Capitolo 3

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Rimasi incantata per qualche secondo, a corto di parole. Oh mamma, riuscivo solo a pensare. E il mio pensiero era scaturito tanto dalla presenza di un uomo molto affascinante nella stanza quanto dal nervosismo per il colloquio da cui dipendeva la mia vita.

«È un piacere conoscerla» disse stringendomi la mano. La sua stretta era forte e decisa e tentai di non far sembrare la mia troppo debole. «Mi perdoni se la accolgo in questo modo, ma c'è molto da fare» aggiunse indicando la scrivania in completo disordine. «Lei è Daphni Riviero, giusto?»

«Daphne» precisai.

«Daphne» ripeté come se non gli potesse importare di meno di quale fosse il mio nome. Si accomodò sulla poltrona, mantenendo una posizione rigida e composta che mi indusse inconsciamente a raddrizzare la schiena e sollevare le spalle. La spontaneità del mio gesto mi fece capire immediatamente che mi trovavo davanti a una persona autorevole e che sapeva il fatto suo e ciò fu dimostrato dalle parole che pronunciò un secondo dopo. «Qui alla Grimaldi Corporation cerchiamo persone competenti e volenterose, che mettano passione in ciò che fanno e che siano sempre disponibili. Non sono accettati comportamenti inappropriati che possano mettere in cattiva luce l'azienda, né sviste o imperfezioni. Siamo una grande macchina che funziona solo perché ogni sua componente è efficiente, basta un solo pezzo malfunzionante e la macchina si blocca. Non devono esistere ingranaggi bloccati qui dentro.» Riuscì a pronunciare tutto il suo monologo senza fare nessuna pausa evidente per respirare.

E allora non ci siamo proprio, pensai, già mi si sono inceppati gli ingranaggi del cervello. Mi massaggiai lievemente le tempie, chiedendomi se fosse possibile parlare a un ritmo talmente veloce. Probabilmente nel tempo libero gli piace rappare. O magari fa gli scioglilingua. Tentai di immaginare l'uomo elegante davanti a me che faceva scioglilingua per addormentarsi, invece di contare le pecorelle, e mi scappò una lieve risata che camuffai con un colpo di tosse.

«Signorina Riviero» mi richiamò l'uomo davanti a me in quel momento. «Le ho chiesto che esperienze ha nel campo della moda.» Concentrati, cavolo! Vuoi questo lavoro o vuoi andare a vivere con papà e faccia da botox?

«Poche, signore. Avevo un ruolo minore nella mia precedente azienda.»

«Ah» fu la sua unica risposta e il linguaggio del suo corpo cambiò radicalmente. Se prima aveva messo da parte i documenti che stava firmando, ora aveva ripreso la penna in mano e non mi prestava più della giusta attenzione necessaria, come se avesse già deciso se fossi adatta alla sua azienda o meno. Ed ero abbastanza sicura che volesse liberarsi di me il prima possibile per poter continuare il suo lavoro.

Nella hall mi ero un tantino rilassata: credevo che sarebbe stato un colloquio più semplice del previsto e che, dal momento che il mio potenziale nuovo capo era alle prime armi, avrei ricevuto un po' di empatia, per non dire compassione. Ma, a quanto pareva, l'esito di quel colloquio si accingeva a essere esattamente come lo avevo immaginato: con poche possibilità di riuscita.

«Però sono volenterosa e imparo facilmente. Inoltre, conosco le mode dell'alta società» continuai, sperando che la decisione finale non fosse già stata presa. «Posso essere un tramite con altre aziende, con altri personaggi di spicco. Sono abbastanza confidente da poter dire che potrei essere la persona che fa al caso vostro.»

«Ma davvero?» disse Marzio Grimaldi sollevando lo sguardo dal foglio e rivolgendomi un'occhiata veloce piena di sarcasmo. Se non fosse in gioco la mia vita, ti risponderei a dovere, arrogante!

«Sì, signore. Potrei davvero esserle utile ed ampliare la sua clientela e ciò che serve alla Grimaldi Corporation sono proprio degli agganci» aggiunsi, esponendo a voce alta ciò che le mie indagini avevano prodotto. Mi ero informata per bene, per quel colloquio. E sapevo che uno dei punti deboli di quell'azienda era non avere clienti fissi importanti.

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now