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Per tutto il resto del film, non feci che torturarmi le unghie, mentre un dolore al petto rimaneva costante. Ero così delusa, delusa da quel ragazzo che quella mattina mi aveva fatta sentire speciale. Non appena il film finì, scattai in piedi, convinta di vedere quello che succedeva di sopra. Una grande mano mi fermò, attorcigliandosi attorno al mio braccio.
-Ash, lasciami.- dissi, fredda. Calum e Michael dormivano, beatamente. Io e lui potevamo parlare di tutto, anche di quello che con gli altri non parlavo.
-No. Tu.. Tu non puoi andare su. Lo sai.- mi guardò, mentre si alzava.
-Difatti me ne voglio andare.- dissi, mentre gli occhi si velavano di lacrime. Bastò un attimo al ragazzo riccio, solo un attimo per capire quello che succedeva. Mi accolse tra le sue braccia, mentre io ricacciavo indietro le lacrime, mutando il dolore, in rabbia. A quel punto, vidi la chioma di Jasmine scendere dalle scale, e salutandoci, uscì.
-Quella non la passa liscia.- borbottai, dirigendomi verso la porta.
-Furia scatenata, fermati.- Ash mi prese per i fianchi, mentre io continuavo a camminare a vuoto.
-Lasciami cazzo!- sbottai, spingendomi in avanti, per arrivare alla porta. Ma nulla, la mia forza era minore a quella di Ash, che a suo favore aveva tutta quella massa di muscoli. -Oh, fanculo.- sbottai, arrendendomi.
-Che succede?- un Luke stranamente tranquillo scese la scale, scrutando me e Ash.
-Io proporrei di mandarvi su, così potete parlare e chiarire tutto.- disse Ash, cercando di stare calmo. -Luke, pure noi dopo dobbiamo chiarire.- diventò serio. Mi diressi nella camera di Ash, con le braccia incrociate al petto e una voglia di chiarire con lui sotto terra.
-Ma che cazzo hai?- sbattè la porta.
-Non ho niente Luke, non ho niente! Lo capisci?!- esclamai, alzando le braccia al cielo.
-Ora tu mi dici che cazzo hai. Veloce.- mutò il comportamento, ma stavolta ero troppo ferita per abbassare la testa come un cucciolo indifeso. Se voleva tirare fuori il peggio di me, beh, ci sarebbe riuscito.
-Ascoltami bene, Lucas.- gli puntai il dito contro, avanzando. -Io mi sono fidata di te, mi sono aperta con te, mi sono pure lasciata andare. E questo lo sai bene, quasi meglio di me a momenti. Ma non sono una bambola, okay? Non puoi prendermi, sbattermi al muro e baciarmi, per poi scopartene un'altra. Devi capire che anche io ho un cuore, cazzo! Cosa pretendi? Che possa sempre dimenticare i momenti che mi fai passare? Che possa leggere la tua mente per vedere quando sei serio e quando non lo sei? Mi dispiace deluderti, mio caro, ma sappi che non sarò il tuo gioco, non sarò la tua bambola.- sibilai l'ultima frase a pochi centimetri da lui. Era rimasto impassibile, mentre i suoi occhi catturavano ogni movimento che io facevo, in preda a una rabbia così forte che si poteva mischiare all'euforia di potergli dire tutto quello che pensavo. Era bello avere la sensazione di avere il coltello dalla parte del manico, ti faceva sentire potente, solo ora capivo perchè Luke lo faceva così spesso. Ti faceva provare quell'adrenalina del sapere che le cose stavao andando così perchè tu lo volevi, che quella faccia spaesata era per le tue parole.
