Capitolo 5

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Cina - Giorno 4 (domenica mattina)


Contrariamente a quanto accaduto nei due giorni precedenti, quella mattina il sole era alto nel cielo e le temperature elevate lasciavano la possibilità di camminare per il paddock con addosso abiti leggeri.

Non proprio una condizione vantaggiosa per me, visto che mi ero destreggiata avanti e indietro tra la sede mobile della mia squadra alla postazione che mi era stata assegnata sulla pit lane per ben cinque volte.

E ancora manca poco più di un'ora alla partenza.

Mi poggiai sul muretto che dava proprio sul rettilineo principale della pista e avvicinando l'occhio verso il mirino, cominciai a regolare le impostazioni della mia macchina fotografica in base al tipo e alla quantità di luce che vigevano in quel specifico tratto: era la parte più difficile e importante del mio lavoro, poiché da essa dipendeva la qualità degli scatti che sarebbero stati effettuati ed era più vantaggioso per qualsiasi fotografo azzeccarle prima di qualsiasi evento, così da non dover modificarle in corso d'opera.

"Ciao!"

Non distolsi lo sguardo dal display della mia compatta, convinta che quel saluto fosse rivolto a una delle altre decine di persone lì presenti, ma quando una mano si posò sulla mia spalla, subito mi voltai.

"Ciao!" ripetè il ragazzo al mio fianco, sorridendo. "Sei nuova?"

Rimasi in silenzio, completamente spiazzata. Non avevo mai visto quel ragazzo e non avevo idea di chi fosse, ma dalla polo nera che indossava -targata rigorosamente TenPlay- e la macchina fotografica che stringeva tra le mani, capii che fosse un collega.

"No" risposi, spostando il mio sguardo sui suoi occhi verdi. "O meglio, questo è il mio terzo Gran Premio quindi non penso."

Il moro ridacchiò e si sistemò sulla sedia pieghevole posta accanto alla mia.

"Non ti ho mai vista qui, per questo pensavo fossi nuova."

"Beh, negli ultimi due giorni sono stata in curva sette e di solito, durante le gare, la nostra postazione si trova dall'altra parte del muretto."

"Quindi non è la prima volta che segui i poteri forti?" Mi domandò, facendo segno con la nuca ai due box presenti proprio alle nostre spalle.

Nonostante sapessi a cosa si riferisse, girai il busto verso quella direzione: gli ultimi due garage alla fine della pit lane, infatti, appartenevano uno alla Ferrari e uno alla Mercedes.

"Non faccio altro che seguirli!" risposi, scrollando le spalle e tornando velocemente con il corpo rivolto verso la pista. "Io, comunque, sono Jane!"

"Piacere di conoscerti, io sono Nathan!" Si presentò lui, stringendo la mano che gli avevo porto.

Rimanemmo seduti a conversare, consapevoli che mancasse ancora un pò di tempo prima dell'inizio della gara e quasi ignari delle quantità di gente -giornalisti, organizzatori, meccanici- presente attorno a noi.

Nonostante il suo portamento sbarazzino, Nathan era un anno più vecchio di me -un trentenne quindi- e sorprendentemente aveva una ferrata esperienza lavorativa su più fronti -soprattutto in ambito sportivo-, a causa della sua scelta di lasciare il Canada e viaggiare per il mondo non appena raggiunta la maggiore età; già da quella scelta, azzardata per certi versi, si capiva bene quanto lui amasse il suo lavoro e la passione che lasciava trasparire quando ne parlava rappresentava solo una conferma. Di certo sotto quel punto di vista eravamo simili e Nathan, essendo molto più amichevole e divertente di me, non poteva far altro che lasciarmi un'impressione positiva.

"Jane!"

Distolsi lo sguardo da Nathan, il quale era intento nel mostrarmi alcuni scatti fatti durante la parata dei piloti svoltasi quella mattina, e quasi mi mancò il respiro vedendo Angela Cullen a pochi passi da me.

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora