Capitolo 29

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E ora che faccio, pensai soltanto. Elvira mi stava fissando in attesa e più tempo passavo a non rispondere, più la cosa sarebbe sembrata sospetta.

«No» risposi con una risata che sembrava forzata anche per le mie orecchie.

«Sei sicura?» rispose infatti lei. Dovevo migliorare le mie abilità nel mentire. Non avrei avuto vita lunga continuando di quel passo.

«Ah ah» risposi, portandomi una mano sotto il mento. «Perché?»

«Mi era sembrato.»

Che significava "le era sembrato"? Come aveva fatto a captare che c'era qualcosa tra me e Marzio? Era davvero così evidente? Insomma, quella mattina eravamo rimasti tutti e tre nella stessa stanza per quanto? Tre minuti al massimo. E lei era riuscita a percepire qualcosa che non avrebbe dovuto.

Aveva un intuito che non era per nulla da sottovalutare e avevo la sensazione che sarebbe stata in grado di capire anche cosa stava succedendo davvero tra la mia famiglia e quella di Marzio semplicemente guardandomi in faccia. E ciò non doveva proprio accadere.

«Non c'è niente tra me e Marzio» risposi con un po' più di convinzione rispetto a poco prima.

«Allora perché lo chiami "Marzio" e non "signor Grimaldi"?» mi chiese lei con un sorriso.

Cavolo, pensai semplicemente. Ero certa che anche il mio viso stesse riflettendo i miei pensieri con un'espressione sorpresa.

«I nostri padri si conoscono» dissi velocemente, camminando verso il mio ufficio.

Dovevo scappare da quella situazione il prima possibile. Ero davvero in pericolo. In primo luogo, Elvira avrebbe potuto estorcermi informazioni compromettenti senza che io me ne rendessi conto. In secondo luogo, il pericolo di orecchie che ci stessero ascoltando era davvero elevato.

Neanche avevo fatto in tempo a completare i miei pensieri che la porta del mio ufficio si aprì proprio mentre stavo per mettere la mano sulla maniglia.

Mi ritrovai a fissare una camicia blu e non avevo intenzione di sollevare gli occhi verso il volto del suo proprietario.

Cosa diavolo ci faceva nel mio ufficio?

D'accordo, lui era il capo lì dentro, quindi poteva andare doveva voleva senza dover dare spiegazioni.

Ma aveva scelto proprio il momento sbagliato per farsi un giro nell'azienda.

Ero sicura che aveva ascoltato tutto quanto. Ogni singola parola. Dall'argomento Pierre a quello su di noi. Ed ero altrettanto sicura di essere nei guai.

«Ben tornate» disse semplicemente, quando anche Elvira doveva essere entrata nel suo campo visivo.

Io tenevo semplicemente i miei occhi incollati alla sua camicia, con la coscienza palesemente sporca.

«Come è andato il pranzo con il signor Chevalier?» chiese con una voce apparentemente tranquilla.

«È stato piacevole» rispose Elvira, mentre io mi ero pietrificata davanti all'ingresso del mio ufficio.

«Mi fa molto piacere» commentò allora Marzio con un tono di voce apparentemente neutro.

Era arrabbiato. Ne ero sicura. Non poteva essere così tranquillo se si parlava di Pierre.

«Daphne» disse poi, facendo direttamente il mio nome. «Nadia voleva sapere se stai bene» disse semplicemente. «Forse dovresti chiamarla. Era preoccupata perché non rispondi al telefono»

Sollevai la testa di scatto, sentendo il nome della mia amica. «Nadia?» chiesi sorpresa.

Come avevo fatto a dimenticarmi di lei. Vero che avevo avuto altro a cui pensare, ma dovevo assolutamente sapere come era andata la serata con Mattia dopo che avevano scaricato me e Marzio sul marciapiede come due sacchi della spazzatura.

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