-Brava Amanda.- ghignò, scuotendo la testa. Respirai affannosamente, mentre lui si infilava le dita nel ciuffo biondo, sistemandolo. -Sai una cosa? Ti starei volentieri lontano, andrei con tante ragazze, perchè è questo che voglio. Ho 17 anni, quello che ho per la testa è il divertimento. Per meglio dire, quello che avevo per la testa era il divertimento. Perchè da quando quella mattina mi hai sorriso, io non ce l'ho più fatta. Sei diventata una mania, cazzo! Sei diventata un pensiero fisso, il tuo sorriso lo è diventato, la tua voce, i tuoi occhi, il mondo in cui ridi, il modo sicuro con cui ti atteggi.. Tutto. E Dio, non facevo che pensare al tuo corpo, alle tue labbra. Solo su quel fottuto treno ho trovato il coraggio di baciarti. Si, il coraggio, perchè tu sei un essere fragile, sei così vulnerabile da poterti rompere in mille pezzi con un solo tocco.- urlò, gesticolando. Ogni sua parola mi faceva perdere un battito, mentre lo stomaco si contorceva piano piano. -Poi le altre cose sono successe, una trascinando l'altra.- si avvicinò, piano. Ero ancora arrabbiata.
-Con Jasmine non è successo nulla, lo sai vero?- chiese, con fare ovvio.
-Ho dei dubbi.- lo fulminai. Si avvicinò al mio viso, così tanto che per poco pensai davvero che volesse baciarmi, come fece l'ultima volta.
-Non ho un erezione se non guardo te, come posso scoparmela?- sussurrò rude al mio orecchio. Sussultai a quella frase, che mi fece sorridere di poco. Poggiai le mani sul suo petto, spingendolo indietro.
-Non m'importa, devi farmi scaricare la rabbia e dopo, magari, torneremo amici.- dissi, respirando profondamente.
-Io conosco un modo per scaricare la rabbia!- gli brillarono gli occhi, mentre un sorrisetto malizioso gli si dipingeva in volto.
-Oh, si, pure io.- gli diedi una pacca sulla spalla, mentre me ne andavo. Solo che a contrario suo, scaricavo il mio stress semplicemente andando a correre. Oppure leggevo, ma quando la rabbia era tanta, correre la sbolliva tutta. Scesi le scale, e dopo aver salutato Ash mi diressi a casa, che fortunatamente non distava tanto da lì. Fu tutto automatico: chiave nella toppa, zaino a terra, cambio di vestiti, cuffie nelle orecchie, coda alta. Uscii, completamente cambiata. Feci partire una playlist abbastanza forte, e iniziai a correre verso il parco. Nuvoloni grigi ricoprivano cupamente Sydney, facendomela vedere sotto un altro aspetto. Nonostante la mancanza dei raggi del sole, vi era caldo. Abbastanza caldo da stare bene in pantaloncini corti e top. Correre mi aiutava a pensare. La musica sparata nelle orecchie, sembrava catturare tutta la mia negatività, mentre una strana energia saliva dentro me. Era una sensazione straordinaria, soprattutto per il fatto che stavi bene con te stesso, senza ricorrere a troppe cose messe insieme.
Arrivata al parco, mi misi seduta su una panchina, allungando le gambe pulsanti. Me le tirai bene, per sentire i muscoli distendersi piano piano. Fu una sensazione fantastica, dopo tanto sforzo veniva il piacere. Tolsi le cuffie, e non appena sentii una goccia bagnarmi il naso, volsi lo sguardo al cielo. Ma tutto quello che vidi fu un ciuffo biondo, che mi guardava sorridente con la mano bagnata.
-Che ci fai qui?- chiesi, riprendendo la mia gamba tra le mani.
-Passavo di qui e ti ho vista.- si sedette in fianco a me.
-Ash è un bastardo.- capii che a dargli quelle informazioni era stato il mio migliore amico.
-Abbiamo ancora una questione da risolvere io e te.- si voltò, guardandomi con quegli spiragli di oceano.
-Uuh, ne abbiamo di cose in sospeso Hemmings.- abbozzai un sorriso furbo.
