolce e potevo percepire che il suo sorriso non aveva abbandonato le sue labbra neanche per baciarmi.

Si allontanò solo per dire: «Ti amo anch'io» e il mio cuore saltò un battito sentendo quelle parole.

Non mi serviva sentirglielo dire per saperlo. Gli occhi con cui mi stava guardando in quel momento erano gli stessi con cui mi aveva guardato centinaia di volte. Ed anche allora sapevo che c'era amore in quello sguardo.

Furono gli applausi che si sollevarono a ricordarci che non eravamo soli.

I più intrepidi emisero qualche fischio, mentre altri si limitarono a sorrisi emozionati. Mio padre approfittò del buon umore generale per riprendere in mano la situazione e tornare a festeggiare.

Mi aspettavo almeno un ringraziamento per aver salvato il suo matrimonio, ma mi bastò il fatto che permise a me e Marzio di andare via ancor prima che la festa finisse. In fin dei conti, c'eravamo stati per la cerimonia e la mia presenza non era davvero necessaria durante il banchetto.

Marzio mi guidò fuori prima che le persone si avventassero su di noi per farci le loro congratulazioni o per porre domande. Entrambi volevamo stare da soli in quel momento e sapevamo che dal giorno dopo l'azienda sarebbe stata travolta da giornalisti incuriositi dal nostro strano matrimonio.

Volevamo goderci quelle poche ore di tranquillità ora che ne avevamo l'occasione.

«È un vero peccato» disse Marzio con tono stanco, quando rientrammo a casa.

«Cosa?» gli chiesi preoccupata. In macchina, ci eravamo tenuti per mano tutto il tempo e non mi era sembrato che ci fosse alcun problema. Pensare che c'era qualcos'altro di cui dovevamo preoccuparci proprio non mi andava.

Marzio sembrò interpretare perfettamente i miei pensieri, perché chiarì immediatamente ciò che intendeva dire.

Si avvicinò a me e, al mio orecchio, sussurrò: «Che io ti stia per togliere quest'abito. Sei molto bella vestita così.»

Sentii la sua mano raggiungere la mia schiena e abbassare la zip del vestito, mentre le sue labbra lasciavano un bacio delicato sul mio collo. Il mio cuore iniziò a battere veloce come mai aveva fatto.

I suoi occhi avevano avuto uno sguardo scherzoso fino a cinque secondi prima, ma improvvisamente erano tornati seri, anche se non avevano perso un briciolo della loro dolcezza.

Con un sorriso, lo presi per mano e, senza staccare gli occhi dai suoi, camminai verso la sua stanza.

Marzio sorrise e aprì la porta, lasciandomi entrare per prima.

Nessuno dei due sarebbe uscito da lì, prima della mattina seguente.

Miele nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora