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-Respira, ti prego.- ero poggiata al divano, le gambe lungo i cuscini, la voce di Ash che cominciava ad avvicinarsi. Dalla mia bocca uscivano solo piccoli sospiri, piccoli sospiri strozzati. Ogni mia singola cellula formicolava, la testa girava.
-Amanda, ti prego.- ti voglio bene Ash, te ne voglio tanto. Una lacrima varcò la barriera dei miei occhi, rotolando silenziosa sulla guancia. Feci rotolare la testa da un lato, incontrando gli occhi di Luke. Quei cristalli azzurri velati dalle lacrime. Una piccola scarica elettrica mi percorse la schiena, e fu tutto una reazione a catena. Sentii i polmoni tornare alla loro grandezza normale, i blocchi che avevo alla gola si sciolsero. Pure il silenzio sembrava più vicino, in quel momento. Con la poca forza che raccimolai, mi misi seduta. Percorsi con la lingua le labbra secche, bagnandole appena. Erano tutti lì. Calum seduto sulla poltrona, si mangiava le unghie, mentre cercava di non guardare nulla in quella sala. Mike seduto a terra, la schiena contro la poltrona, la testa tra le mani. Ash sopra alla mia testa, i suoi occhi umidi concentrati su di me. Luke accanto al mio corpo, una piccola striscia bagnata sulla guancia, pallido in viso. Riempii i miei polmoni di aria, come a volerla raccimolare.
-Dio santo.- imprecò Ash, tirando un sospiro di sollievo. Venni accolta tra le sue braccia, sentivo il suo cuore battere freneticamente contro le costole. Non esitai un attimo, lo strinsi contro il mio corpo. Ne avevo bisogno.
-Scusa.- sussurrai piano, contro le sua t-shirt. -Scusa.-
-Non è colpa tua, lo sapevo che venire qui non era una buona idea.- mi carezzò i capelli, mentre le lacrime che sgorgavano dai miei occhi, lasciavano varie macchie sulla sua maglietta.
-Penso che devi rassicurare qualcun'altro, adesso.- ruppe quel contatto, alludendo al biondo. Annuii, ancora instabile. Vidi i suoi occhi. I suoi occhi azzurri così dannatamente lucidi. Per me. Per colpa mia. Ash portò fuori i ragazzi, rassicurandoli che dopo mi avrebbero parlato con calma. Era lì, fermo, i pugni chiusi lungo i fianchi, la mascella contratta. E io ero incapace di muovere un solo passo. Pietrificata dalle sue lacrime. Ancora debole, sotto shock da quello che era accaduto poco prima. Era come se il pavimento fosse l'estremità di una calamita, e i miei piedi fossero l'altra. Ma non appena abbassò lo sguardo, il mondo mi cadde addosso. Letteralmente. Trovai la forza di muovermi verso lui. Ma non feci altro che sfiorargli la guancia con la mano, fredda a contatto con la sua pelle calda.
-Luke.- sussurrai, mentre le lacrime pulsavano insistenti nei miei pozzi verdi. Ma le labbra, quelle labbra che plasmavano alla perfezione le mie, stavano chiuse, in un contatto forzato. Non diceva nulla, se ne stava con la testa girata verso sinistra, incapace di guardarmi.
-Lukey.- ripetei. Mi ricordavo di quel nomignolo, mi ricordavo il momento in cui l'avevo usato. Mi ricordavo la sua reazione, che però si rivelò totalmente diversa.
-Non me ne hai mai parlato.- la sua voce fu come una folata di vento gelido. Portai la mano lungo il mio fianco, aumentando la distanza tra noi.
-Li avevo superati, lo sai.-
-A me non sembrano tanto superati, Amanda.- il modo in cui la sua lingua fece scivolare il mio nome fuori dalle sue labbra mi fece capire che non era arrabbiato. La sua era preoccupazione.
-Cosa credi? Che possa programmare gli attacchi?- mi gelai sul posto.
-Ho avuto paura.- disse, portando i suoi occhi nei miei. -Tanta.- strinse le labbra. -Vederti così, gli occhi fuori dal mondo, il respiro bloccato.- le nocche dei pungi diventarono bianche, ogni singolo muscolo si contrasse. -Cosa è successo?-
-L'ho vista. Sdraiata a terra. Piangeva. Piangeva e suo padre le urlava contro. La sera del 15 gennaio. Una Budweiser da 75cl.- quella volta fu la mia testa a voltarsi. -La rabbia di Joseph mischiata all'alcool fece tirare quella bottiglia contro la piccola. I resti di birra puzzavano sul pavimento, si mischiavano al sangue che le usciva dal fianco sinistro. Le urla sono ancora nella mia testa.- un singhiozzo scappò dal muro che cercavo di tenere in piedi, per nascondere i miei sentimenti.
-Cristo.- digrignò i denti. Mi avvolse a sè. Le sue braccia muscolose stringevano il mio corpo, era inutile rinnegare che quel ricordo non mi faceva nessun effetto. Avrei voluto tanto che fosse così, ma come dice Hazel Grace, il mondo non è un ufficio esaudimento desideri. Mi carezzò dolcementela guancia. Il cuore mi batteva forte forte in petto. Le sue labbra rosee avanzarono verso le mie, ma la serratura che scattò ci fece pietrificare. Joseph, Catherine e Lucie entrarono dalla porta.
-Oh, buongiorno!- un sorriso aleggiò sul volto di Catherine, che si spense appena vide i miei occhi arrossati. -Tesoro, che è successo?- mi trascinò sul divano, mentre Joseph andava di sopra con Lucie.
-Sto bene, grazie. E' stato solo un momento di stress.- cercai di rassicurarla, sorridendole. Lei, per tutta risposta, guardò Luke.
-Si, sa com'è.. Essere lontani da casa non è mai bello, soprattutto se la distanza è come questa.- spiegò il biondino, tenendomi la parte.
-Non voglio forzarti, va bene Amanda.- la sua mano calda, coperta dal maglione grigio, toccò la mia. -Ascolta, tuo padre stasera ha prenotato in un ristorante. Vorrebbe davvero che tu andassi con lui, va bene?- propose, mentre i suoi occhi azzurri mi guardavano dolcemente. Avrei tanto voluto dirle di no, che non ero per niente stabile, che non volevo sedermi allo stesso tavolo con quell'uomo. Ma come potevo dire di no a tanta dolcezza? Era una cosa impossibile, e anche se a malincuore, sotto lo sguardo di Luke, annuii.
-Davvero?- esclamò euforica, mentre la bocca di Luke si spalancava.
-A patto che torniamo presto. Domani abbiamo il volo, e dobbiamo essere riposati.- spiegai cauta, mentre Luke si abbassava, piegandosi sulle ginocchia.
-Am, sei sicura?- mi sfiorò la mano, facendomi partire una serie di scosse veloci per tutto il braccio.
-Si.- riuscii a dire solo due misere lettere. Catherine lasciava i suoi occhi su di noi, immobili, fissi sulle nostre mani. In pratica avevo una mano in quella di Catherine, e l'altra in quella di Luke. Bene, che il momeno di preghiera abbia inizio. Ci mancava solo il rosario ed eravamo al top.
-Bene, sarà meglio che vada a controllare come procede il bagno a Lucie, l'ultima volta che Joseph gliel'ha fatto il bagno era una pozza unica di acqua e sapone.- rise Catherine, alzandosi dal divano.
-Siete una coppia bellissima, comunque.- strizzò l'occhio, in fare molto complice. Sgranai gli occhi, seguita da Luke. Nemmeno il tempo di ribattere, che la donna bionda era scomparsa.
-Ora è meglio se andiamo dagli altri, saranno molto preoccupati.- mi lasciò un piccolo bacio in fronte, alzandosi.

try hard[efp]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora