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-Sul serio, smettila.- gli schiaffeggiai il petto, mentre le sua roca risata riempiva l'abitacolo.
-Ti ho solo fatto notare che sono serviti.- alludè alla battutina che gli avevo tirato, riguardo ai preservativi nel portafoglio.
-Sei un caso perso.- mi accasciai sul suo petto. Rise, facendo vibrare il petto. I nostri corpi avvinghiati facevano battere il mio cuore ancora più veloce, era tutto così perfetto che tutto il resto mi sembrava banale e scontato. Non mi serviva un letto, non mi servivano candele profumate, petali di rosa sparsi per la camera. L'unica cosa che rendeva tutto perfetto era lui. Dio se lo era.
-Mi hai chiamato Lukey, prima.- alludè al mio urlo, quasi con tono sognante.
-Si, l'ho fatto.- alzai la testa, per guardarlo negli occhi. Non capivo davvero cosa volesse dire con quella frase. Per tutta risposta prese la mia mano, fredda, tra la sua, intrecciando e giocando a mezz'aria con le nostre dita.
-E' stata la prima volta che ho apprezzato quel nome.- curvò la bocca verso sinistra. Strinsi le gambe magre attorno alla sua, mentre mi avvinghiavo maggiormente a lui. Il mio corpo nudo era stretto al suo, i respiri si confondevano nell'auto, più regolari rispetto a prima.
-E' stato..- cercai le parole adatte, ma la verità era che non vi erano aggettivi per descriverlo.
-Ha superato pure i miei sogni.- ghingò, meritandosi un mio schiaffetto. -Ed erano davvero improbabili, non che io sia un maniaco pervertito, ma sai com'è, quando fantastichi su certe cose..-
-Ho afferrato il concetto, grazie Luke.- risi, fermando quel mare di parole. Le palpebre stavano iniziando a farsi pesanti, mentre i muscoli del mio corpo si stavano rilassando completamente. Avvolse il braccio che teneva sotto la testa, attorno alla mia spalla, non appena notò che mi mossi di poco, per il freddo. ll suo respiro picchiettava sulla mia testa, mentre non era la prima volta che il suo cuore mi cantava la ninna nanna. Eppure non riuscivo a dormire, avevo dentro così tante cose, che quasi volevo uscire e urlarle al mondo.
-Mi viene in mente una canzone, adesso che ci penso.- la sua grande mano prese a disegnare cerchi sulla mia pelle nuda, delicata.
-Life's a tangled web of cellphone calls and hashtag 'I don't knows'
And you, you're so caught up in all the blinking lights and dial tones
I admit I'm a bit of a victim in the worldwide system too
But I find my sweet escape when I'm alone with you
Tune out the static sound of the city that never sleeps
Here in the moment on the dark side of the screen
I like the summer rain
I like the sounds you make
We put the world away
We get so disconnected.- intonò, mentre io mi perdevo in quella marea di note. Uscivano dalla sua gola con una facilità assurda. La sua voce era qualcosa che andava oltre l'orgasmo, io la amavo, in ogni sua incrinatura, in ogni sua sfumatura.
-Dovrei finirla, un giorno.- sospirò, mentre sorrideva.
-Te lo impongo io, è una canzone bellissima.- gli dissi, alzando di poco la testa, incontrando i suoi occhi colore del mare.
-La finirò. Per te. Ovunque sarò, te lo prometto.- mi strinse a sè, infondendomi calore.
-Lukey.- ripetei, sorridendo. Allungai il collo, per far scontrare le nostre labbra in un bacio casto. Schioccarono, non appena il contatto si ruppe e lui sorrise. Lui che sorrideva e a me tremavano le gambe, davanti a tanta bellezza. Gli sorrisi anche io, perchè era tutto quello che la mia mente poteva elaborare in quel momento.
-Perchè sorridi?- chiese, in un sussurro appena percepibile.
-Sono felice, Luke.- non mentivo, stavolta. -Sono felice da fare schifo.-
-Motivo?- chiese, incuriosito dalla mia espressione.
-Te.- due misere lettere, e le sue labbra furono sulle mie. Scivolò nella mia bocca facilmente, mentre gli prendevo il viso tra le mani. Sorridevo, e non volevo smettere per nulla al mondo. Era stata davvero la notte più bella della mia vita, e Luke era lì, era attaccato alle mie labbra, era abbracciato a me.
-Mi hai reso felice, Hemmings.- tornai sul suo petto, sospirando.
-Finirai col farmi innamorare, Colson.- fu tutto quello che udii, prima di addormentarmi avvinghiata al suo corpo nudo, tra le sue braccia muscolose che mi proteggevano.

-Lucas, ridammi subito il mio maglioncino.- la rabbia traboccava dalla mia voce, ormai pure i vetri dell'auto lo sapevano bene.
-Secondo me stai meglio così.- strizzò l'occhio, mentre le mie guancie prendevano fuoco.
-Ho freddo.- feci il labbruccio, portando le braccia sul seno ancora scoperto.
-Vieni qui allora, no?- il suo sguardo era di sfida. Aprì le braccia, contraendo i muscoli del petto. Dio dammi la forza.
-Mmh, non penso sia una buona idea. Se fosse per me sarei già lì, ma dobbiamo andare. Saranno tutti preoccupati per noi.- inclinai la testa da un lato, mentre un brivido di freddo mi trapassava la schiena.
-Ah quindi saresti già qui?- rise di gusto, mentre mi lanciava il reggiseno. Me lo infilai velocemente, sotto il suo sguardo di fuoco. Vidi qualcosa nei suoi boxer prendere forma, e non potei negarmi un piccolo sorriso furbo.
-E' la mattina o sono io?- domandai, facendolo sorridere maliziosamente.
-Tutti e due.- disse con voce roca. Mi tirò per un braccio, facendomi cadere dolcemente sul suo petto. I capelli lunghi gli solleticavano il petto, mentre faceva collegare ancora i nostri occhi, racchiudendo piano la bolla azzurra.
-Sei bellissima.- sussurrò, spostandomi piano le ciocche di capelli ramati.
-Dobbiamo andare.- il mio viso si aprì in uno splendido sorriso, mentre gli ricordavo quello che dovevamo fare.
-Si, dovremmo andare, ma tu resti sempre bellissima.- mi baciò. Mi baciò e mi sconvolse completamente. Ormai conoscevo le sue labbra, era vero, ma ogni volta che le provavo sulle mie avevano sempre un effetto diverso, magico.
-E' meglio se andiamo, non potrei rispondere di me, altrimenti.- sussurrò malizioso, contro le mie labbra.

try hard[efp]Where stories live. Discover now