Capitolo 14

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Spagna - Giorno 4 (domenica sera)





"C'è molta più gente di quanto mi aspettassi!"

Nonostante Nathalie avesse pronunciato per ben tre volte quelle parole nel giro di un'ora, non potetti non sorridere osservando l'espressione scombinata e bizzarra del suo volto, conseguente ai cocktail ingeriti a stomaco vuoto in un ristretto lasso di tempo.

"E' vero! Di solito questi party sono sempre poco frequentati!" Aggiunse Tom, spostando lo sguardo da una parte all'altra della stanza.

Istintivamente feci la stessa cosa, notando con piacere che le luci colorate e soffuse utilizzate -insieme al bancone degli alcolici e alcuni semplici tavolini rotondi posti in mezzo- rendessero il luogo quanto più simile a un pub che ad una sala ricevimenti alberghiera.

"Allora faccio bene a non partecipare mai!" Dissi, volgendomi di nuovo verso i miei colleghi.

Loro, in risposta, mi lanciarono delle occhiatacce tutt'altro che comprensive.

"Sei venuta una sola volta -in Australia- e hai fatto una conquista, quindi sì, meglio per noi -giovani donne single- che tu rimanga in stanza durante queste feste."

Ascoltando le parole di Emily -una delle truccatrici appartenenti al nostro team-, mi rivolsi verso Nathalie: lei, con le palpebre spalancate, mi fissò per alcuni istanti, poi abbandonò in malo modo il bicchiere che teneva tra le mani per giungerle insieme, in segno di preghiera.

"Mi è scappato Jane, lo giuro! Non volevo dirlo a nessuno, ma tra una parola e l'altra l'ho detto! Mi dispiace! Perdonami!"

Sbuffai, per nulla contenta del fatto che tutta la mia squadra sapesse delle mie vicende sentimentali.

Ritieniti fortunata Jane! Pensa se scoprissero che al posto di un cameraman biondo e con gli occhi azzurri vai a letto con il campione del mondo in carica!

A quel pensiero bevvi in solo colpo tutto il mio cocktail.

Un istante dopo volsi lo sguardo proprio su Lewis Hamilton: si trovava dall'altra parte della sala, ancora impegnato a conversare con diversi signori -impeccabili nei loro completi firmati- che lo avevano circondato da una decina di minuti, completamente rilassato e con un sorriso abbagliante del tutto comprensibile.
Malgrado quella mattina mi avesse confessato il suo nervosismo a letto, infatti, era riuscito a vincere quella gara in totale scioltezza e non si era preoccupato nell'esternare la sua felicità con animo.
Tipico di lui, insomma.

"Io vado a prenderne un altro" dissi, sollevando il bicchiere ormai pieno solo di ghiaccio. "Voi volete qualcosa?"

I miei colleghi rifiutarono con pacati cenni, così m'incamminai verso il bancone presente sulla parte sinistra della sala e non appena intravidi uno sgabello vuoto, mi ci sedetti sopra senza pensarci troppo.

"Un mojito!" Urlai a uno dei tanti barman lì presenti.

Osservai con poca attenzione ogni movimento del ragazzo, che con abilità e sicurezza si districava tra i vari oggetti di lavoro, e quando posizionò di fronte a me quello richiesto, lo ringraziai e ricambiai il suo sorriso di cortesia.

Subito portai tra le labbra la cannuccia e bevvi un sorso del composto liquido, che percepii un po' più forte di quello consumato in precedenza.

Oppure sei tu che già barcolli, ma non te ne rendi conto.

"Ciao!"

Spostai lo sguardo dritto davanti a me e quasi sputai in faccia quello che avevo in bocca. Volsi la nuca da un'altra parte, con gli occhi strabuzzati e le gote arrossate, assolutamente sconcertata dalla persona che mi aveva rivolto la parola solo due secondi prima.

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora