Capitolo 13 - seconda parte

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Lewis





Spagna - Giorno 1 (giovedì pomeriggio)


Avevo perso il conto di quante persone avevo incontrato, di quante mani avevo stretto e di quante cose avevo autografato. Sorprendentemente mi accorsi di aver perso anche la cognizione del tempo quando mi voltai verso la grande finestra e vidi il sole in procinto di cominciare la sua discesa.

"Sei distratto."

L'improvvisa comparsa di Angela al mio fianco non mi sorprese: tra tutta la gente presente, sapevo che lei fosse una delle tante ad aver notato il mio stato d'animo ma l'unica ad azzardare di farlo notare.
Non ero di certo conosciuto per il mio carattere accondiscendente.

"O meglio, sei troppo concentrato nel controllare ogni minuto il cellulare."

Accennai un sorriso divertito e mi voltai col corpo verso di lei.

"Lo sono sempre."

"Sì, ma questo pomeriggio un pò più del solito" puntualizzò Angela, incrociando le braccia al petto e facendo una smorfia con le labbra. "E so anche il perché!"

Sospirai e abbassai le spalle con fare sconfitto.

"Tu mi conosci troppo bene."

"Ne sono consapevole e proprio per questo sono qui per proporti un accordo!"

Incuriosito, incrociai il suo sguardo -determinato e divertito allo stesso tempo- e mi concentrai solo su di lei.

"Se tu mi prometti che durante l'incontro con gli sponsor farai il bravo, io sarò felice di concederti un'ora di libertà."

Corrucciai la fronte e scossi leggermente la testa.

"Non ho capito." Risposi, quasi con l'ingenuità di un bambino.

Angela sbuffò e si mise proprio di fronte a me.

"Se questa sera ti comporterai come da protocollo -quindi sarai cordiale e partecipe-, io m'inventerò una banale scusa per lasciarti correre dalla tua ragazza."

"Adesso?"

"Certo Lewis, adesso."

"Non stai scherzando, vero?"

"No, sono piuttosto seria al momento."

Per un istante rimasi immobile, incredulo che la mia coscienziosa e autorevole manager stesse davvero assecondando la mia voglia di scappare da quel noioso evento per raggiungere Jane, ma appena nei suoi occhi intravidi quella solita materna dolcezza che insorgeva ogni qual volta si trattava di fare la cosa giusta, l'abbracciai.
Non badai alle occhiate curiose che le persone lì presenti lanciarono verso di me, solo mi lasciai letteralmente tutto e tutti alle spalle.
Ci misi poco a uscire dall'edificio e a trovare un taxi disponibile: una volta preso posto e fornii subito la destinazione al conducente.
Ansioso, afferrai il cellulare dalla tasca dei jeans e riaprii la chat che condividevo con Jane: scorsi la nostra conversazione fino a raggiungere il primo messaggio che mi aveva mandato quel pomeriggio e con un sorriso sulle labbra, ricominciai a leggere ogni singola parola scritta e ad ammirare ogni foto scattata da lei stessa. Era evidente che fosse stata entusiasta di girare la città come una comune turista, ma se una parte di me era soddisfatta nel poter captare in lei una così grande felicità, un'altra si sentiva quasi abbattuta nel non aver potuto godere e condividere in prima persona quelle ore di libertà.

Come ti sei ridotto Lewis...

Scossi la testa, divertito.
Era innegabile il fatto che Jane -in poco tempo- avesse completamente scosso il mio mondo ma per quanto la cosa mi spaventasse, giorno dopo giorno sentivo crescere in me un sentimento grande, vero e forte che mi spingeva di andare avanti.
E mi ritenevo fortunato per ciò.

Non appena l'auto si fermò, pagai la corsa con i pochi euro che avevo portato con me e con passo veloce -visto che per me quella non era la prima volta alla Barceloneta- mi diressi con fare sicuro verso la spiaggia.
Nonostante le temperature fossero state gradevoli per tutto il giorno, sul luogo vi era poca gente, ma d'istinto sistemai meglio il cappellino e il cappuccio della felpa per evitare di essere riconosciuto.
Cominciai la mia ricerca, spostando con attenzione lo sguardo su ogni persona presente sul litorale e alla fine, dopo svariati minuti, la trovai: Jane era ferma, con i piedi scalzi letteralmente affossati dentro la sabbia e la macchina fotografica stretta tra le mani, ansiosa che il sole svanisse sotto l'orizzonte per cogliere le magiche luci del tramonto.

Piano piano mi avvicinai e quando fui a pochi centimetri da lei, non potetti fare meno di osservare il suo profilo: dai capelli castani raccolti in modo disordinato in una coda, al mento sfuggente, passando per il naso sottile e le labbra non troppo carnose.

Il mio sorriso si allargò e senza aspettare un attimo, le circondai la vita con le braccia. Lei s'irrigidì per quel contatto inaspettato e subito dopo si dimenò leggermente.

"Sono io Jane..."

La sentii sospirare e rilassarsi, e fui contento che la sua fiducia in me s'intravedesse anche in quei piccoli gesti.

"Sei un idiota!" urlò, voltandosi. "Mi hai spaventata a morte!"

"Scusami, ho agito senza pensare." Risposi, avvicinando maggiormente il suo corpo al mio.

La sua espressione del viso si distese e quando i suoi occhi -resi ancora più brillanti dalla forte luce del giorno ormai morente- incrociarono i miei, fu inevitabile incontrarci a metà strada per un bacio.
Che diventarono due, tre e infine quattro.
Per me possiamo pure continuare fino a domani mattina!
"Sono felice che tu sia qui" mi confessò, proprio contro le mie labbra. "Anche se so che dovresti essere da tutt'altra parte per lavoro."

"Angela mi ha concesso una pausa."

Lei solo mi guardò, poi dopo alcuni istanti, si voltò di nuovo verso il mare. Io la strinsi ancora contro di me e spostando la sua chioma, poggiai il mento sulla sua spalla sinistra.

"Perché sei senza scarpe?"

D'istinto, Jane abbassò gli occhi proprio sui suoi piedi nudi.

"Mi piace la sabbia" rispose, scrollando le spalle. "I miei zii sono più tipi da montagna, quindi solo in rare occasioni ho avuto la possibilità di poter stare così."

Ascoltando le sue parole, un'idea si fece spazio nella mia mente e rimasi per alcuni minuti in silenzio, immaginando un panorama molto diverso rispetto a quello in cui eravamo.

"Ti sei divertita oggi?" Le domandai ancora, cercando di distrarre me stesso.

Smettila Lewis, concentrati!

"Tantissimo!" esclamò, non contenendo il suo entusiasmo. "Ho potuto vedere solo poche cose della città perché ho preferito godere dei piccoli momenti, ma ne è comunque valsa la pena."

"E hai intenzione di continuare il tuo giro turistico in questi giorni?"

"Non lo so, tutto dipende dai vari impegni lavorativi." Rispose, con un tono di voce tale da lasciar trasparire un pò di sconforto.

"Il mio sabato sera è sempre libero..." Dissi, lasciando palesemente intendere che se lei avesse voluto, io sarei stato a sua completa disposizione per esaudire ogni suo desiderio.

Jane solo posizionò entrambe la mani sulle mie -che erano strette all'altezza della sua vita- e si accucciò ancora di più contro il mio petto.

Insieme, quindi, aspettammo che il sole fosse totalmente scomparso.

Photograph - Lewis HamiltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora