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-Ragazzi, vi devo dire una cosa.- disse con la bocca piena Michael.
-Oddio. Sei gay!- quasi esclamò Ash, dopo aver sorseggiato un po' di birra.
-No, idiota, no.- lo fulminò con lo sguardo, mentre noi altri ridevamo sotto i baffi. -Comunque.. Mi sono innamorato.- disse, gonfiando il petto.
-Oh povero.- dissi io, concentrandomi sul mio panino
-E chi è la ragazza?- chiese Luke, azzannando il suo panino.
-Jessie, Jessie Caalem.- sorrise, quasi intimidito.
-Sono contento per te.- gli sorrise Ash, finendo l'ultima patatina.
-Salvati appena puoi.- gli dissi io, piatta.
-Mi trovo d'accordo con Amanda.- disse Luke, lasciandomi quasi senza fiato. Conoscevo Luke da mezzo anno, più o meno. Eravamo amici, parlavamo normalmente e a volte scherzavamo pure. Ma le emozioni che avevo provato stamattina non le avevo mai provate per un amico. Non appena gli altri ragazzi iniziarono a chiaccherare sull'interrogazione di chimica gli occhi blu di Luke guizzarono su di me. Mi sentii quasi avvampare, e mi ci volle tutta la forza di questo mondo per alzare lo sguardo. Non appena incatenai i miei occhi verdi ai suoi azzurri, mi sentii in una bolla. Solo io e lui, esternati dal mondo. Gli sorrisi, cosa che un'amica comune fa a un altro amico no? Come risposta si leccò il labbro inferiore, guardandomi con occhi diversi, affamati. Selvaggi. Distolsi subito lo sguardo, ma vidi di striscio il ghigno del biondo.
-Luke, tu come sei messo per l'interrogazione?- chiese Ash, rubando una patatina a Calum.
-Interrogazione?- la sua voce profonda mi rimbombò nelle orecchie.
-Chimica amico, chimica.- Calum diede uno schiaffo alla mano di Ash, che stava cercando di rubare un'altra patatina.
-Cazzo.- imprecò, arricciando le labbra.
-Mi farò aiutare da qualcuno. Calum, eri tu quello bravo in chimica vero?- domandò all'amico, sorridendo.
-Ti sbagli. Se c'è qualcuno che è bravo qui è Amanda.- ghignò, lanciandomi un'occhiata.
-Ti sbagli, conosco bene il nostro programma, non quello della quarta.- mi difesi prontamente, sapendo per certo che sarei scampata da quella situazione.
-Scherzi? Hai aiutato pure me, e forse è stato l'unico voto decente che ho preso.- disse Ash, lottando con Calum. Pura e triste verità, in chimica non mi batteva nessuno.
-Perfetto allora.- mi sorrise Luke.
-Ragazzi, vado a pagare.- Ash si alzò, seguito da Calum. Mi diressi anche io verso l'uscita, quando una mano mi bloccò il polso.
-Luke, non ti ho detto che accetto l'offerta di darti ripetizioni.- riconobbi il profumo fresco e forte. Mi trovai a poca distanza dal suo viso, con il cuore a mille, le gambe tremanti e un forte dolore al polso. Ottima situazione, brava Amanda.
-E' l'occasione che tutte aspettano.- il suo tono non lasciava molto spazio all'immaginazione.
-Dimentichi una cosa. Io non sono tutte.- gli tenni testa, alzando un sopracciglio in segno di sfida.
-Mi piaci Colson.- mi guardò furbo, avvicinandosi a me. -La chimica diventerà veramente interessante con te.- soffiò sul mio viso, lasciandomi quasi senza fiato.
-Te lo dico solo una volta. Lasciami il polso.- dissi, a denti stretti. Il dolore mi stava portando via l'ossigeno, mentre sentivo il sapore amaro delle lacrime salirmi in gola.
-Dimmi che mi aiuterai, e ti lascio andare.- si avvicinò ancora. Il mio cuore prese a battere così velocemente, che iniziai a pregare tutti i santi per non farlo sentire a Luke. Dovevo dimostrarmi forte, potente. Non una delle tante oche che gli correvano dietro solo per scopare. Era strano, non si era mai comportato così con me, mi guardava solo con gli occhi con cui si guarda un'amica. Ma ora nei suoi occhi vedevo fame, desiderio, lussuria. Un leone affamato, il mare in tempesta.
-E va bene.- mi arresi, sbuffando. -Gentilmente, mi lasci andare? Grazie.- sorrisi amaramente, guardando per l'ultima volta gli occhi azzurri di Luke.
-Okay, facciamo così. Ci troviamo alle tre da me, niente obiezioni. Intesi?- lasciò la presa, non allontanandosi nemmeno di un millimetro.
-Già oggi?- chiesi stupita.
-Abbiamo cinque giorni per ripassare questa materia del cazzo.- roteò gli occhi al cielo.
-Non so nemmeno dove abiti, idiota.- cercai di trattenere una risatina.
-Ti mando un messaggio con il nome della via, a dopo dolcezza.- ammiccò, uscendo dal ristorante. Non ebbi nemmeno il tempo di ribattere, di dirgli che quel nomignolo non lo poteva usare con me, che Ash mi cinse da dietro.
-Dolcezza, cosa ti ha detto?- mi baciò la guancia.
-Nulla, mi ha solo detto di dirvi che è scappato a casa per vari problemi.- scrollai le spalle, voltandomi.
-E per le ripetizioni?- mi guardò dubbioso.
-Vado da lui alle tre.- sorrisi, per convincerlo.
-Am..- piegò la testa da un lato, scrutandomi.
-Ash, sono grande e vaccinata per sapere quello che voglio e quello che non voglio fare. Luke è un mio amico, e dato che mi ha chiesto un favore che non mi costa fatica, posso aiutarlo.- dissi, sicura di me stessa. Deglutii forzatamente, cercando di non pensare al bruciore del mio polso.
-Va bene, ma sbrigati, sono le due e un quarto e la casa di Luke non è per niente vicina.- mi baciò la fronte, dolcemente. Ash sapeva perfettamente come prendermi, come capirmi e come aiutarmi. -Sappi però che non acconsento, io ti ho messa in guardia.- disse infatti, dopo vari secondi. Risi alla sua faccia buffa mentre guardava altrove, arricciando la bocca.
-Tranquillo Ash, tornerò viva te lo prometto.- lo salutai, sventolando la mano in aria per salutare gli altri due. Uscii, venendo a contatto con l'aria fresca di ottobre. Cacciai le cuffie nelle orecchie, quando mi arrivò un messaggio.
"25, Avenue Strett." lessi. Luke, sicuramente era lui. Misi il telefono in tasca, per poi controllarmi i polsi che Luke aveva stretto poco fa. I segni rossi erano solo leggermente gonfi, nulla di pericoloso. Ma alcune cicatrici si stavano riaprendo. Mi contorsi in una smorfia di dolore, coprendoli con la manica della felpa. Avevo iniziato a tagliarmi un anno fa. Il ragazzo che amavo mi lasciò, dicendo che non ero abbastanza carina. Abbastanza gentile. Abbastanza femminile. Abbastanza alta. Semplicemente per lui non ero abbastanza. E dopo due settimane conobbi Ash, colui che ora sapeva tutto. Aveva anche cercato di farmi smettere, ma era più forte di me, dopo un anno, tagliarmi era come un'abitudine. Camminai per quasi dieci minuti, fino a quando arrivai al numero 25 di Avenue Strett. Davanti a me si presentava un piccolo pezzo in ciottolato, che portava alla porta di una casa bianca, a tre piani. Il giardino era elegantemente abbellito da un piccolo acero rosso, mentre ai lati vi erano fiori di tutti i tipi. Presi un bel respiro, chiedendomi solo ora perchè avevo accettato quell'invito. Percorsi decisa la breve stradina, e non appena arrivai, mi venne un irreffrenabile voglia di darmela a gambe, correre in Messico sotto falso nome e ingozzarmi a non finire di patatine con chili piccante. L'idea non era brutta, ma dome diceva il detto, via il dente via il dolore. Così bussai tre volte alla porta in legno scuro, sentendo la gola farsi secca. Il telefono segnava le tre in punto. Ero in perfetto orario, stavo per riaquistare la mia forza di volontà, quando la porta si aprì. Potevo morire. Sciogliermi sul tappetino con la scritta "Welcome!" sarebbe stata la cosa più intelligente da fare davanti a quel ragazzo. Sentii il sangue andarmi nelle orecchie, pulsando violentemente, mentre il cuore stava firmando le carte per la dimissione immediata. Restai indietro con il fiato da quanto era bello.
-Oh, ciao Amanda.- mi sorrise Luke, strofinandosi i capelli biondi in un asciugamano bianco candido. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma le parole mi si fermarono in gola.. per fortuna.
-Che c'è?- chiese, scrutandomi. Scossi la testa, cacciando indietro la saliva di troppo formatasi da quella visione. I capelli biondi bagnati gli cadevano sul viso, lasciando goccioline ovunque, mentre alla vita teneva legato un'asciugamano bianco. Solo un asciugamano bianco. Mannaggia al libro di profeti, cazzo!
-Nulla, nulla.- dissi, più a me stessa che a lui. Si accostò alla porta, facendomi entrare.
-Permesso..- dissi, timida.
