Capitolo 9

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Il giorno dopo, in ufficio regnava uno strano silenzio. Non che di solito vi fossero anime vive sul mio piano, ad eccezione di Mattia e di Grimaldi, ma mi aspettavo più segni di vita, considerando quanto era indaffarata l'azienda quella settimana.

«Ma dove sono tutti?» chiesi a Mattia, mentre correvamo verso l'ufficio di Grimaldi.

«Ai piani inferiori. Oggi regna il caos.» Mi voltai, vedendo calma piatta, e lo osservai dubbiosa.

«Vuoi passare sotto a vedere?» mi propose con ironia.

«No, no. Non sia mai.» Grimaldi ci aveva convocato con estrema urgenza nel suo ufficio e pensare, anche solo lontanamente, di poter dare una sbirciatina agli altri piani era impensabile.

«Siamo qui» disse Mattia entrando nell'ufficio del capo. «Cosa succede?»

«LI LICENZIO TUTTI QUEI MODELLI! E FARÒ IN MODO CHE NON POSSANO LAVORARE IN NESSUN ALTRO POSTO» sbraitò, facendomi sussultare.

«Qual è il problema?» Il tono che Mattia aveva usato, aveva calmato persino me ed ebbe un effetto miracoloso su Grimaldi, che si passò una mano tra i capelli facendomi notare le profonde occhiaie sul suo viso.

«La metà di loro è stata ingaggiata per un'altra sfilata questo sabato.» Sì, perché la Grimaldi Corporation avrebbe tenuto una magnifica sfilata per presentare la nuova collezione quel sabato.

«Lo possono fare? Non hanno un contratto da rispettare?» chiesi. Gelo. Gelo polare. Questo è quello che calò in quella stanza quando Marzio Grimaldi mi fissò con occhi di ghiaccio.

«Certo che hanno un contratto da rispettare» disse come se fossi stupida. «Preferiscono pagare un'ingente penale piuttosto che sfilare.»

«Li ha fatti arrabbiare?» chiesi senza riflettere. Okay, non è il momento di fare sarcasmo. Anche Mattia si era unito al mio capo nel lanciarmi occhiatacce.

«È qualcosa che possiamo risolvere facilmente, non preoccuparti» disse Mattia.

Osservai Grimaldi, notando che i suoi occhi apparivano meno angosciati e capii che ciò era dovuto non tanto alle parole di Mattia, quanto alla sua presenza in quella stanza. La fermezza della sua voce, la profondità dello sguardo e la capacità di rasserenare chi lo circondava senza il minimo sforzo, alimentarono l'ammirazione che provavo nei suoi confronti. Sapere che qualcuno così lavorava nella mia stessa azienda mi diede un senso di sicurezza inaspettato e compresi maggiormente il motivo per cui Grimaldi lo considerava il suo braccio destro e non solo uno stretto collaboratore.

«Chi li ha assunti?» chiese Mattia, interrompendo i miei pensieri.

«Arabesque» disse semplicemente Grimaldi, chiudendo gli occhi.

«Oh, li conosco!» mi intromisi, sentendo quel nome. «Producono dei vestiti magnifici!».

Oh mamma, ora si sta arrabbiando davvero. La vena sul collo di Grimaldi rischiava di esplodere da un momento all'altro e io avrei potuto fare la stessa fine sotto il suo sguardo.

«Riviero, non l'ho chiamata per elogiare la concorrenza.»

«Scusi, signore» sussurrai colpevole.

«Vuoi che contatti degli altri modelli?» si offrì Mattia, distogliendo Grimaldi dall'attacco di irritazione che gli avevo causato.

«Mi faresti un favore. Questa è la lista.» Mattia la prese e uscì correndo dalla stanza, lasciando me e Grimaldi soli. Ritrovarmi di nuovo davanti a lui, senza Mattia al mio fianco, dopo la discussione del giorno prima, aveva riacceso una scintilla di rabbia dentro di me che non sarei riuscita a sopprimere se non fosse stato per i problemi legati alla sfilata.

Miele nei tuoi occhiWhere stories live. Discover now