-Sei così diversa da quando ti vedo a scuola..- disse, pensoso, deviando il discorso in maniera secca.
-Ah si?- inclinai la testa.
-Senti Amanda..- cominciò cauto. Sentire il suo nome pronunciato da quelle labbra così belle e dannatamente sexy mi fece partire dalla colonna vertebrale una miriade di brividi, che solleticarono tutta la sua lunghezza. -Mi sai dire perchè ho trovato del sangue sulla mia mano, oggi?- chiese, di colpo. Un colpo al cuore mi fece quasi bloccare il respiro.
-No.- volsi lo sguardo davanti a me, senza lasciar trasparire emozioni. Non era il mio forte parlare di quello che succedeva dentro di me, forse per il semplice fatto che non lo sapevo nemmeno io. Non lo sapevo spiegare, era tutto così confuso, così disordinato.
-Amanda.- la voce profonda di Luke assunse un tono di serietà che mai, MAI avevo sentito in lui.
-Amanda è una ragazza piena di problemi, Luke.- dissi, fissando l'albero secolare che si era rivelato altamente interessante per i miei occhi verdi. -Amanda non è come le altre, Amanda è diversa.- continuai, ridendo falsamente alla fine.
-E grazie al cielo che è così.- sentii il suo respiro solleticarmi il collo.
-Mi dispiace, ma non capisci un cazzo.- scossi la testa.
-Puoi parlarne, lo sai vero?- la pesantezza dei suoi occhi non mi fece abbassare lo sguardo, anzi. Lo rivolsi a lui, incastonando i suoi occhi nei miei, che in quel momento erano in balia di emozioni tutte diverse, in balia di cose che nemmeno io sapevo spiegare.
-Luke.- dissi, cauta. -E' un capitolo buio della mia vita. Ci sono caduta dentro, non voglio trascinare anche te.- sussurrai, mentre cacciavo indietro le lacrime.
-In due se ne esce con meno ferite.- disse, facendomi contorcere lo stomaco.
-Sempre feriti se ne esce.- abbassai la testa.
-Non m'importa.- il suo dito me la alzò, con cautela. -Amanda, finchè sarò con te, ferirmi o no non mi spaventa.- abbozzò un sorriso. -Io voglio aiutarti.- disse poi. Bum! Avevo voglia di strapparmi il cuore e gettarlo nel fiume che scorreva lì vicino, perchè tutto quel battere mi stava facendo dannatamente male. Si, certo, aveva battuto forte prima di ora, ma così intensamente mai. Ed era dannatamente strano, mi faceva sentire così schifosamente.. viva.
-Luke, tu non capisci.- scossi la testa, mentre alcune lacrime ofuscavano quella visione divina che avevo a pochi centimetri da me.
-Fammi capire allora, perchè detto tra noi, sei un gran casino.- mi fece sorridere, mentre lui attendeva.
-E' complicato, scusa. Io..- respirai profondamente, cercando le parole che mi morivano in gola.
-Ho capito.- dolcemente, mi zittì, poggiando sulle mie labbra il suo lungo dito ossuto. -Sappi che quando ne vorrai parlare, io ci sarò.- e detto questo, poggiò le sue labbra sulle mie. Un semplice, casto, dolce, bacio a stampo. E di nuovo il cuore riprese a battere sulla cassa toracica, come a volerla sfondare. Avevo quasi paura che Luke potesse sentirlo, il che sarebbe stato imbarazzante, dato che me lo avrebbe rinfacciato a vita. Eppure era questo il suo effetto. Mi mandava completamente in tilt, mi faceva sentire così bene ma così male allo stesso tempo, mi mandava a puttane tutto l'autocontrollo che avevo. Un giorno avremmo affrontato anche questo di discorso, perchè non è che io non apprezzassi i suoi baci, anzi.. Ma dato che tutto aveva una spiegazione, pure io pretendevo quella dei contatti tra le nostre labbra.

try hard[efp]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora