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Non mi sarei mai abituata al tocco delle sue labbra sulle mie. E la pelle ricoperta di brividi ne era la conferma.
-Siamo nella stanza del tuo migliore amico.- lo ripresi, poggiandogli le mani sul petto.
-Si, ma l'altro mio migliore amico ha davvero un bisogno estremo di prendere aria.- ghignò, provando ad avvicinarsi alle mie labbra.
-Ne avremo di tempo, Hemmings.- moricchiai il labbro inferiore, facendolo deglutire visibilmente a vuoto. -Ora direi di tornare dai ragazzi, è un po' che siamo qui.- dissi, prendendogli la mano e trascinandolo fuori dalla stanza.
-Dovresti metterti più spesso questi jeans, sai?- non lo vidi, ma dal tono capii che si stava mordendo il labbro. Usciva sempre un tono basso e roco quando lo faceva, era fottutamente sexy.
-Luke!- gemetti, trascinandolo verso le scale.
-Ti fanno un fondoschiena da urlo. Ancora di più di quello che è già, ovviamente.- ridacchiò alle mie spalle.
-Perchè devi essere sempre così pervertito?!- frustata, mi voltai verso di lui, trovando un ghigno divertito sulla sua faccia.
-Non sono pervertito, dico solo quello che vedo. E quello che vedo mi piace. Mi piace tanto.- con una mossa veloce, catturò le mie mani nelle sue, attirandomi a sè.
-Ho finito gli insulti, te ne rendi conto? Hai consumato ogni minimo insulto che potevo attribuirti!- sbottai, mentre lui sorrideva divertito. Lui sorrideva e io che per poco morivo dalla tanta bellezza, a così poca distanza da me.
-Questo perchè mi ami.- mutò in un sorriso strafottente, mentre le mie guancie andavano a fuoco.
-Dettagli.- per evitare di fargli notare il rossore delle mie guancie, mi voltai scendendo dai ragazzi.
-Ho detto di si!- l'urlo di Calum si percepì anche in fondo alle scale.
-Ci beccheranno, te l'ho già detto!- si difese Ash.
-Cosa sta succedendo?- chiese Luke, non appena entrammo in sala.
-Calum dice di andare alle piscine. Ash dice che è una stupida idea. Io dico che è geniale.- un Mike terribilmente accaldato si svetolò un giornale davanti al viso, buffando appena.
-Perchè no?- il biondo dietro a me scrollò le spalle, sorridendo a Calum.
-Perchè no?!- mi voltai, a bocca aperta. -Te lo dico io il perchè. Ci beccheranno, e quando ci beccheranno saranno guai. E quando saran- ma non riuscii a finire la frase, che le labbra del biondo finirono sulle mie. Un semplice contatto tra labbra non poteva scatenarmi la terza guerra mondiale nello stomaco. Eppure, era tutto sotto sopra.
-E' decisamente meglio quando ti bacio.- sussurrò, contro le mie labbra. -Prendi il costume, si va alle piscine.- mi strizzò l'occhio, mentre i ragazzi correvano a prendere il loro. Per essere precisi, a fregarne uno a Calum.

-Ragazzi, no. Finiremo nei pasticci, e non ho voglia di finire tra la lista di coloro che subentrano in piscina di notte. No.- una Beth decisa nel tono di voce, muoveva passi insicuri verso il cancello, mentre si rigirava una ciocca bionda tra le dita. -Non so nemmeno perchè ho accettato di farmi trascinare qui.- buffò.
-Ci divertiremo, e poi stasera fa decisamente troppo caldo per starsene a casa a grattarsi le pal..-
-Calum!- lo interruppe, strizzando gli occhi. Il moro rise, e mentre osservavo quella scena sentii il braccio di Luke avvolgermi le spalle.
-Non ti da fastidio, vero?- chiese al mio orecchio. Scossi la testa, in segno di negazione. Lo trovai un gesto terribilmente tenero, anche il fatto di chiedere se non volevo che mi tenesse a sè. Negli ultimi tempi trovavo tutto dolce o tenero, e di certo l'Amanda di mesi fa non l'avrebbe tollerato. Ma ahimè, l'amore ti cambia. Lentamente e silenziosamente, senza che tu possa fare qualcosa per fermarlo.
-Eccoci.- Mike buttò velocemente i salviettoni oltre la ringhiera. La piscina cittadinale era letteralmente enorme, con piccole piazze da dove uscivano getti d'acqua calda o fredda, scivoli, piscine interne più calde e un immenso parco verde. Anche se l'erba era sintetica, adoravo sdraiarmi lì, a leggere o ad ascoltare musica.
-Beth. Forcina.- la testa mora di Calum si abbassò alla serratura, e non appena porse il palmo aperto alla mia amica, lei gli poso una forcina sulla mano.
-Se riesco ad aprirlo con questa cosa voglio la statua. Lo sto facendo per voi, amici.- disse, sussurrando.
-Il problema è che l'idea è stata tua. Nessuno ti ha chiesto di trascinarci a irrompere di notte, nelle piscine cittadinali.- disse Beth, esasperata.
-Quanto la fai lunga.- buffò Calum, cercando di aprire la serratura. Osservai come Ash carezzò il braccio di Beth. E osservai la reazione che la mia amica ebbe. Si colorò di un rosso acceso, mentre un timido sorriso le si apriva in volto.
-Se quei due non si dichiarano entro ventiquattro ore dobbiamo intervenire.- sussurrò il biondo, con tono basso.
-In realtà sanno già cosa provano reciprocamente.- spiegai, pacata. -Vogliono solo vedere se è una buona idea mettersi insieme, tutto qui.- continuai, facendolo sorridere.
-Dio santo! Sono un fottuto genio!- nel mezzo di una chiaccherata, chi non si imbatte in un Calum Thomas Hood che balla per essere riuscito ad aprire un fottuto cancello?
-Stai zitto idiota! Ci sentiranno se urli ancora un po'!- Luke gli tappò la bocca, mentre entravamo. Ma in quello stesso momento, un tonfo ci fece drizzare le orecchie.
-RAGAZZI! L'ACQUA E' STUPENDA!- la testa verde di Mike spuntò dal bordo della piscina, mentre Ash scuoteva la testa, rassegnato.
-Calum!- un urlo stizzito di Luke gli uscì involontario. Mi voltai per vedere cosa stava succedendo, ma quello che vidi fu il moro che rideva e il biondo che si guardava schifato la mano. -Mi hai leccato la mano!- altro urletto.
-Sono punti di vista, Hemmings.- ridacchiò, poco prima di tuffarsi a due centimetri da Mike. Mi fu impossibile non ridere a quella scena, portandomi una mano davanti alla bocca.
-Cosa ci trovate di divertente?- gemette, pulendosi la mano palesemente schifato.
-Nulla, nulla.- tenni il labbro inferiore tra i denti, evitando di scoppiare a ridergli in faccia. Era buffo quando metteva il broncio. Buffo e terribilmente tenero. Eravamo a pochi centimetri di distanza, quando con un movimento agile e veloce, mi prese a sacco di patate.
-Lasciami giù!- risi, sentendo la pancia schiacciarsi contro la sua spalla ossuta.
-Tu ridi e io mi vendico.- disse semplicemente.
-Ovviamente.- lasciai uscire tutta la mia acidità in quella frase, roteando gli occhi al cielo. -Luke, ma che..- era un suo vizio, probabilmente gli piaceva stroncare a metà le mie frasi, sta di fatto che mi ritrovai sott'acqua a scalciare come una matta. Non appena riemersi, un ciuffo biondo appiccicato in fronte mi accolse.
-Tadaan!- esclamò, ridendo come un matto. -Dovresti vedere la tua faccia!- si piegò leggermente in avanti, cosa che andò a mio favore. Gli battei il palmo in testa, mandandolo sott'acqua. Sul mio viso nacque un sorrisetto compiaciuto, nel vederlo annaspare e schizzare acqua con le braccia. Non appena riemerse mi guardò in maniera omicida, assottigliando gli occhi a due fessure.
