Capitolo 27

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Erano le nove meno un minuto quando bussai alla porta dell'ufficio del mio capo. In tutti quei mesi in cui avevo lavorato lì, non ero mai stata così puntuale. Neanche quando mi ero trasferita a due passi dall'azienda, nell'appartamento di Marzio.

Ma quella mattina, la mia testa pensava a una cosa sola: mettere in atto Oreste.

Non sapevo ancora bene come agire. Sapevo solo che lo avrei fatto pentire amaramente della sua indifferenza.

«Avanti» mi rispose con calma da dentro la stanza.

Era seduto alla sua scrivania, con le maniche arrotolate come ogni volta in cui era estremamente impegnato. Tuttavia, stavolta c'era un'altra persona nella stanza con noi.

Una ragazza dai capelli rossi a caschetto liscissimi mi stava fissando da dietro la montatura dorata dei suoi occhiali. Aveva l'aria incerta di chi non sa bene come comportarsi e le sue mani si aggrappavano alla borsa come fosse un'ancora di salvezza.

«Daphne, sei in an-» iniziò a dire Marzio sorpreso, interrompendosi prima di finire. Gettò uno sguardo all'orologio e invece di finire di pronunciare ciò che chiaramente era la parola "anticipo", si corresse dicendo: «Sei puntuale.» La frase era cambiata, ma la sorpresa nella sua voce era rimasta comunque.

Gli gettai un'occhiataccia, facendogli capire che non era una cosa carina da dire davanti ad altre persone.

«Buongiorno» disse a quel punto quella ragazza, alzandosi in piedi senza abbandonare la sua borsa. Indossava un abito nero che la faceva sembrare più magra e minuta di quanto già non fosse e i tacchi contribuivano a stento a farla sembrare più alta.

«Daphne» disse Marzio, richiamando la mia attenzione. «Lei è Elvira, una nuova tirocinante. Rimarrà con noi per qualche settimana.»

«Buongiorno» risposi allora. Aveva un'aria indifesa, mi faceva quasi tenerezza. Si vedeva che non era abituata al mondo lavorativo e che era totalmente spaesata.

«Puoi guidarla tu per questo periodo?» mi chiese Marzio risiedendosi alla scrivania. «Mattia è troppo occupato e tu ormai lavori qui da un po'.»

«Va bene» dissi annuendo. Era così strano dover guidare qualcuno come aveva fatto con me Mattia pochi mesi prima. Speravo di non deludere le aspettative di quella ragazza che mi stava osservando con lo sguardo di chi dice: "sono nelle tue mani".

«Bene allora» dichiarò Marzio, come se avesse un problema in meno da risolvere. «Daphne, tu resta un momento. Elvira, puoi aspettarla nel corridoio. Non ci vorrà molto.»

La porta si chiuse alle mie spalle e Marzio si avvicinò al punto in cui ero rimasta incollata al pavimento.

«Ho una cosa per te» disse, tirando fuori un oggetto familiare dalla tasca posteriore dei pantaloni.

Il mio cellulare, di cui mi ero totalmente dimenticata, era tornato nelle mie mani. Perfettamente scarico.

«È scarico anche il mio» commentò, notando come lo schermo fosse rimasto spento.

«Ieri sera non siamo andati a prenderli quando è tornata la luce» aggiunsi, sollevando il viso verso di lui. Vidi chiaramente la sua espressione diventare seria dopo le mie parole.

«Mi era passato di mente» rispose, passandosi una mano tra i capelli. I miei occhi seguirono il suo gesto e le mie dita ebbero un fremito, ricordando la morbidezza di quelle ciocche castane.

«E perché mai?» gli chiesi, facendo un piccolo passo verso di lui. Era l'occasione perfetta per iniziare a mettere in moto Oreste. «Forse avevi altro per la mente» continuai, con un altro piccolo passo.

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now