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-Bene bene bene, il famoso Luke Hemmings.- mi gelai sul posto. Come faceva a sapere il mio cognome?
-Famoso?- il ticchettio snervante dell'orologio non faceva che appesantire di più l'aria. Le luci della cucina facevano risaltare l'alluminio che vi era in quella stanza. Joseph mi guardava. Braccia conserte. Schiena appoggiata al piano cottura. Gli occhi coperti da un velo spesso di inespressività.
-Si. Amanda mi ha parlato molto di te.- curvò la bocca da un lato, sospirando. Amanda. Un tonfo al cuore mi fece perdere vari respiri.
-Che le ha detto?-
-Molte cose, quelle che bastano.- quell'uomo metteva più ansia di quanto mi aspettassi.
-Ah, okay.- finsi indifferenza. L'aria era talmente palpabile che si poteva tagliare con un coltello.
-Mi ha detto che il vostro rapporto, se così si può chiamare, è piuttosto complesso, non chiaro.- gesticolò, mentre una piccola scossa mi percorse la colonna vertebrale. -Saresti così gentile da scomplicarlo, Luke?- sorrise, avanzando verso di me.
-Amanda è stata chiara, no? Faremo chiarezza quando sapremo bene cosa vogliamo.- il tono calmo era l'altra facciata dei miei sentimenti.
-Intanto però continui ad approfittare di lei.- sibilò, tornando alla sua posizione. Mi irrigidii sul posto.
-La prego, dica tutto, ma non questo. Lo ammetto, ero un ragazzo da una notte e via. Ma quanto vedi le persone sgretolarsi davanti a te, e percepisci quello stesso dolore, le cose cambiano. Signore, Amanda ha portato via il velo scuro che avevo davanti agli occhi. Mi ha fatto cominciare a vedere le cose sotto un'altra luce, ecco.- sentivo la pelle delle nocche tirarsi a tal punto da credere in uno strppo improvviso.
-Ah, quindi tu volevi solo portartela a letto?- ghignò. -E cosa ti ha fatto cambiare idea?-
-L'ha mai vista piangere?- domandai, puntando i miei occhi azzurri nei suoi, grigi e freddi.
-Oh, fin troppe volte. Ma non cambiano le cose.- si strinse tra le spalle. Quanta indifferenza.
-E mi dica. L'ha mai trovata semi svenuta, sdraiata in una pozza di sangue, con le braccia lacerate?- al solo pensiero gli occhi si inumidivano, il cuore si fermava e i polmoni faticavano a respirare. Quell'incubo non voleva togliere le sue radici dalla mia testa.
-Cosa?- sbiancò.
-L'ha mai soccorsa durante un attacco di panico? L'ha mai vista faticare a respirare per i troppi ricordi? L'ha mai vista piangere, quando non si sentiva abbastanza?- chiesi, stringendo le labbra fra loro. Attimi di silenzio riempirono quella stanza così tanto, che potevo sentire le orecchie fischiare.
-No.- i suoi occhi grigi fissarono il pavimento. Colpevoli.
-In ogni singolo momento, io sentivo il suo dolore dentro a me. L'ho aiutata, e sempre lo farò. Perchè Amanda è una ragazza troppo bella per poter soffrire. Sia dentro che fuori.- passai nervosamente le dita nel ciuffo biondo. D'un tratto, l'uomo alzò gli occhi. Il grigio dentro all'azzurro.
-Ti dico solo una cosa ragazzo. Apri bene le orecchie.- l'uomo davanti a me mi gelò con lo sguardo. Il suo dito indice puntava al mio petto.
-Io ti credo. Sei convinto di quello che dici, e si vede.- annuì. -Ma un solo errore, uno solo, e sei fuori. Chiaro?-
-Perchè dovrei commettere errori?- chiesi, stupidamente. Joseph si avviò verso la porta.
-SI sbaglia sempre qualcosa, quando si è innamorati.- e questa volta, quello senza fiato ero io.

Trovai la mia rossa preferita nella sua stanza. Seduta sul letto. Gli occhi persi nell'infinita del muro. Vi erano molte foto, con altri ragazzi e ragazze. Ed io ero lì, silenzioso, sullo stipite della porta ad osservarla girata di spalle. Innamorati. Quella parola non faceva che farmi eco in testa, sbatteva contro il cranio dolorosamente, le orecchie fischiavano. E' una cosa così fuori da 'Luke Hemmings', non mi ci vedevo proprio a sussurrare a una ragazza 'ti amo'. Io non sapevo cos'era l'amore, e mai l'avrei saputo. Perchè forse si sta meglio senza amare. Totalmente indipendente, nessun cuore spezzato, nessuna delusione. Perchè tutto ha una fine, tutto finisce, e noi siamo impotenti su questa cosa. Non possiamo rincorrere chi ha deciso di andarsene. Potremmo comprarlo, ma non sarebbe amore, ma interesse per beni materiali. Era tutto così confuso.
-Amanda.- la mia voce si perse nell'infinità di quella stanza.
-Lukey.- mi sorrise, felice di vedermi. Si alzò dal letto per raggiungermi. L'ho già detto che amo il modo in cui quel nome le scivola fuori dalle labbra, accarezzandole la lingua dolcemente?
-Dovremmo parlare, lo sai.- continuò.
-Parlare? Solo parlare?- le mie mani scattarono sui suoi fianchi, il suo corpo sbattè contro il mio.
-Si, pervertito.- rise appena, poggiando le sue piccole mani sul mio collo.
-Ne sei sicura, Colson?- il mio sussurro si perse tra le sue labbra.
-Mmh.- mugugnò, attaccata alle mie labbra. Tirò il piercing nero tra i suoi denti. Quella ragazza mi avrebbe fatto finire al manicomio, di questo passo, sempre più in fretta. Con un piede, chiusi la porta dietro a noi, prendendola in braccio. Le sue gambe magre stringevano il mio bacino, le sue mani vagavano tra i miei capelli biondi, le sue labbra si muovevano in sincronia con le mie.
-Mi sei mancata.- sorrisi, labbra contro labbra.
-Tu no.- curvò la bocca da un lato, facendomi capire che stava mentendo.
-Ah, davvero?- feci il finto offeso, mettendola a terra. Mi voltai, dandole le spalle come visuale. Fissai la finestra davanti a me.
-Quindi non ti giri?- chiese, con tono di sfida. Negai con la testa, sorridendo anche se non poteva vedere.
-Hmm, che peccato.. Sai, questo reggiseno era così scomodo..- mugolò, lanciando ai miei piedi l'indumento. Deglutii. Mi voleva morto.
-Sai cosa? Ci ho ripensato.- strinsi il suo corpo tra il mio e il muro. Rise, mentre le carezzavo dolcemente i fianchi. Era così strano. Era lì, il busto completamente nudo, e l'unica cosa in cui mi impiantavo a guardare era il suo sorriso. Lucas Robert Hemmings, che con un paio di tette sotto agli occhi, si perde nella risata di una ragazza. Credeteci, è tutto vero. I suoi occhi verdi si persero nei miei, come se volessero scavare a fondo. I raggi deboli della luna entravano dalla finestra, creando ombre sul suo viso. La sentii rabbrividire.
-Hai freddo?- sussurrai. Negò con la testa, sorridendo imbarazzata. Le mie dita tracciavano linee sui suoi fianchi nudi, a mo' di carezze.
-Che hai, allora?- le sorrisi.
-E'..- tagliò la frase in maniera drastica. -E' che il tuo tocco mi fa questo effetto, scusa.- notai un leggero rossore prendere parte nelle sue guancie. Mi mancò un battito a quella frase.
-Non devi scusarti, anzi. E' una cosa altamente positiva.- avvicinai sensualmente il mio viso al suo collo, soffiandoci contro aria calda. Altri brividi. Le mie labbra si poggiarono sul suo collo, caldo. Lasciai piccoli baci umidi per tutta la sua lunghezza, creando altri brividi in lei. Adoravo questa sua reazione. Ci fu un bacio, dato più o meno a metà collo, che la fece gemere, irregolarizzando il respiro.
-Eccoti.- sussurrai al piccolo pezzo di pelle, che ora le mie labbra tiravano dolcemente. Gemette, trattenendo il suono tra le labbra, forzate tra loro. Adoravo il suo sapore dolce e fresco, sapeva così tanto di Amanda, non mi sarei mai stancato, questo è certo.
-Lukey.- buttò la testa all'indietro, rompendo quel caldo legame che vi era.
-Cosa c'è, piccola?- feci finta di non capire.
-Sei un bastardo.- cercò di calmarsi, con scarsi risultati. Capii quello che voleva dire con un solo sguardo. Percepii un lieve fremito passarle in corpo, praticamente attaccato al mio.
-Pure io ti voglio.- risi, contro la sua pelle.
-E chi ti ha detto che io ricambio, scusa?- le sue piccole mani mi spinsero via dal suo corpo. Un ghignò le si dipinse in viso, facendomi capire che voleva semplicemente una cosa.
-Vuoi giocare, Colson?- seguii il suo corpo scivolare sul letto, a pancia il giù. L'azzurro delle mie iridi tracciò le sue curve, partendo dai piedi e arrivando ai capelli lunghi.
-Scoprilo.- lasciò un velo di sensualità sopra a quelle parole. Sentii qualcosa picchiare contro i pantaloni, i miei occhi non smettevano di guardarla. Mi misi sopra di lei, tenevo le braccia ai lati del suo corpo, non volevo schiacciarla. Scostò con un colpo di testa i capelli dalle spalle, dandomi libero accesso al suo collo. Mugolò qualcosa non appena tornai sul punto debole, facendomi sorridere contro la sua pelle morbida. Si girò, creando quel contatto che tanto amavo. Il verde dentro l'azzurro. L'azzurro dentro al verde.
-Finirai col farmi impazzire.- gemetti, sentendo le sue mani lavorare con il bottone dei miei skinny jeans neri. Me li sfilai, aiutandola nel suo intento. L'aria stava cominciando a diventare pesante, calda, eccitata. Il suo corpo nudo se ne stava sotto di me, ed era una delle sensazioni più belle che potessi mai pensare di provare. Era come tenerla in gabbia, perchè anche solo l'idea che un altro ragazzo la toccasse mi mandava in bestia. Era impossibile da concepire, ma era così. Lei era mia. Era mia da quella notte, da quella notte persa nel bosco. Mi mandava fuori di testa, perdevo completamente la ragione, pensavo solo a lei. Quando vedevo qualcuno correre, pensavo a lei. Pensavo a lei e a quel pomeriggio al parco. Quando vedevo una ragazza dai capelli rossi, pensavo subito a lei, pensavo che il suo colore era sempre quello migliore, perchè era il colore che sapeva più di Amanda Colson. Ogni minima cosa mi ricordava lei, e dannazione, era la prima ragazza con cui mi capitava. E tutto questo lo pensai nel lasso di tempo in cui i vestiti finirono sul pavimento, in cui i nostri corpi nudi presero ad accarezzarsi. Eppure, per quanta voglia avessi di lei, di sentire i suoi gemiti causati dai miei movimenti, avevo ancora paura. Paura di causarle del male, paura di vedere ancora una lacrima sgorgarle dagli occhi verdi.
-Sei sicura?- le chiesi, facendola sorridere dolcemente.
-Il male è passato, Luke.- la sua piccola mano mi carezzò lo zigomo. -Avresti il coraggio di tirarti indietro? Ora?- sussurrò. Le sue dita stavano sulla mia pelle, delicate. -Beh, io no.- sorrise. E quel sorriso mi ammazzò. Letteralmente. Inarcò la schiena appena la mia punta dura entrò piano in lei. Strinsi tra i denti il labbro inferiore, mandando in gola il gemito di piacere che era appena venuto a galla. Assunsi un ritmo regolare, mentre ammiravo i suoi occhiu chiusi, le labbra semi aperte, le mani attorcigliate attorno alle coperte. Era a dir poco bellissima. Forse troppo bella. E ne ero geloso. Di una gelosia che non sfiora, che non parla, che non si fa notare. Ne ero geloso, perchè altre mani sulla pelle marchiata di me, avrebbero stonato. Un lampo illuminò la stanza, seguito da un forte tuono. Sentii il suo corpo sussultare, gli occhi verdi si spalancarono, attorcigliandosi nei miei.
-E' tutto okay. Ci sono qui io, piccola.- le lasciai un dolce bacio sulle labbra. Non dubitò ad approfondirlo, accarezzando dolcemente la mia lingua con la sua.
-Le tue labbra sanno di cioccolato.- bofonchiò, appoggiata alla mia bocca.
-Ho bevuto la cioccolata calda con Lucie.- le sorrisi. Se pur possibile, il suo sorriso si allargò.
-Davvero?- gemette, mantenendo il sorriso sul volto. Annuii, il piacere stava diventando veramente troppo per parlare.

#AmandaP.o.V
-Secondo me dovresti andare a trovare i tuoi vecchi compagni di classe.- l'uomo davanti a me bevve un sorso di cappuccino.
-Sono in vacanza, non ricordi?- rivedere quelli che chiamavo amici non mi andava proprio.
-Le vacanze qui partono dopo, cioè dopodomani.- mi sorrise. Oh, merda.
-Va bene, okay.- mi alzai dal tavolo, titubando nelle mie Nike bianche.
-Ti ricordi il liceo? Oh, ma che domande, certo che si. Scusa Amanda!- lo sentii ridere, poco prima di uscire dalla cucina. Era una mattinata soleggiata, il temporale della notte precedente aveva portato via ogni forma di nuvola dal cielo.
-Scappi di già?- una risata di fece voltare. Quel maledetto sorriso era troppo per me di prima mattina.
-Già.- gli sorrisi, cercando calore nella felpa azzurra.
-Dove vai?-
-A vedere quello che ha ospitato il mio primo anno di liceo.- inclinai la testa da un lato, fissando dentro a queli occhi azzurri, profondi come l'oceano.
-Ti serve compagnia?-
-Se ne hai voglia, ma sappi che c'è una concentrazione di veleno altamente tossica, là dentro.- ghignai, avviandomi per le strade colme di macchine e di passanti.
-Mmh, siamo parecchio scontrosi.- rise, affiancandomi. -Dormito male, Amanda?- quelle parole gli sfuggirono dalle labbra con un tono così caldo che potei giurare di sciogliermi, lì, su quel maciapiede, mettendo in serio pericolo le vite dei passanti. Mi voltai per fissarlo, incastonando i miei occhi verdi, nei suoi azzurri. Intravidi un luccichio di malizia passarvi dentro, mentre stringeva tra i denti il piercing nero. Non poteva, non doveva farmi questo. Non di prima mattina.
-Sei un idiota.- sentii il sangue affluire nelle guancie, mentre le punte delle mie scarpe che si scontravano con il cemento erano diventate il punto fisso del mio sguardo.
-Queste frasi colme d'affetto, mi fai commuovere.- portò la mano sul cuore, fingendo un singhiozzo. Più lo conoscevi e più scoprivi quanto era idiota.
-Sai, posso giurare di non aver mai dormito meglio.- sospirò, passando il suo lungo braccio attorno alle mie spalle gracili.
-Ci credo, chi non dormirebbe bene con una ragazza nuda in cerca di calore avvinghiata a te?- quella mattina andavo sul tono ironico.
-Io. Cioè, non fraintendere. Ma non mi piacerebbe dormire con una ragazza che non sia Amanda Colson.- e addio mio povero cuore. Gli scoccai un'occhiataccia della serie 'chi stai prendendo in giro?', anche se dentro di me stavo letteralmente ballando, con tanto di cesto della frutta in testa.
-Non più.- aggiunse, e potei intravedere un accenno di sorriso.
-Bene, uhm.. Siamo arrivati.- l'edificio si innalzava davanti a noi. Il solito arancione sbiadito colorava i muri, il lungo viale in cemento nero conduceva all'entrata a doppia porta. Alcune luci erano accese, se non fosse stato per Joseph me ne sarei scordata che le vacanze cominciavano dopo, a Parigi. Non appena entrammo, il solito odore di detersivo per pavimenti mi investì, facendo venire a galla i ricordi che conservavo di quel posto.
-Amanda? Amanda Colson?- una voce fin troppo familiare mi fece voltare.
-Julie.- mi portai una mano alla bocca, incredula.

try hard[efp]Where stories live. Discover now