-Dai Luke, lo sai che..- era ovvio che non mi lasciasse finire. Quello che vidi dopo furono le sue guancie gonfie come due palloncini, faticavo a tenere aperti gli occhi per via del cloro. Le orecchie tappate dall'acqua fischiavano fastidiosamente, ma non appena mi attaccò al suo petto, facendo combaciare le nostre labbra, nulla ebbe più importanza. Quei baci li avevo visti nei film, letti nei libri, immaginati nelle mie fantasie. Ma era reale quella sera, il sapore amaro del cloro si univa a quello dolce delle sue labbra, in un contatto d'energia pura. Non appena i miei polmoni poterono bearsi di aria fresca, respirai a fondo, sorridendo a Luke.
-Andiamo dentro.- mille brividi mi percorsero la colonna vertebrale, non appena la sua voce roca arrivò dritta alle mie orecchie. E senza che potessi dire qualcosa, o anche solo rendermi conto di quello che stavo facendo, mi ritrovai a contatto con l'aria che ora sembrava decisamente più fresca di prima, forse per via della canotta bagnata che Luke non si era curato di togliere. Lo osservai aprire la porta in vetro, sgattaiolare dentro e accendere le numerose luci.
-Cazzo.- imprecò, vedendo l'intensità della luce calare sempre più, creando così un'atmosfera soffusa. Non appena i suoi occhi azzurri tornarono a me, un brivido mi scosse velocemente. Intravidi un luccichio passargli oltre l'iride, e sorridendomi, si avvicinò piano a me.
-Che stai facendo?- domandai, sussurrando. Si avvicinò, prendendo la mia mano nella sua e poggiando l'altra sul mio fianco.
-Balliamo. Non è ovvio?- poggiò il suo mento alla mia tempia, mentre cominciava muoversi piano. Vi fu silenzio, poco prima che iniziasse a intonare la parole di una canzone.
-And I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious ways, Maybe just the touch of a hand, Oh me I fall in love with you every single day, And I just wanna tell you I am..- cominciò ad intonare piano. Conoscevo bene quelle parole, quel ritornello, quella canzone.
-So honey now, Take me into your loving arms, Kiss me under the light of a thousand stars..- delicatamente, ruppe il contatto sulla mia tempia, creandone uno più magico. Si avvicinò piano al mio viso, il respiro calmo di Luke si infrangeva contro il mio naso. Chiusi gli occhi, volevo assorbire il più possibile quel momento. Solo la sua voce, io e lui. Un mix che per il povero cuore era decisamente troppo.
-Place your head on my beating heart, I'm thinking out loud, Maybe we found love right where we are.- sussurrò, a pochi centimetri dalle mie labbra.
-Lo sai che non puoi sempre farmi sciogliere con la tua voce, vero?- sorrisi, poggiando i miei palmi bagnati sulle sue guancie.
-Ci proverò almeno.- e unì le mie labbra alle sue. Un baciò casto, che ben presto si trasformò in qualcosa di più. E quel qualcosa di più mi stordì così tanto che fu una sorpresa anche per me trovarmi intrappolata tra il corpo di Luke e il bordo della piscina.
Vi è sempre, nella vita, quel momento in cui tutte le tue idee, i tuoi schemi, le tue regole si rompono. Si rompono per futili motivi, per futili avvenimenti. Nel mio caso, per futili baci rubati. E quando questi schemi si rompono, di scatto si rompe anche il contatto tra parte ragionevole e parte impulsiva. Perdi completamente la testa, non riesci più a ragionare in modo attivo, sveglio. Ma fai solo quello che il tuo inconscio ti dice di fare. Perchè forse senti che è giusto, per una volta nella vita, rompere i propri schemi. A volte è proprio il treno sbagliato a portare alla stazione giusta, no? Forse era questo il motivo per cui mi trovavo stretta tra le mattonelle del pavimento che ricoprivano la piscina e il corpo di Luke, con troppo poco fiato in gola. Nella piscina pubblica, oltretutto. Sentii mille brividi ricoprirmi la pelle non appena il suo lungo dito prese a scendere lungo la mia pancia, sfiorandola appena. Si staccò dalle mie labbra e sorrise per la reazione a quel piccolo gesto, curvando la bocca da un lato. Ma non appena le sue dita provarono ad abbassarmi il costume nero, sentii qualcosa di strano nel mio stomaco. Diverso, nuovo, più.. eccitante. Fu lì che sentii tutte le mie regole, chiuse in un armadietto di cristallo, schiantarsi al suolo. Rompersi in mille pezzi e urlare che per quella volta, per quella sera, potevo spingermi oltre. Potevo davvero liberarmi degli schemi ben limitati che mi ero costruita, lasciarmi andare a nuove esperienze, sensazioni, emozioni.
-No.- lo bloccai, fermando la mano che scendeva sempre di più. Il suo sguardo curioso passò ai miei occhi, squadrando bene la mia espressione.
-Voglio fare qualcosa di diverso.- presi un profondo respiro, fissando le iridi azzurre.
-Sei sicura, Amanda?- le sue nocche carezzarono la mia guancia. Il tono premuroso mi fece sorridere.
-Lo voglio.- presi un grande respiro, avvertendo un tremolio iniziare a farsi spazio in me. Sorrise ancora una volta, per poi prendere a baciarmi il collo, lasciando una scia di marchi bollenti sulla mia pelle. Non appena sentii il calore delle sue labbra scendere sulla pancia, lo bloccai prontamente.
-Fai fare a me.- ansimai, ribaltando velocemente la situazione. Le mie dita si aggrovigliarono intorno all'elastico del suo costume, sfilandolo piano e dolcemente. Tentennai un attimo non appena mi trovai, letteralemente, faccia a faccia con la sua erezione. E probabilmente Luke se ne accorse.
-Non sei obbligata.- ansimò leggermente, poggiando la sua mano sopra la mia, poggiata sul suo bacino. Presi un profondo respiro, per poi sorridergli rassicurante. Un gemito strozzato gli uscì dalle labbra non appena la mia mano si avvolse intorno al suo membro. Tentennante, cominciai a farla scorrere per tutta la lunghezza, sentendola irrigidirsi sempre più sotto al mio tocco inesperto. Era quasi anormale l'effetto che avevo nel vederlo e sentirlo così debole e fragile. Ma quella sera, chiusi in piscina, decisi che se volevo fare una cosa, dovevo farla bene. E tutta. E così, senza chiedergli il permesso, cominciai a lasciare una scia di baci delicati lungo la sua asta, calda. Non appena avvolsi la cappella tra le mie labbra, lo sentii incarnare la schiena, gemendo scandalosamente. Spinsi giù piano la testa, accogliendo il suo membro nella mia bocca. Era una sensazione abbastanza strana per me, nuova, diversa. Il sapore abbastanza salato vi era sempre, mischiato a quel sapore che probabilmente doveva essere il suo detergente intimo, o forse il suo sapone. Mi aiutai con la mano, per arrivare là dove non potevo permettermi con la bocca. Gemeva e sospirava rumorosamente, stringendo i pugni lungo i fianchi.
-Piccola, c-ci sono.- ansimò, contorcendosi. Staccai la bocca, ma continuai i movimenti della mano finchè una sostanza bianca e non proprio liquida fuoriuscì dalla sua erezione. Il tempo di lasciargli un ultimo baciò sulla punta, che venni trascinata contro il suo petto.
-Tu sei matta.- mi sorrise, e solo a quella distanza potei vedere le gote rosse per il tanto piacere.
-Sei stato la mia prima volta in un rapporto, e così è stato anche per questo. spiegai, ricambiando il sorriso. Mi lasciò un bacio a fior di labbra, chiudendo gli occhi.
-Hm..- mugulò, tenendo le palpebre serrate. -Le tue labbra sanno di me.- alla sua frase, portai la lingua al labbro inferiore. -Mi piace da impazzire.- fece incontrare le nostre labbra per una seconda volta, approfondendo il bacio. Ero così felice da volerlo davvero urlare al mondo intero. Uscire da quella stanza e urlare che amavo Lucas Robert Hemmings. Era da tanto tempo che il mio cuore non batteva alla velocità della luce senza alcun male. E tutto questo grazie al ragazzo che mi teneva stretta a lui.

