Capitolo 50

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Non era così che avevo immaginato il giorno del mio matrimonio con Marzio.

L'atmosfera era piuttosto pesante al municipio e anche Mattia e Nadia avevano rinunciato ad alleggerirla. Le parole che ci eravamo detti il giorno prima pendevano come una spada di Damocle tra di noi e non era esattamente in quelle condizioni che mi sarebbe piaciuto sposarmi.

Eravamo solo noi quattro lì dentro. Il padre di Marzio era ancora in ospedale e, nonostante avesse fatto pressione sui medici per essere dimesso e assistere al matrimonio del figlio, era ancora troppo debole per poter lasciare l'ospedale. Mio padre, invece, era troppo occupato con gli ultimi preparativi per il suo matrimonio.

Quando l'impiegato ci chiamò per entrare a porre la firma, si ritrovò davanti la coppia più anticonvenzionale in cui probabilmente si era mai imbattuto. Io indossavo dei banalissimi jeans e una camicetta color turchese, mentre Marzio aveva indossato un completo solo perché era così che si vestiva solitamente per andare in azienda.

Mattia e Nadia, in confronto, sembravano i due che si dovevano sposare. Non solo perché erano vestiti in modo sufficientemente elegante, ma anche perché camminavano mano nella mano.

L'impiegato sembrava confuso quando ci presentammo di fronte a lui: sembrava non capire chi si dovesse sposare e probabilmente non capiva perché ci fossero solo quattro persone in quella sala.

«Daphne Riviero e Marzio Grimaldi?» chiese.

«Siamo noi» rispose Marzio, facendo un passo avanti. Lo seguii in silenzio. Volevo solo che tutto finisse il prima possibile.

Io e Marzio eravamo seduti uno accanto all'altra mentre ci venivano letti dei noiosissimi articoli di legge. Non prestavo neanche attenzione a ciò che veniva detto, occupata come ero a ripassare mentalmente le mie "promesse di nozze".

La sera prima, Nadia aveva organizzato un veloce addio al nubilato che aveva avuto lo scopo di tirarmi su di morale, ma io avevo passato tutto il tempo a pensare ad Elvira e ad innervosirmi in un loop infinito. Il problema, poi, era quella dannatissima "promessa" che avrei dovuto esporre da lì a breve e che non mi aveva dato pace.

Cosa avrei dovuto dire? Che quel matrimonio non era una nostra scelta? Che eravamo ai ferri corti ma saremmo comunque stati marito e moglie? Era un casino bello e buono.

Quando l'impiegato terminò il suo discorso e ci invitò a leggere i nostri, fu Marzio a prendere la parola per primo. Non sapevo cosa aspettarmi dopo tutto ciò che era successo negli ultimi tempi, ma, conoscendolo, avrebbe detto il giusto necessario senza sbilanciarsi molto.

Ci alzammo in piedi, fronteggiandoci l'un l'altro e lui distolse lo sguardo solo per leggere il suo foglio.

«Cara Daphne» esordì, lanciandomi un'occhiata. «Oggi le nostre vite cambieranno per sempre e tu diventerai definitivamente parte della mia vita. Non so cosa aspettarmi dal futuro, ma so che tu ormai ne fai parte: saremo marito e moglie e, anche se dovessimo affrontare difficoltà e problemi, non avremo altra scelta che stare l'uno accanto all'altra» disse. Le sue parole nascondevano abbastanza astutamente il fatto che non avremmo avuto la possibilità di divorziare anche se avessimo voluto. Tuttavia, furono le ultime parole che pronunciò a smuovermi qualcosa dentro. Vi era un tocco di sincerità ed emozione che fece saltare un battito al mio cuore. «Da oggi, ogni tua sofferenza sarà una mia sofferenza e ogni tua gioia sarà una mia gioia. Mi assicurerò di darti una vita dignitosa che non ti lasci insoddisfatta e di prendermi cura di te» concluse, lanciandomi uno sguardo che mi fece capire che potevo prendere sul serio ogni singola parola che aveva detto.

Marzio ripose il suo foglio in tasca nel silenzio generale. Ero certa che anche Nadia e Mattia avessero compreso le parole che Marzio aveva pronunciato, mentre l'impiegato doveva essere parecchio confuso.

«Caro Marzio» dissi io, cominciando a leggere il mio discorso. «Non avrei mai creduto che questo giorno sarebbe arrivato così velocemente. È successo tutto in modo inaspettato, ma sta succedendo davvero» dissi, facendo una pausa prima di riprendere. «La vita è proprio imprevedibile e ci ha trasportati qui senza che avessimo il potere di opporci al suo corso» affermai, sollevando lo sguardo. Vidi le labbra di Marzio incresparsi in un sorriso. Aveva capito perfettamente che il mio era un chiaro riferimento a mio padre e che avevo espresso in altri termini ciò che lui stesso aveva detto poco prima. «E così» continuai, «da oggi la mia vita prenderà una piega che non avrei mai potuto prevedere. Ti starò accanto quando vorrai e ti lascerò i tuoi spazi quando vorrai stare da solo. Condivideremo la nostra vita tra alti e bassi, ma nulla ci potrà separare» conclusi.

Ripiegai il foglietto e lo infilai nella tasca dei jeans. Io e Marzio ci lanciammo uno sguardo prima di voltarci verso l'impiegato.

Il nostro discorso era stato parecchio breve e nessuno dei due aveva mai nominato le parole più importanti che ci si aspettava di sentire ad un matrimonio. Tuttavia, sentivo che entrambi ci trovavamo lì non solo a causa degli accordi che avevamo fatto con mio padre. Eravamo lì perché lo volevamo.

Fu il momento delle firme a farmi realizzare che da quel momento io e Marzio saremmo stati sposati. Non parlammo mentre ponevamo le nostre firme su quel foglio, ma i nostri sguardi si intrecciarono senza mai lasciarsi. Nel momento in cui poi ci scambiammo gli anelli, lessi in quegli occhi color del miele la stessa emozione che provavo io.

Mi tremava la mano mentre Marzio infilava al mio dito l'anello e il tremore non si fermò neanche quando fui io a ripetere il gesto.

Per un momento, avevo come l'impressione che tutti i fraintendimenti e le litigate dell'ultimo periodo fossero passate in secondo piano. Marzio mi guardava di nuovo come faceva un tempo, mi guardava di nuovo come se non ci fosse più un muro a separarci.

«Può baciare la sposa» disse l'impiegato a Marzio e lui non se lo fece ripetere una seconda volta.

Le sue mani raggiunsero il mio volto e le sue labbra si posarono sulle mie come non succedeva ormai da troppo tempo.

Quel contatto mandò in tilt il battito regolare del mio cuore. La dolcezza delle sue labbra sembrò acquietare il nervosismo che avevo provato negli ultimi due giorni e, quando quel bacio terminò, notai che aveva smosso qualcosa anche in lui.

«Vi dichiaro marito e moglie» disse l'impiegato con semplicità. Una parte del mio cervello registrò quell'informazione, ma un'altra era occupata ad osservare Marzio, che non sembrava essere intenzionato a togliermi gli occhi di dosso.

«Congratulazioni» intervenne la voce di Mattia, riportando entrambi sul pianeta Terra.

Mi ritrovai tra le braccia di Nadia prima che avessi il tempo di voltarmi verso di lei e Mattia mi baciò sulla fronte dopo aver abbracciato Marzio.

I miei occhi, però, non si staccarono da lui neanche per un secondo.

Ero davvero diventata sua moglie.

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now