Capitolo 47

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Londra era coperta da nuvoloni poco amichevoli quel giorno. Non che fosse una novità, soprattutto considerato il periodo natalizio, ma sembrava davvero un peccato per tutte quelle luci e quei colori che inondavano le strade esser velati dal quel triste grigio scuro. Motivo per il quale, proprio quel venerdì, avevo solo voglia di prendere tutte le mie cose e tornare dritta a casa.
Complice, molto probabilmente, anche la mole di lavoro pressoché nullo da quando ormai era terminato il campionato.

Sì, perché Lewis Hamilton si era riconfermato campione del mondo durante il Gran Premio del Messico, la Mercedes aveva vinto il titolo costruttori in Brasile per il quinto anno consecutivo e Abu Dhabi si era rivelata solo una formalità scenografica per concludere al meglio un'altra stagione.

E da quel giorno, il nulla.

Tutti erano in vacanza.

Tutti, tranne noi.

Noi, membri del team dedicato alla Formula 1, sempre presenti in ufficio e sempre con gli stessi orari lavorativi, distrutti nel girovagare per i corridoi senza una meta specifica e umiliati nel sperimentare quanti più giochi possibili per alleviare la noia. Quasi in ginocchio, pregando che il tempo trascorri più velocemente possibile perché va bene, ogni tanto, allentare i ritmi ma erano ormai passate tre settimane dall'ultimo Gran Premio ed eravamo tutti ad un bivio: o il lavoro serio, quello impegnativo e frenetico, oppure le vere vacanze.

Le stesse che sarebbero toccate a Toto Wolff e alla schiera di avvocati che lo seguivano come un'ombra ad ogni passo verso l'ufficio del responsabile marketing, il signor Harnold.

"Che diamine ci fa qui Wolff?"

Nessuno delle sette persone presenti seppe dare una risposta concreta alla domanda di Tom ma in cuor mio sapevo che qualsiasi cosa fosse venuto a fare in azienda quel pomeriggio riguardava me.

Me ed Andy Allen.

Sentii le gambe tremare al solo pensiero che Toto fosse entrato alla riscossa solo per mettere Harnold e le sue bugie con le spalle al muro, così tornai alla mia scrivania. Mi sedetti e guardai di sfuggita il mio cellulare: volevo mandare un messaggio a Toto per chiedergli, effettivamente, cosa fosse venuto a fare lì ma sapevo che non si sarebbe mai degnato di rispondermi in un momento del genere quindi bloccai il mio impulso e, con la spalle rigide e le mani incrociate in grembo aspettai.
Tenni lo sguardo fisso sui miei colleghi -che oramai stazionavano indisturbati nel corridoio- e le orecchie ben aperte, cercando di cogliere anche il più piccolo particolare su cosa stesse accadendo all'interno di quell'ufficio.
Trascorsero cinque, poi dieci, poi quindici minuti e non riuscendo più stare seduta nella stessa posizione - a stento respiravo, forse- mi alzai e camminai verso le macchinette al piano inferiore per una bottiglietta d'acqua. Feci con calma perché speravo che al mio ritorno si avessero notizie certe, invece quando tornai alla mia scrivania trovai qualcosa di meglio.

"Tanti auguri Jane!"

Sbarrai gli occhi alla vista di un sorridente e felice Toto Wolff, in piedi proprio accanto alla mia scrivania, con un pacchettino rettangolare tra le mani e tutti gli occhi dei miei colleghi addosso.

Ecco perché odio il mio compleanno... ma poi deve per forza gridarlo ai quattro venti?!

"Grazie..." risposi, muovendo piccoli e lenti passi per raggiungerlo e abbracciarlo. Lui, inaspettatamente, mi strinse forte a sé e ciò mi fece dimenticare per un istante di avere ancora tutti gli occhi puntati addosso.

"Non era programmato, ma oggi ho per te ben due regali!"

Senza badarci troppo, afferrai il pacchettino elegante che mi stava porgendo e lo misi da parte -non è educato Jane, lo sai-, poi lo presi di forza da una braccio e lo trascinai nel primo luogo isolato dell'azienda: il bagno per le persone disabili.

"Stai scherzando, vero?" Disse lui, non appena chiusi la porta scorrevole.

"Cos'è successo con Harnold?"

"Lo sai che portandomi qui molti penseranno che stiamo facendo sesso?"

"Cosa?! No, dai, che schifo!"

"Come scusa?! Ma come ti permetti?!"

"Senti Wolff non fare il cretino, dimmi cos'è successo in quella stanza!"

Toto tornò serio, per poi sorridere un istante dopo.

"Gli ho fatto vuotare il sacco!"

Lo guardai, lui ricambiò, poi sbuffai indispettita.

"Oh andiamo non rimanere lì impalato e dimmi tutto!"

Toto rise divertito, ma senza farselo ripetere due volte raccontò.

"Ha confessato tutto Jane, tutto" rispose con calma. "E adesso abbiamo prove a sufficienza per dimostrare che tu non hai mai utilizzato la tua relazione con Lewis per ottenere favori lavorativi!"

Chiusi gli occhi e sospirai.
Poi, con un gesto impulsivo, mi catapultai verso di lui per abbracciarlo.

Non mi sembrava vero che quella storia potesse esser, davvero, arrivata ad una conclusione positiva per me. Per carità, non avevo avuto dubbi sulla mia innocenza ma pensavo che contro quel tipo di potere forte e maligno non avrei mai nemmeno potuto avere una possibilità di successo. Ovviamente il merito non era mio, anzi; andava tutto all'uomo posto proprio di fronte a me, che mi aveva creduto fin dal primo momento e che mi aveva presa sotto la sua ala protettiva come se fossi una sorella.

E per questo gliene sarei stata eternamente grata.

"Quindi adesso? Che cosa devo fare?" Chiesi, facendo un passo indietro.

"Tu niente."

"Non ho capito, scusa..."

"Invece hai capito benissimo signorinella!" Controbatté, puntandomi un dito contro. "Harnold ha confessato, ho in mano le prove delle sue bugie e anche le sue dimissioni ma prima di scatenare il panico, ho bisogno di capire quando parlare con Lewis e soprattutto come affondare Allen quindi tu, per ora, non dovrai fare nulla."

"Quindi dovrei aspettare ancora?"

"Sì Jane" rispose, senza esitazione. "So che vorresti varcare questa porta e andare a cavare un occhio a quell'uomo con una matita, ma adesso è la parte in cui aspettiamo: dobbiamo fare tutto con calma e nel migliore di modi perché Andy Allen avrà di certo qualche asso nella manica, non si arrenderà facilmente."

Sospirai e, portando le mani alla vita, cominciai a fare avanti e indietro per tutto lo spazio angusto del bagno. Ad un certo punto, Toto mi aprì addirittura la porta per farmi macinare ancora più metri e darmi più tempo per pensare.
Aveva fatto tutto lui per arrivare a quel punto, quindi la cosa più logica da fare era quella di seguire il suo consiglio e continuare per quella strada.

Anche se, prima o poi, un pugno ad Allen devi darlo Jane!

"D'accordo" sbuffai. "Non farò nulla, per ora."

"Eccellente!" rispose soddisfatto. "Anche se il termine nulla, al momento, è sbagliato perché devi andare a prendere le tue cose, aprire l'altro mio regalo, prepararti per la tua festa di compleanno a sorpresa, goderti la serata con la tua famiglia..."

"Aspetta, la mia cosa?!"

"Uh, ho detto festa a sorpresa? Tu fai finta di non aver sentito..."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18, 2023 ⏰

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