La mattina seguente non ero nel mio letto. Vidi solo le pareti blu messe in risalto dalla luce del sole, e qualcosa di umido sulla mia pancia. Aspetta, si stava muovendo.
-Buongiorno.- volsi lo sguardo in basso, da dove proveniva la voce, incontrando due occhi terribilmente azzurri e un sorriso terribilmente bello per noi umani.
-Giorno.- sbiascicai, frastornata, mentre osservavo il suo mento poggiato al mio ombelico.
-Hai dormito bene?- si sdraiò in parte a me, sorridendo maliziosamente. 'Hai dormito bene?' equivaleva a 'ti è piaciuto stanotte?'. Era davvero un modo più fine per ricordarmi gli avvenimenti della notte precedente, subito dopo essere scappati dai ragazzi, salutandoli con una breve scusa.
-Dio santo, sempre la stessa domanda!- risi, portandomi le mani al viso. Arrossivo sempre, e Luke queste cose le metteva nel suo fascicolo, per poi tirarle fuori quando doveva sfottermi. Si, avevo un ragazzo veramente simpatico.
-Ehi!- si difese. -Devo sapere come sono state le mie prestazioni!- ridacchiò, sempre stando sulla difesa.
-Ah si? Ma davvero?- feci finta di stupirmi, volgendo lo sguardo a lui. Il ciuffo biondo era spettinato, ricadente a ciocche sulla fronte. I suoi occhi azzurri parevano ancora più chiari e profondi, non me lo sapevo spiegare. Ma l'aria da prima mattina era semplicemente adorabile.
-Davvero davvero. Perchè le tue ieri sera sono state.. Woah!- esclamò, baciandomi la spalla con una dolcezza mista alla malizia. -Potrei anche ricambiare il favore, ma se mia mamma fosse in casa sentirebbe le tue urla, e tutto ciò sarebbe compromettente e..-
-Frena un attimo. Io non urlo!- lo bloccai prontamente.
-"Luke! Si! Così! Ah!"- imitò la mia voce, serrando le palpebre. Cercai davvero di stare seria, ma davanti ad una scena del genere, scoppiai a ridere.
-Quanto sei stupido.-
-No, vuol dire solo che sono bravo quando..- ma non lo lasciai finire, mettendogli una mano sulla bocca. Ma non appena sentii la sua calda lingua bagnarmi il palmo, la ritrassi alla velocità della luce.
-Che schifo! Luke!- esclamai stizzita.
-Me l'ha insegnato Calum.- osservai il sorriso furbo che gli curvò la bocca. Stavo per ribattere, quando il campanello suonò. Luke stette fermo, cercando di captare un possibile movimento, ma a quanto pare sua madre non era in casa.
-Vieni con me, così scendiamo a fare colazione.- mi sorrise, uscendo dalle calde coperte. Lo seguii, silenziosamente, scendendo piano le scale. Non appena Luke aprì la porta, un uomo sulla cinquantina gli sorrise. Portava una divisa gialla, probabilmente della posta.
-Buongiorno. Cerco il signor Thomas Wooderman. E' in casa?- chiese l'uomo. Quando parlava, il movimento delle labbra era abbastanza familiare, ma ricordare in chi l'avevo già visto mi era difficile.
-No, questa è casa Hemmings.- ridacchiò Luke, nel vedere la buffa faccia dell'uomo.
-Cavolo, chiedo scusa. Devo esser..- ma non appena alzò lo sguardo, e osservò meglio Luke, stroncò la frase.
-Luke? Luke Hemmings?- la cartelletta cadde a terra, producendo un fastidioso tintinnio.
-Si, uhm.. E' il mio nome.- si grattò il naso, guardando l'uomo. -Scusi, ma lei chi è?- volse gli occhi azzurri alla targhetta sulla sua polo gialla. Non riuscii a leggere il nome, ero ancora nacosta sulle scale. Non appena Luke rialzò lo sguardo, vidi i suoi occhi velarsi di lacrime amare.
-No, non può essere.- la voce uscì flebile, fragile. -Tu non..- indietreggiò, insicuro sui suoi stessi passi.

try hard[efp]Where stories live. Discover now