-Siamo soli.- appena mi girai verso lui mi trovai a pochi centimetri dal suo corpo, ancora umido. Pronunciò quella frase in maniera profonda, intensa. Mi vennero quasi i brividi sotto il suo sguardo. Seppur i suoi occhi fossero il colore dell'oceano, sapevano bruciarti la pelle, penetrarti nell'anima, farti sentire nuda. -Mia madre è da mia nonna, siamo solo io e te.- ripetè, ma a bassa voce.
-Bene.- mi schiarii la voce, indietreggiando di un pezzo per evitare che le mie ovaie gli esplodessero sull'entrata. Voltai lo sguardo al salotto. Lo stile era molto moderno, i mobili erano color crema, mentre il divano era molto grande e nero, in pelle. A sinistra invece, vi era la cucina, spaziosa e moderna pure quella. Al centro vi era un enorme bancone, completo di piano cottura.
-Andiamo a studiare?- propose Luke, iniziando a salire le scale.
-Certo.- respirai il più profondamente possibile, ammirando la sua schiena nuda. Di questo passo sarei esplosa, e ciò non era buono. Dovevo mantenere l'autocontrollo. Salii le scale, seguendo la figura imponente del biondo. Entrai in una stanza abbastanza grande, con un enorme letto dalle lenzuola blu. Le pareti erano nere, con poche foto appese dalla parte della scrivania in legno scuro. Sopra vi erano appoggiati il libro di chimica e il quaderno, probabilmente degli appunti. Nella parete davanti a me vi era una porta finestra dalle tende bianche, che dava probabilmente a un terrazzo, un balcone. Vicino ad esssa, vi era appoiggiata una chitarra elettrica bianca, e una chitarra classica in legno chiaro. Un microfono giaceva davanti alla prima, collegato a un aplificatore. L'avevo già visto, alle prove dei ragazzi varie volte.
-Mi hanno detto che tu canti.- si sedette sul letto, probabilmente capendo che stavo pensando alla loro band.
-Ohm, ehm.. No.- roteai gli occhi al cielo.
-Non sei molto credibile, sai?- rise, divertito dal mio imbarazzo.
-Oh, ma fottiti Hemmings.- borbottai.
-Semai sono io che fotto te.- mi tenne testa.
-Ti piacerebbe.- ridacchiai, sarcastica.
-Sinceramente? Tanto.- si morse il labbro. Spalancai la bocca, sorpresa dalla sua risposta.
-Ti vesti?- cambiai argomento, schiarendomi la voce, nervosamente. Quel pomeriggio si stava concludendo male, molto male se fossimo andati avanti così.
-Ti dà fastidio il mio corpo nudo?- si alzò, camminando verso me.
-Sinceramente?- ripetei il suo tono. -No.- capii che stare al suo gioco era l'unico modo per sopravvivere a quel pomeriggio.
-Quindi se mi tolgo anche l'asciugamano..- portò le sue grandi mani sui lati della salvietta bianca.
-Evita.- gliele afferrai prontamente, strizzando gli occhi. -Per me dovremmo iniziare a studiare.- proposi.
-Per me dovremmo rimandare a domani.- mi corresse.
-Non sarebbe una brutta idea.- ragionai, facendo illuminare i suoi occhi color oceano. -Quindi io vado.- feci per avviarmi verso la porta, sorridendo felice, quando le dita di Luke mi strinsero per un braccio, sbattendomi contro il muro freddo. Si avvicinò così tanto che potei sentire il suo respiro caldo sulla mia guancia.
-Quanto siamo violenti, Hemmings.- ridacchiai, gestendo bene la tensione che quella poca distanza stava creando.
-Stai giocando con il fuoco.- ghignò, sfregando il naso contro la mia guancia.
-Non mi spaventa.- dissi solo, mentre i suoi denti prendevano un pezzo della mia guancia, mordendolo appena. -Hemmings, staccati.- digrignai i denti, respirando profondamente.
-Nessuno mi tiene testa come fai tu.- sospirò, passando al lobo del mio orecchio. -Mi eccita tutto ciò.- disse poi, passando la lingua sul mio lobo. Stavo letteralmente impazzendo, dentro di me vi era un grande caos, nemmeno io sapevo spiegarlo. Nell'angolino ragionevole della mia mente, trovai la forza di posargli le mani sulle spalle, respingendolo bruscamente.
-Sono qui per aiutarti Luke, non per scopare.- dissi, dura.
-Te l'ho già detto che amo il modo in cui mi tieni testa?- rise, dirigendosi verso la scrivania.
-Semplicemente non sono una troia.- scrollai le spalle, seguendolo.
-Stai pur certa che riuscirò a strapparti i vestiti di dosso.- ghignò, aprendo il libro.

try hard[efp]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora